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mercoledì 14 gennaio 2015

Ikaria, l’isola dove la gente si dimentica di morire

Nell'isola greca di Ikaria i 90enni sono il doppio della media nazionale


Ikaria è una piccola isola greca situata nel mar Egeo i cui abitanti vivono molto a lungo grazie, pare, alla mancanza di stress e ad una buona alimentazione. Scrive Il Corriere della Sera:
Un’isoletta greca nell’Egeo di circa 10 mila abitanti dove l’aria è buona. Le strade un continuo sali-scendi. Le case bianche e basse. Ikarìa è anche una «blue zone». Non per il colore del mare. Ma perché gli abitanti superano con facilità il secolo di vita. «Abbiamo semplicemente dimenticato di morire», racconta una donna di 101 anni a Dan Buettner, giornalista scientifico che si occupa da tempo di longevità.Di «zone blu», nel mondo, ce ne sono poche. Una si trova nell’Ogliastra, in Sardegna. Altre aree sono l’isola di Okinawa, in Giappone, la penisola di Nicoya, in Nicaragua, Loma Linda, in California. Il termine si deve all’italiano Gianni Pes e al belga Michel Poulain quando nel 2000, studiando la longevità nell’Ogliastra, usavano un pennarello blu per segnare le aree ad alta concentrazione di centenari“.
Il New York Times aveva raccontato la storia di Stamatis Moraitis, un veterano di guerra greco che viveva negli Stati Uniti. A Stamatis nel 1976 era stato diagnosticato un cancro ai polmoni e gli erano stati dati 9 mesi di vita. Lui, invece di sottoporsi alla chemioterapia in America, ha deciso di tornare nella sua Ikaria, e dopo tre decenni, all’età di 97 anni, stava ancora coltivando il suo orto:
A novantasette anni Stamatis Moraitis è ancora lì, a lavorare l’orto dietro casa. A coltivare frutta e verdura. A bere ogni giorno il latte di capra e il fliskouni , il tè delle montagne con foglie di menta. A farsi le sua pennichella pomeridiana. A ritrovarsi con gli amici, vecchietti arzilli pure loro, per giocare. Nel 1976, a Stamatis Moraitis, negli Usa, avevano diagnosticato un cancro ai polmoni. «I medici mi avevano dato al massimo nove mesi di vita», racconta lui al magazine del New York Times . «Ma io sono ancora qui. Loro, i dottori, sono tutti morti».
Lo studio:
I ricercatori hanno controllato la sorte dei nati di Ikarìa tra il 1900 e il 1920. Poi hanno analizzato le cause di morte. Infine hanno trascorso settimane con gli anziani. Scoprendo che gli over 90enni sono più del doppio della media nazionale, che sono meno depressi e presentano tassi di demenza senile ridotti. «Tra le cause di morte, a Ikarìa come nell’Ogliastra – spiega il ricercatore italiano – le malattie cardiovascolari sono all’ultimo posto. Il contrario di quello che succede in Occidente».
La mancanza di stress, poi, sembra essere un altro dei fattori che aiutano a raggiungere i cent’anni di vita. «Facciamo sempre la pennichella», ha raccontato Ilias Leriadis, medico del posto. «Eppoi qui il tempo non ha importanza». Quanto al cibo, a Ikarìa si consumano molta maggiorana e salvia, menta e rosmarino, finocchio e artemisia. La colazione è a base di latte di capra, tè o caffè, pane e miele. A pranzo non mancano lenticchie e ceci, patate e verdure. Per cena, invece, si sta leggeri: pane e, di nuovo, latte di capra.”
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