martedì 11 marzo 2014

Multe alle multinazionali

Le multinazionali del farmaco truccano le carte, l’ha capito anche l’Antitrust con una sentenza storica: 180 milioni di multa a Novartis e La Roche. «Facevano cartello per spartirsi il mercato»


 
Toh, Big Pharma trucca le carte. E chi l’avrebbe mai detto? Neanche il tempo di scrivere (l’abbiamo fatto nell’articolo sul boom degli psicofarmaci) che «le major farmaceutiche sono direttamente responsabili nello spingere le vendite in tutti modi possibili, leciti o meno», ed ecco fresca fresca di oggi la notizia di una supermulta per due di loro, la Novartis, cioè addirittura la numero due tra le multinazionali del farmaco con oltre 50 miliardi di dollari l’anno di fatturato, e la Roche. O meglio, non “una” multa: l’ennesima supermulta. Solo che stavolta, e qui sta la sentenza storica, a rifilargliela è stato l’Antitrust: più di 180 milioni di euro per “aver fatto cartello”, ossia, come spiega la nota dell’autority nazionale, per essersi «accordati illecitamente per ostacolare la diffusione dell’uso di un farmaco molto economico, l’Avastin (La Roche), nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, il Lucentis (Novartis), differenziando artificiosamente i due prodotti».

Falsità, rispondono  le due multinazionali, che ovviamente hanno già scatenato i loro uffici legali per ricorrere al Tar. Più che giusto. Intanto però, e sarà solo un caso, annotiamo che le due non solo sono entrambe svizzere, ma sono addirittura in tali rapporti di consanguineità che l’una (la Novartis) controlla più di un terzo del capitale dell’altra e ne incassa dunque in proporzione i relativi proventi delle vendite. Il che, come dire?, non depone esattamente in loro favore quanto a disinteresse negli affari reciproci.
Incredibile, no?, che due aziende così importanti e così accreditate su scala mondiale si siano messe d’accordo per far sì che gli ospedali privilegiassero l’acquisto del farmaco che costava più 900 euro anziché di quello che ne costava al massimo 80. Eppure così è, assicura l’Antitrust. Con il risultato, al netto s’intende dei malati che non hanno potuto permettersi le cure, di far pagare al nostro Sistema sanitario nazionale un surplus di 45 milioni nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri, calcola sempre l’Antitrust, fino a oltre 600 milioni l’anno.
Come hanno fatto? Anche questo lo spiega l’autority: screditando il valore terapeutico del farmaco meno costoso. Sabotando le ricerche indipendenti che dimostravano l’equivalenza dei due medicinali. E completando il lavoretto con i soliti sistemi da multinazionale: un po’ di lobby sulla stampa specializzata, sulle commissioni parlamentari e sugli organismi del ministero. Nulla di nuovo per noi che l’avevamo appena detto: «Quando si hanno fatturati di 30, 40, addirittura più di 60 miliardi di dollari cioè l’equivalente di quattro finanziarie italiane (o del bilancio del Belgio, fate vobis), non è che si possa scontentare gli azionisti, e dunque andare tanto per il sottile, vi pare?».

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