"Per sapere chi sei, devi prima sapere chi non sei, prosciugherai così il mare dell'illusione e troverai la vera essenza del Sé nel vento, nessun desiderio e paura ma Amore incondizionato."
giovedì 26 giugno 2014
La dottrina del 95%: il cambiamento climatico come arma di distruzione di massa
DI TOM ENGELHARDT
TomDispatch
Chi potrebbe dimenticarlo? Nell'autunno del 2002 arrivava una valanga di “informazioni" dalle figure più importanti dell'amministrazione Bush sul programma segreto iracheno per lo sviluppo di armi di distruzione di massa che minacciava gli USA. Chi, a parte qualche stupido, avrebbe potuto dubitare che Saddam Hussein fosse finalmente sulla buona strada per ottenere un’arma nucleare?
L'unica domanda, come suggeriva il nostro vice presidente nel programma Meet the Press, era: "Quanto mancava, un anno o cinque anni?". E non era l'unico ad avere questa paura, dopo aver avuto alcune prove di ciò che stava accadendo. Per cominciare, c’erano quei "tubi di alluminio appositamente progettati" che il dittatore iracheno aveva ordinato per le proprie centrifughe per l’arricchimento dell'uranio come parte del suo minaccioso programma di armi nucleari. L’8 settembre 2002, i giornalisti Judith Miller e Michael Gordon l’hanno pubblicato sulla prima pagina del New York Times.
Poi c’erano quelle "nubi a forma di fungo", su cui Condoleezza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale, esprimeva pubblicamente preoccupazione. Nubi che permarranno sulle città americane, se non faremo qualcosa per fermare Saddam. Così esprimeva tutta la sua inquietudine in un'intervista con Wolf Blitzer della CNN lo stesso 8 settembre: "Non vogliamo che la pistola fumante sia una nube a forma di fungo atomico". Certo che no! Dissero al Congresso.
E se per caso non fossimo abbastanza spaventati dalla minaccia irachena, c'erano quegli aerei senza nome, senza pilota, che potrebbero essere equipaggiati da Saddam con armi chimiche o biologiche di distruzione di massa disponibili nel suo arsenale e lanciarsi sulle città dell’East Coast degli USA, con risultati inimmaginabili. Il presidente George W. Bush parlò di questo in televisione e il voto del Congresso optò per la guerra grazie ai rapporti segreti raccapriccianti disponibili in Campidoglio.
Poi si è scoperto che Saddam non aveva alcun programma di armi, nemmeno una bomba nucleare in prospettiva, né una centrifuga per quei tubi, niente stoccaggio di armi biologiche o chimiche o di aeromobili senza pilota che avrebbero sganciato bombe, inesistenti, di distruzione di massa (nemmeno navi in grado di mettere questi ipotetici apparecchi di volo automatico al largo delle coste USA). E se tutto questo lo avesse avuto? Chi era disposto a prendersi questo rischio? Naturalmente non il vice presidente Dick Cheney, che propose all'amministrazione Bush qualcosa che il giornalista Ron Suskind soprannominò "la dottrina dell’ 1%". In sostanza si trattava di questo: se c'era anche solo l'1 % di possibilità che gli USA venissero attaccati, soprattutto con armi di distruzione di massa, il problema doveva essere trattato come se si fosse di fronte ad una certezza tra il 95 e il 100 %.
E qui si verifica una cosa curiosa: se guardiamo l’apocalittica paura riguardo alla distruzione presente negli USA durante i primi anni di questo secolo, questa ha a che fare soprattutto con armi di distruzione, fantasie nella fertile immaginazione imperiale di Washington. E’ stata la "bomba" di Saddam, che ha fornito parte del pretesto per la tanto desiderata invasione dell'Iraq. E’ stata la "bomba" dei mullah, il regime fondamentalista iraniano, che odiavamo con tutto il cuore sin da quando siamo tornati, nel 1979 dopo che tennero in ostaggio il personale dell'ambasciata americana a Teheran, la demolizione da parte della CIA di un governo sorto dalle elezioni del 1953 e l'instaurazione dello Scià. Se si dava credito alla notizia proveniente da Washington e Tel Aviv, gli iraniani erano anche pericolosamente vicini a ottenere un’arma nucleare. La produzione della "bomba iraniana" è stata per anni al centro della politica americana in Medio Oriente, la "linea rossa" oltre la quale c’era la minaccia della guerra. Tuttavia, non c'è mai stata, né c’è tuttora la bomba iraniana o le prove che gli iraniani erano o sono in procinto di produrla.
Infine, naturalmente, c’era la bomba di Al Qaeda, la “bomba sporca” che l'organizzazione poteva in qualche modo costruire, portarla negli USA e usarla in una città americana, o “la bomba nucleare persa”, probabilmente dell’arsenale pakistano, con cui si potrebbe fare lo stesso. Questa è la terza bomba che ha tenuto in “caldo” la fantasia e l’attenzione degli americani in quegli anni, anche se le prove della sua possibile e imminente esistenza erano scarse tanto quanto quelle degli iracheni e iraniani.
In sintesi, i misteriosi scenari da fine del mondo così come ce li ha presentati Washington dopo l'attentato delle Torri Gemelle sono questi: a parte un’eccezione avevano a che fare con le inesistenti armi di distruzione di massa. Una quarta arma, quella che esisteva, ma aveva un ruolo più modesto nelle fantasie di Washington, era la bomba assolutamente reale della Corea del Nord, anche se i nordcoreani in quel momento non erano in grado di fargli raggiungere le coste degli USA.
La "buona notizia" sul cambiamento climatico
In un mondo in cui le armi nucleari sono ancora essenziali per una potenza globale, nessuno di questi esempi potrebbe essere classificato come "rischio zero”. Saddam in passato ha avuto un programma nucleare, non esattamente nel 2002-2003, e anche le armi chimiche utilizzate contro le truppe irachene durante la guerra del 1980 e contro la propria popolazione curda. Gli iraniani potrebbero, o anche no, aver preparato il loro programma nucleare per ottenere una capacità atomica, e al-Qaeda non avrebbe rifiutato un'atomica sporca se fosse stata disponibile (anche se poi la capacità di usarla sarebbe stata piuttosto discutibile).
Nel frattempo, le enormi riserve di ADM esistenti negli Stati Uniti, Russia, Cina, Israele, Pakistan e India, che potrebbe davvero devastare il pianeta, erano in gran parte fuori dagli schermi radar nordamericani. Nel caso dell'arsenale indiano, l'amministrazione Bush ha indirettamente aiutato la sua espansione. Per questo, è stata un po’ la peculiarità del XXI secolo che il presidente Obama, cercando d’inquadrare i recenti avvenimenti in Ucraina, ha detto: "La Russia è una potenza locale che sta minacciando i suoi vicini più prossimi. In relazione con la nostra sicurezza a me preoccupa molto di più la possibilità di un'arma nucleare che esploda a Manhattan”.
Ancora una volta, un presidente americano si concentra su una bomba che potrebbe rilasciare un fungo atomico sopra Manhattan. E precisamente di che bomba stava parlando il Sig.Obama?
Certo, c’era un'arma di distruzione di massa che poteva certamente provocare un terribile disastro o semplicemente sommergere New York, Washington, Miami o altre città della East Coast. Un’arma che aveva il suo proprio ed efficiente sistema di lancio, senza bisogno di ricorrere a droni o a fanatici islamici. E, a differenza delle bombe irachene, iraniane o di Al Qaeda, il lancio sulle nostre coste era garantito salvo azioni preventive. Non era necessario andare alla ricerca di strutture segrete. Si trattava di un sistema le cui strutture di produzione erano sotto gli occhi di tutti qui in America, come in Europa, Cina e India, così come in Russia, Arabia Saudita, Iran, Venezuela e in altri paesi produttori di energia termica.
Così qui si pone una domanda cui vorrei che qualcuno di voi che vive o visita il Wyoming faccia all’ex vice-presidente Dick Cheney nel caso lo incontri, cosa del tutto possibile in uno stato scarsamente popolato: “Qual’è la sua opinione riguardo la gestione preventiva se invece di avere una probabilità dell’1 % che un paese con AMD le usi contro di noi la possibilità sia del 95 %, se non addirittura del 100 %?” Tenendo presente che la domanda viene fatta ad un noto conservatore, chiedetegli se sarebbe o meno a favore della dottrina del 95 % così come la elogiava nella versione 1 %.
Dopo tutto, grazie ad un desolante rapporto del 2013 pubblicato da un gruppo di esperti sul cambiamento climatico, ora sappiamo che ci sono tra il 95 e il 100 % di probabilità che "la vita umana sia la causa principale del riscaldamento del pianeta fin dalla metà del ventesimo secolo”. Sappiamo anche che il riscaldamento globale, a causa di un uso sistematico di combustibili fossili, da cui dipendiamo, e dai gas serra, sta danneggiando il mondo in cui viviamo, in particolare gli USA, come è stato chiarito in una relazione pubblicata recentemente dalla Casa Bianca. Sappiamo anche, con una certezza abbastanza grave, che tipo di danni si rischiano di produrre per i decenni, anche secoli, a venire se le cose non cambiano radicalmente. Un aumento della temperatura verso la fine del secolo che può superare i 4 ° C, con la conseguente estinzione di innumerevoli animali, terribili siccità in molte regioni del mondo (come già sta succedendo con persistenza negli Stati Uniti occidentali e sud-ovest), grandi piogge in altre regioni, tempeste sempre più intense che produrranno sempre più danni, devastanti ondate di calore ad oggi sconosciute al genere umano, moltitudini di rifugiati, aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e, tra gli altri disastri per la vita umana, l'aumento del livello del mare, che invaderà le zone costiere di tutto il mondo.
Ad esempio, da due studi scientifici pubblicati recentemente, abbiamo appreso che la calotta di ghiaccio dell’Antartide occidentale, uno dei più grandi accumuli di ghiaccio sul pianeta, ha cominciato a sciogliersi e frammentarsi dando così inizio ad un aumento del livello globale dei mari che nel prossimo secolo sarà tra i 3 e i 4 metri. Questa massa di ghiaccio è ora, secondo gli autori dello studio, in un "processo irreversibile", significa che indipendentemente da quello che faremo in futuro, sarà una condanna a morte per alcune delle grandi città del mondo. (Per non parlare dello scioglimento del ghiaccio che ricopre la Groenlandia e il resto del ghiaccio antartico).
Tutto questo, naturalmente, avviene principalmente perché gli esseri umani continuano a bruciare combustibili fossili ad un ritmo senza precedenti e così ogni anno immettiamo nell'atmosfera quantità esorbitanti di anidride carbonica. In altre parole, stiamo parlando di un nuovo tipo di ADM. La distruzione planetaria che le armi nucleari potrebbero causare sarebbe immediata, o (se si verificasse un "inverno nucleare") entro pochi mesi, mentre alcuni degli effetti causati dai cambiamenti climatici sono già in atto e tra decenni, anche tra secoli, vedremo l’impatto e la devastazione che avranno nel nostro pianeta.
Quando si parla di ADM è normale pensare alle armi chimiche, biologiche o nucleari. Dobbiamo però considerare il cambiamento climatico come un’arma di distruzione di massa dotata di una miccia molto lunga che è stata già accesa e che scoppierà alla fine della nostra vita. A differenza della tanto temuta bomba iraniana o dell'arsenale pachistano, non è necessario che la CIA o la NSA scovino questo armamento. Dai pozzi di petrolio alle strutture per il fracking, dalle piattaforme di perforazione in mare a quelle di estrazione petrolifera nel Golfo del Messico, il macchinario che produce questo tipo di ADM e garantisce che venga continuamente rilasciata in tutto il pianeta è visibile ovunque. Con tutto il suo potenziale di distruzione, chi ne possiede il controllo ha fiducia che, trattandosi di qualcosa dallo sviluppo lento, non sia necessario nasconderla e non provoca nemmeno panico nella popolazione tanto dal volerla distruggere.
Le aziende del settore energetico, e dei paesi che le ospitano, che producono tali armi di distruzione di massa continuano a fare il loro lavoro senza nascondersi. In generale, non esitano a rendere pubblico, e a vantarsi tra loro, dei piani planetari di distruzione totale, ma ovviamente non lo descrivono con queste parole. Tuttavia, se un dittatore iracheno o un mullah iraniano parlasse allo stesso modo sulla produzione di armi nucleari e sull’uso che ne farebbero… apriti cielo!!
Abbiamo la Exxon Mobil, una delle società più redditizie della storia. Nel mese di aprile ha pubblicato due rapporti incentrati nei, come scrisse Bill McKibben, "piani della società per risolvere il fatto che la Exxon Mobil e altri giganti del petrolio hanno avuto nelle loro riserve collettive diverse volte più idrocarburi rispetto a quanto gli scienziati dicono che si possano bruciare in modo sicuro". Continuando, "La società ha detto che le restrizioni governative che obbligherebbero a non estrarre le riserve minerarie di combustibili fossili erano 'molto improbabili', e che non solo le estraggono e le bruciano ma che continueranno la ricerca di altri giacimenti di petrolio e gas ", una ricerca che in genere consuma ogni giorno circa 100 milioni di dollari da parte degli investitori. "Sulla base di questa analisi, siamo fiduciosi che nessuna delle nostre riserve di petrolio si esaurisca ora e nemmeno in futuro".
In altre parole, i piani di Exxon sono per sfruttare tutte le riserve di combustibili fossili fino al completo esaurimento. I capi di governo coinvolti nel sostenere la produzione e l'uso di queste ADM sono spesso altrettanto espliciti a questo proposito, ma allo stesso tempo mantengono un atteggiamento che propone misure per mitigarne gli effetti distruttivi. Prendiamo la Casa Bianca, per esempio. Questo è quello che orgogliosamente ha dichiarato il presidente Obama nel marzo 2012 riguardo alla sua politica energetica: "Ora, durante la mia amministrazione, l'America sta producendo più petrolio che in qualsiasi degli ultimi otto anni. E' importante saperlo. Negli ultimi tre anni ho ordinato alla mia amministrazione di aprire l'esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas in centinaia di migliaia di chilometri quadrati in 23 stati diversi. Stiamo sfruttando oltre il 75 % delle nostre potenziali risorse petrolifere in mare. Abbiamo quadruplicato il numero di piattaforme operative, questo è un record. Abbiamo costruito nuovi gasdotti e oleodotti tanto da poter circondare la Terra con loro”.
Allo stesso modo, il 5 maggio, appena prima che la Casa Bianca rivelasse la relazione sui cambiamenti climatici negli USA e con un Congresso incapace di approvare anche la legislazione più semplice sul clima per far raggiungere al paese una situazione moderatamente più efficiente da un punto di vista energetico, John Podestà, consigliere di Obama, è apparso nella sala stampa della Casa Bianca per vantarsi di una politica energetica "verde" del governo. "Gli USA", ha detto, "sono il più importante e grande produttore di gas naturale e di petrolio del mondo. Il progetto è che gli USA rimangano il più grande produttore di gas fino al 2030. Nel nostro paese abbiamo estratto più petrolio di quanto ne è stato importato da oltreoceano. Queste sono delle buone notizie".
Buone notizie, sì, come no. Come quelle della Russia di Vladimir Putin, che ha recentemente ampliato il suo vasto giacimento di petrolio e gas con un’estensione simile allo stato del Maine nel Mar Nero al largo della costa della Crimea. Come quella della “bomba” del carbone in Cina. E quella della garanzia di produzione fornita dall’Arabia Saudita. In sostanza, il problema di aumentare ogni volta i gas serra, che sono causa della nostra distruzione futura, rimane una "buona notizia" per coloro che sono le élites dominanti di questo pianeta Terra.
Armi di distruzione planetaria
Sappiamo esattamente quale sarebbe la risposta di Dick Cheney, che era disposto ad andare in guerra se ci fosse stato anche solo l’1 % della possibilità che un qualsiasi paese ci potrebbe far male se ha chiesto di agire in base alla dottrina del 95 %. Che dubbio si potrebbe avere circa la sua risposta, sarebbe simile a quella delle grandi imprese dell’energia, che hanno finanziato la maggior parte del negazionismo sul cambiamento climatico e una falsa scienza per anni e anni? Semplicemente sostengono che la scienza non è sufficientemente "sicura" (anche perché l’incertezza può, di fatto, sbarrare strade) e prima di ripartire ingenti somme necessarie per occuparsi del fenomeno dobbiamo saperne di più e in ogni caso la scienza del cambiamento climatico è motivata da un programma politico.
Per Cheney e i suoi compari sembra ovvio che agire a partire dalla possibilità dell’1 % è agire in maniera ragionevole per la "difesa" degli USA e non vedono alcuna contraddizione nel fatto di non agire quando la probabilità è del 95 %. Per il partito repubblicano in questo momento la negazione del cambiamento climatico è niente di meno che la fedeltà ad un tornaconto e, quindi, anche una dottrina del 101 % potrebbe funzionare quando si tratta di combustibili fossili e il pianeta Terra.
Certo, non si può in alcun modo dare la colpa al cambiamento climatico, ai combustibili fossili né all’anidride carbonica emessa dai combustibili che bruciano. Di per sé questi carburanti non sono armi di distruzione di massa, né lo sono l'uranio 235 o il plutonio 239. Nella fattispecie è distruttivo il sistema necessario per estrarli, trasformarli e venderli traendone enormi profitti e bruciando questi combustibili, e creando così un pianeta coperto dai gas serra. Con i cambiamenti climatici non c'è qualcosa di equivalente come alle due bombe atomiche "Little Boy" e "Fat Man", cioè un'arma specifica su cui si può puntare il dito. In questo caso, il sistema d'arma è il fracking, come ad esempio l'estrazione di petrolio in acque profonde, come sono gli oleodotti e le stazioni di servizio, le centrali per la produzione di energia elettrica che bruciano carbone, e dei milioni di veicoli a motore che riempiono le strade di tutto il mondo, ed i conti delle aziende più redditizie della storia.
Tutto quello che fornisce costantemente combustibili fossili al mercato, rendendoli facili da usare e aiutano ad inibire lo sviluppo di energia alternativa sono ADM. I dirigenti delle grandi aziende del mondo legate ai combustibili fossili sono i mullah più pericolosi, i veri fondamentalisti del pianeta Terra, loro che promuovono una fede in quei carburanti che sono la garanzia della nostra transizione verso una nuova versione della Fine dei Tempi.
Forse abbiamo bisogno di creare una nuova categoria di armi con un nuovo acronimo che si concentri sulla natura della nostra attuale circostanza del 95-100%. Le chiameremo armi di distruzione planetaria (ADP) o armi dai danni planetari (ADP). Ci sono solo due sistemi d'arma che potrebbero rientrare in una categoria simile. Uno sarebbe quello delle armi nucleari, che anche in una guerra locale tra Pakistan e India potrebbero creare un "inverno nucleare" in cui la Terra smetterebbe di ricevere i raggi del sole a causa della grande quantità di fumo e polveri in sospensione che darebbero luogo ad un rapido raffreddamento, la perdita massiccia di coltivazioni, la cessazione del cambio delle stagioni, incluso la vita. Nel caso di una grande guerra, si darebbe il via alle condizioni per la "sesta estinzione" della vita sulla Terra.
Anche se su scala molto diversa e difficile da classificare nel tempo, l'uso di combustibili fossili può finire allo stesso modo, con una sequenza di disastri "irreversibili" che possono distruggere la vita umana e molte altre forme di vita sulla Terra. Questo sistema di distruzione su scala planetaria, facilitato dalla maggior parte dei dirigenti delle élite aziendali del pianeta sta diventando la più alta forma di "crimine contro l'umanità " e, di fatto, contro molte forme di vita. Parliamo di un "terricidio”.
Tom Engelhardt
Fonte: www.tomdispatch.com
Link: http://www.tomdispatch.com/post/175847/tomgram%3A_engelhardt%2C_is_climate_change_a_crime_against_humanity/
22.05.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIANLUCA MARTIN
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