sabato 1 febbraio 2014

Ricomincio da zero in una fattoria in Australia: storia di Gianni, 27 anni, in cerca di fortuna lontano dall'Italia



Ha lasciato un lavoro sicuro in Italia per provare a cercare fortuna e vivere un'esperienza unica in Australia. Gianni Andreoli, ventisettene di Verona, lavorava come geometra da ormai 5 anni, lavoro iniziato dopo aver ottenuto un diploma alle scuole serali ma, temendo la crisi, ha deciso di provare a partire per l'Australia con un visto Working Holiday (vacanza-lavoro).

Aumento vertiginoso dell'immigrazione italiana
La storia di Gianni è comune a moltissimi connazionali: i visti vacanza-lavoro concessi ai cittadini italiani nel 2013 sarebbero stati 15.973, con un aumento del 66,4% rispetto all'anno precedente. Questo è quanto emerge dal Rapporto Italiani in Australia 2013. Da temporanea a permanente. L'immigrazione giovanile italiana in l'Australia. Analisi e trend al 30/9/2013 pubblicato dal team di Australia Solo Andata. Il rapporto rielabora i dati inediti ottenuti dal Dipartimento d'Immigrazione Australiano.
In viaggio nel Queensland
Il visto vacanza-lavoro permette di poter lavorare e viaggiare in Australia per un anno e può essere rinnovato per un altro anno se si accetta di lavorare per tre mesi in zone remote, solitamente nelle farm (aziende agricole) o nelle miniere. «Dopo aver lavorato per un po' a Melbourne, sfruttato da italiani – racconta Gianni – ho comprato un van insieme a un amico, Filippo Corsi, conterraneo, anche lui in Australia con un visto vacanza-lavoro. Abbiamo diviso le spese e siamo partiti alla ricerca delle farm per poter ottenere il secondo visto». Ma trovare le farm, secondo il racconto di Gianni, non è cosa facile. «Avevo sentito storie negative riguardo alla zona di Mildura, in Victoria, e avevo sentito che tanta gente stava provando a recarsi a Griffith, così sono andato in Queensland per cercare lavoro nella raccolta delle banane». Gianni si è recato a Tully, noto per essere il paese più piovoso dell'Australia. «Ho vissuto in un ostello che aveva regole rigide e ho provato a cercare lavoro tramite i servizi offerti da caravan park, con risultati negativi. I miei compagni di ostello raccontavano di essere in attesa da oltre due mesi. Così ho provato a fare quello che chiamano jumping: alle 4 di mattina andavo nella via principale di Tully e aspettavo i pullman con le sbarre e senza vetri che raccoglievano noi ragazzi per offire un lavoro giornaliero. Ero ben pagato ma il lavoro era molto duro e bisognava spingere per salire sui pullman».

Rotta verso Sud
L'aumento dei giovani italiani che arrivano con il visto vacanza lavoro e che cercano lavoro nelle farm per ottenere il secondo visto, incrementati dell'88,6% rispetto allo scorso anno, ha portato a una riduzione degli stipendi, alla difficoltà nel trovare fattorie che compilino i documenti necessari per l'ottenimento del secondo visto e all'aumento dei contractor, persone che si occupano di fornire manodopera alle farm.
La mancanza di lavoro e le offerte di lavoro sottopagato hanno portato Gianni a spostarsi verso sud. «Avevo trovato lavoro in fattorie di zucchini, in cui pagavano 2,70 dollari a secchiello, o in quelle per la raccolta degli scalogni, a un dollaro a cassetta. Ho anche lavorato per una fattoria gestita da vietnamiti. Raccoglievo pepperoncini piccanti e venivo pagato 3,50 dollari al chilo. Alla fine della raccolta, mi hanno fatto dividere i peperoncini per colore, tempo di lavoro non pagato. In circa 12 ore ho guadagnato 40 dollari. Solo i proprietari della fattoria delle zucchine mi hanno compilato i documenti per richiedere il secondo visto». Poi la costanza di Gianni è stata premiata. Ha conosciuto una persona che lo ha messo in contatto con un'azienda agricola a gestione familiare, produttori di pesche. «È stato un po' difficile riuscire a iniziare a lavorare, ogni volta il proprietario rimandava il giorno d'inizio dicendo che le pesche non erano pronte. Ero preoccupato, la scadenza del primo visto vacanza-lavoro si stava avvicinando ma fortunatamente sono riuscito a completare i giorni necessari per inoltrare la richiesta del secondo. Mi hanno pagato bene, lavoravo nove ore al giorno e avevo anche la pausa pranzo».

L'Australia che non ti aspetti
L'Australia di Gianni è divesa da quella che si aspettava. «Non è facile trovare lavoro come cinque anni fa, ci sono un sacco di immigrati e anche gli australiani iniziano ad approfittarsene della situazione. Molti sono cinesi, che si accontentano di paghe sempre più basse ma ci sono anche iracheni e indiani. Nonostante siamo partiti in due per risparmiare, per riuscire a completare il lavoro nelle farm e ottenere il prossimo visto abbiamo speso tutti i nostri risparmi, ora torniamo a Melbourne e ricominceremo a lavorare». Fra i consigli per i ragazzi che vogliono intraprendere questa avventura quello di «non aspettare gli ultimi tre, quattro mesi prima della scadenza del visto per mettersi in viaggio. La concorrenza è alta, così come il rischio di non riuscire a completare i giorni di lavoro necessari per ottenere il secondo visto. Inoltre, bisogna partire preparati, raccogliendo informazioni e cercando di avere una conoscenza della lingua che permetta di lavorare». Fra le cose positive dell'Australia, secondo Gianni, «la possibilità di risparmiare e provare a costruirsi un futuro. Avevo un buon lavoro in Italia ma sono riuscito a risparmiare di più qui, considerando le spese per il van e gli spostamenti».

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