martedì 12 maggio 2015

"La felicità? Meglio non condividerla". La ricerca: "Raccontare le nostre belle esperienze ci allontana dai nostri amici

Pubblicato: Aggiornato:
INTO THE WILD

Sei appena tornato da un viaggio fantastico, hai ottenuto il lavoro dei tuoi sogni e non vedi l'ora di sposare il tuo compagno/a. La tua vita va alla grande? Sì, ma meglio non dirlo troppo in giro. Secondo una ricerca, pubblicata sulla rivista "Psychological Science", raccontare agli altri le nostre esperienze straordinarie ha l'effetto di fare sentire i nostri interlocutori "tagliati fuori". Nessuno, insomma, almeno secondo la scienza, ha voglia di ascoltare le nostre sensazionali novità. "La felicità è reale solo se condivisa", recitava la scritta che Christopher Johnson McCandless (meglio noto come Alexander Supertramp), il protagonista di "Into the Wild", lasciò all'interno del Magic Bus prima di morire. La ricerca contraddice questa citazione: condividere con qualcuno la propria felicità non è così semplice.
"Quando otteniamo ciò che vogliamo, la prima cosa che sentiamo di fare è dirlo ai nostri amici - spiega l'autore Gus Cooney della Harvard University - ma ho notato che la conversazione in cui ci 'vantiamo' di qualcosa alla fine viene ricondotta, in un modo o nell'altro, ai soliti argomenti. Mi sono chiesto se queste esperienze straordinarie che raccontiamo possano avere più lati negativi che positivi per chi ci ascolta e se le persone si siano accorte di questo 'fenomeno'".
Da qui è nata l'idea della ricerca, condotta da Cooney insieme a Daniel T. Gilbert della Harvard University e Timothy D. Wilson della University of Virginia. "I partecipanti al nostro esperimento - spiegano gli autori dello studio - credevano erroneamente che l'esperienza straordinaria vissuta da loro li potesse rendere le 'star' della conversazione. Ma si sbagliavano, perché l'interazione si basa sulle somiglianze e aver avuto un'esperienza diversa li ha resi semplicemente 'distanti'".
Ecco in cosa consisteva il test: 68 volontari sono andati nello studio di Cooney e i colleghi in gruppi di quattro. Ad un solo partecipante per ogni gruppo è stato chiesto di guardare un video interessante, recensito con quattro stelline, mentre agli altri tre è stato fatto vedere un video più scadente, con due stelle. Dopo aver visto i filmati, il gruppo si è riunito intorno ad un tavolo e ha parlato per cinque minuti. Coloro che avevano visto il video più bello (quelli che, insomma, avevano vissuto l'"esperienza straordinaria" e morivano dalla voglia di raccontarlo agli altri) hanno ammesso di essersi sentiti in disagio nella conversazione: si sentivano esclusi.
Chi lo avrebbe mai detto? Nessuno nel gruppo è riuscito a prevedere un effetto simile: tutti i partecipanti, a cui è stato chiesto come si sarebbero sentiti nei panni di chi aveva vissuto la bella esperienza, si sono immaginati felici, mentre deliziavano gli altri con i loro racconti. Ma la realtà ha smentito le loro aspettative.
Secondo i ricercatori, a volte la scelta di raccontare o meno un bell'evento che ci è capitato può essere fatale e compromettere i rapporti che abbiamo con gli altri. "Quando decidiamo di condividere una determinata cosa con qualcuno, pensiamo all'impatto che potrebbe avere sulla nostra interazione sociale - spiega Cooney - se proprio aver vissuto quell'esperienza ti fa diventare una persona che non ha nulla in comune con gli altri, beh, non importa quanto bella sia, non ti renderà felice a lungo".

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.