sabato 28 settembre 2013

"Space Telescope": la più grande rete

galassieOvunque
Crediti: ESA/Hubble & NASA Ringraziamenti: Judy Schmidt
E’ l’immagine della settimana del sito SpaceTelescope.org, e mostra l’ammasso di galassie chiamato MACS J0152.5-2852, catturato in grande dettaglio dalla Wide Field Camera 3 a bordo del Telescopio Spaziale Hubble. Per apprezzarla debitamente, considerate come in pratica ogni oggetto che potete scorgere nell’immagine è in realtà una intera galassia, ognuna contenente miliardi di stelle.
Le galassie non sono distribuite a caso nello spazio, come potremmo essere tentati di pensare guardando la foto. Al contrario: ogni indagine abbastanza estesa nello spazio mostra come esse si organizzino in tipiche concentrazioni, che legano tra loro anche centinaia di “esemplari”, mantenuti vicini dalla reciproca attrazione gravitazionale.
Già la distribuzione delle galassie all’interno degli ammassi è un campo di studi interessante. Sono ben noti degli andamenti tipici, che legano il tipo di galassia alla sua posizione “preferita”: ad esempio, le galassie ellittiche (gli oggetti più sul giallo che vedete nell’immagine) si trovano spesso più vicino al centro degli ammassi, mentre le galassie a spirale (dal colore tipicamente più bluastro), preferiscono dimorare negli ambienti più esterni, dove si presentano anche più isolate.
In generale, investigare la struttura a grande scala dell’universo è una materia affascinante: anche di recente, programmi come VIPERS (che sta per VIMOS Public Extragalactic Redshift Survey) hanno fornito risultati molto interessanti, per i quali in realtà l’universo potrebbe essere pensato come una gigantesca “ragnatela di galassie”. Dalla struttura di queste gigantesca ragnatela possono derivare informazioni importanti riguardo i temi più cruciali della cosmologia contemporanea, come le verifiche della relatività generale e la conferma della necessità dell’energia oscura per far “tornare i conti”.
La stessa struttura a larga scala – la “mappa di ciò che esiste”, che sempre l’uomo ha tentato di rappresentarsi, prima con le forme del mito e poi dell’indagine scientifica – è una di quelle nozioni che sembra possa essere capace di rivelare ogni volta maggiori particolari, a seconda del periodo storico in cui osservata. Come al solito, possiamo “leggere” nella natura solo le cose che siamo già preparati a comprendere!
Un esempio in questo senso è la scoperta della Grande Muraglia, questo “muro” di galassie esteso per più di 500 milioni di anni luce e largo un massimo di circa 200 milioni. L’esistenza di tale struttura era rimasta sconosciuta a lungo, perché per rilevarla era necessario localizzare in uno spazio tridimensionale migliaia di galassie. Questo è stato possibile soltanto alla fine degli anni ’80, mettendo insieme le informazioni della posizione delle galassie con quella della distanza, ricavata attraverso l’analisi dello spostamento verso il rosso della loro radiazione.
Insomma la stessa posizione delle galassie è un libro aperto, che attende via via gli strumenti per essere propriamente interrogato. Così siamo certi che le sorprese nell’indagine del cielo non sono finite, né probabilmente potranno mai finire, finché ci sarà qualcuno con il naso per aria…

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