martedì 30 dicembre 2014

Il nemico esterno non esiste, ma anche la Russia prepara la sua fanteria spaziale

“Gli UFO sono il prodotto di intelligenze sconosciute in possesso di motivazioni e poteri sconosciuti”, definizione che andrebbe tenuta a mente dai vertici di quelle nazioni che si dicono “grandi potenze”, dalle quali miasmi di espansionismo extraplanetario appestano l’aria già di per sé molto malsana che respiriamo.
Non siamo sciocchi. Non crediamo all’esplorazione dello Spazio a fin di bene e con la benedizione della Chiesa che si predispone ad evangelizzare altri “corpi celesti” – termine certamente gradito agli esegeti – con i propri coraggiosi missionari. Farebbe qualche differenza, rispetto allo sterminio dei nativi del Sud e Centro America per mano dei conquistadores benedetti dai papi di Roma?
Tutta la storia dell’esplorazione spaziale terrestre, che abbia visto protagonisti gli USA, l’ex Unione Sovietica attuale Russia, la Cina, o persino il Giappone, nasconde la dislocazione di avamposti militari su altri pianeti per dare agio alle mire colonialiste anche extra sistema solare, ma pur sempre alla portata di propellenti che inneschino catastrofiche conseguenze.
Catastrofiche, ma le cui lezioni non sono servite. Solo per ricordarne una assai sofferta, quella del Challenger, avvenuta in un periodo dominato da una strana, irreale euforia reaganiana, che ebbe solo l’effetto di frenare per un paio di anni un progetto di militarizzazione dello spazio portato avanti con gli shuttle che, al di là degli alibi di alcuni equipaggi misti, di fatto erano “fregate spaziali”. Le loro missioni, sempre ammantate da una qualche finalità scientifica, a cosa hanno portato? E chi lo sa? Magari, ce lo potrebbero spiegare proprio i signori dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) che con la NASA vanno a braccetto, o meglio, ne sono sussidiari. E chi lo sa, soprattutto, se è già operativa “Solar Warden”, la flotta spaziale americana che l’hacker inglese Gary McKinnon individuò anni fa, per poi passare guai seri e scampando all’estradizione e al carcere di massima sicurezza stile Guantanamo per un soffio?
Oggi servirebbe molto agli Americani ricordare che chi li guida ha dalla sua un’antica arroganza, grande miopia e nulla capacità autocritica. Se la politica di Washington si dimostra frettolosa e spesso insensata come storicamente provato, il Cremlino di Putin invece inizia a disporre le proprie linee di difesa al di fuori della Terra. Intanto, sulla Luna.
Le guerre spaziali della Russia

Nell’articolo (“Il Giornale”, 11 Dicembre 2014) su riprodotto, redatto sulla base di informazioni diffuse dall’agenzia Interfax e trapelate da fonti anonime, si fa menzione dei propositi di Mosca di stabilire un avamposto armato sul nostro satellite.
Se ci limitiamo al solo aspetto strategico della questione e premesso che nessuna delle attività extra atmosferiche condotte da nazioni terrestri può essere resa pubblicamente nota in quanto sottoposta a ferrei vincoli ferrei di segretezza legati alla Difesa e alla Sicurezza, viene da chiedersi se quanto appena detto non possa ascriversi ad ipotetiche intenzioni ET nei nostri confronti.
Sulle ragioni delle loro visite ci si interroga sin dal 24 Giugno 1947, dal primo avvistamento ufficiale del pilota civile Kenneth Arnold che descrisse come “Flying Saucers” (piatti volanti) i nove oggetti semi discoidali che aveva visto mentre era in volo sul Monte Rainier, Stato di Washington. Da allora, in assenza di una manifestazione palese da parte di entità ET, si vaga nel mare magnum delle congetture e delle ipotesi, in gran parte inclini alla visione di “alieni ostili”.
Vale ricordare i timori dell’astrofisico Stephen Hawking, il quale nel 2010 ha asserito che un incontro con esseri extraterrestri sarebbe foriero di conseguenze devastanti per un’umanità che da loro dovrebbe tenersi a distanza perché non sappiamo di chi si tratta e non sappiamo cosa passi in quei loro cervelli iper svillupati. Il pensiero di Hawking si basa sull’osservazione del comportamento umano e mette in guardia dalla minaccia di una civiltà più avanzata che, volente o nolente, potrebbe generare danni in caso di contatto con una razza inferiore.
Lungi dal sostenere la realtà degli UFO, la teoria di Hawking si discosta da quelle dell’astronomo e cosmologo Carl Sagan che negli anni Settanta attraverso libri e la serie televisiva “Cosmos”, pur proponendo la possibilità di un universo abitato da miriadi di intelligenze aliene, escludeva che esse fossero capaci di raggiungerci effettuando viaggi interstellari perché le leggi della fisica non lo consentono.Se per Sagan la questione UFO era un enigma astratto e per Hawking un potenziale pericolo, più intrigante è il principio della “non interferenza” del visionario e geniale Gene Roddenberry. Il creatore di Star Trek parlò di una “Prima Direttiva” che impone a qualsiasi civiltà avanzata aliena appartenente ad una ipotetica “Federazione Unita dei Pianeti” di astenersi da contatti con razze meno evolute (come la nostra) di altri pianeti e di non interferire con il loro sviluppo. Solo metafore e fine filosofeggiare? Non proprio, se si considera che la possibilità di un prossimo contatto non è da escludere.
Negli ultimi anni ha avuto una certa eco il parere di Paul Hellyer, ex vice primo ministro nel gabinetto del premier Pierre Trudeau e ministro della Difesa del Canada dal 1963 al 1967. Per Hellyer, oggi 89enne, “alcuni UFO sono reali come gli aerei che volano sopra la nostra testa”. A differenza di Hawking, che ha accusato di fare disinformazione, Hellyer ha sottolineato che le intenzioni malevole degli ET non si sono mai evidenziate e che loro mire di conquistare e distruggere altri pianeti sono risibili congetture. Paul Hellyer non solo è convinto che gli extraterrestri abbiano pacificamente visitato la Terra da sempre, ma anche che l’umanità ha potuto raggiungere grandi traguardi tecnologici grazie alla retro-ingegneria sui reperti alieni recuperati sin dall’incidente UFO di Roswell del 1947. Hellyer ha più volte citato il Colonnello Philip Corso quale fonte attendibile di informazioni correlate agli UFO e a Roswell. Corso, scomparso nel 1998, ha dichiarato sotto giuramento che il Pentagono era a conoscenza dell’esistenza delle  EBE (Entità Biologiche Extraterrestri) e della loro tecnologia finita nelle mani di apparati di intelligence militare dei quali ha fatto parte. Tutto però è stato segretato, secondo una strategia che il fisico nucleare canadese Stanton Friedman ha denominato “Watergate Cosmico” e che altri, come lo storico Richard Dolan, pongono nell’ottica del mantenimento dello “stato di sicurezza nazionale”.
La NASA, finanziata con denaro pubblico e fondi neri anche allo scopo di monitorare lo spazio esterno e individuare eventuali intrusi, dai giorni della Space Defence Initiative (SDI, il programma di “scudo stellare”) di Ronald Reagan alle amministrazioni della famiglia Bush (e di Obama), avrebbe fatto il resto. favorendo l’alibi del nemico esterno, anche la NASA ha consentito a Washington di sfruttare la paura degli alieni, similmente allo spettro del “pericolo rosso” della guerra fredda.
Guerra fredda, guerra atomica? Guerra con armi avveniristiche e sconosciute? Se di ipotetico confronto armato con un aggressore extraterrestre si dovesse trattare, il colonnello Corso disse che esso si sarebbe esplicato in trincea, in combattimenti corpo a corpo. Eventualità per tutti da scongiurare, certamente, tranne che per il Pentagono, il Vaticano e, a questo punto, sembrerebbe anche per il Cremlino.

Maurizio Baiata, 22 Dicembre 2014

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