lunedì 20 gennaio 2014

Scoperti piccoli sarcofagi dei "guerrieri delle nubi" fanciulli




Un gruppo di archeologi impegnato nella regione di Amazonas in Perù ha portato alla luce 35 sarcofagi appartenenti alla cultura Chachapoyas. Data la dimensione ridotta dei feretri, i ricercatori pensano che si tratti di un cimitero per bambini. Inoltre, il luogo della sepoltura è rivolto verso ovest, fatto molto insolito per i cimiteri Chachapoyas.Chachapoyas purunmachu sarcofagi 1
La cultura Chachapoyas, detta anche Guerrieri delle Nubi, fu una potente e misteriosa civiltà che fiorì nel 800 d.C. Circa, fino a poco prima della conquista spagnola del Nuovo Mondo, quando furono conquistati e inglobati nell’impero Inca.
Essi occuparono la zona andina presso le foreste nebbiose della regione di Amazonas del Perù odierno, diventando noti per i loro incredibili sarcofagi chiamati purunmachu.
I sarcofagi venivano realizzati con l’argilla e poi decorati con cura, dipingendone i volti e i corpi. Infine, venivano allineati sul bordo della scogliera come sentinelle a guardia dei morti.
Ora, come riporta Rachel Chase su peruthisweek.com, gli archeologi hanno fatto una scoperta rara, individuando 35 nuovi sarcofagi appartenenti ai Guerrieri delle Nuvole. Tuttavia, i reperti presentano una caratteristica unica, in quanto misurano solo 70 centimetri di altezza, fattore che ha portato i ricercatori a ritenere che all’interno vi si trovino corpi di bambini e che questo insieme di purunmachus sia un cimitero esclusivamente per coloro che sono morti in giovane età.
La scoperta è stata fatta nel mese di luglio del 2013 con l’ausilio di una fotocamera supportata con uno zoom particolarmente potente. Ma solo nel mese di settembre i ricercatori sono stati in grado di raggiungere il sito per confermare il ritrovamento.
Arrivati sul posto, gli archeologi hanno scoperto un’altra caratteristica unica in quanto i sarcofagi sono stati orientati tutti verso ovest, fatto insolito per i cimiteri Chachapoyas. Ad oggi, comunque, i sarcofagi non sono stati ancora aperti.
“A ragione della grandezza del reperto, abbiamo a che fare con una scoperta che è unica al mondo e che deve essere protetta e integrata nel circuito turistico”, ha detto Manul López Cabañas del Ministero regionale di Commercio Estero e del Turismo.

Gli affascinanti Purunmachus

I primi purunmachus sono stati scoperti nel 1928, quando un forte terremoto scosse la valle di Utcubamba in Perù, facendo precipitare da una delle colline che circondano la valle un’enigmatica statua di argilla alta circa 2 metri e con la mascella quadrata.
Presto gi archeologi si resero conto di trovarsi di fronte ad una scoperta estremamente rara, in quanto la statua era in realtà un sarcofago, nel cui interno vi erano i resti di un individuo avvolto accuratamente in un telo. La datazione al radiocarbonio ha poi rivelato che il corpo risaliva intorno al 1470 a.C., epoca in cui il popolo Chachapoya venne travolto dagli Inca.
Secondo Adriana von Hagen, che ha condotto uno studio approfondito sui purunmachus, i sarcofagi venivano primariamente eretti lungo un muro circolare basso posto su una sporgenza rocciosa. Poi, il corpo de defunto veniva avvolto nel tessuto e inserito nel contenitore.
Infine, il sarcofago veniva verniciato di bianco e decorato con collane, pettorali e piume. Il viso e i genitali venivano colorati con i toni del giallo e del rosso. Nel sito di Carajia, le punte coniche dei purunmachus sono completate con un teschio umano posto sulla parte superiore.
Diversi siti di sepoltura sono impreziositi da pittogrammi che rappresentano scene di pastorizia o di caccia, affiancate da figure umane con raggi provenienti dalle loro teste, probabilmente acconciature piumate.
Dopo la scoperta dei primi purunmachus, gli archeologi ne hanno rinvenute diverse centinaia, ma tutti risultavano danneggiati o manomessi. Con la scomparsa della cultura Chachapoya i sarcofagi non furono più ritenuti sacri e quindi la maggior parte di essi furono profanati e distrutti dai saccheggiatori in cerca di eventuali ricchezze che potevano trovarsi all’interno.

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