Un antico testo indiano afferma che “quando un uomo è addormentato, il suo principio spirituale, avendo ritirato la coscienza dai sensi, riposa nello spazio che è interno al cuore”.
Molte Tradizioni concordano con questa affermazione e ritengono che il sonno ci mette in contatto con la realtà più profonda del nostro essere, al punto tale che è possibile utilizzare il sonno come una vera e propria pratica meditativa.
Possibile? Sì, e ne abbiamo una prima debole conferma durante la fase di addormentamento, chi infatti non ha provato quel particolare momento di sospensione psichica in cui il tempo si dilata, il comune pensiero si smorza ed emergono immagini e pensieri che non riusciamo a capire da dove sorgano; fase che già può essere di grande aiuto per guardare ad aspetti irrisolti o problematici della nostra vita o per trovare ispirazione e stimoli creativi a situazioni personali.
Ma questo processo può essere spinto consapevolmente ancora più in profondità e, se addestrato, divenire una pratica meditativa riuscendo a trasformare lo stato di inconsapevolezza del sonno in lucida coscienza, capace di farci percepire il nostro vero Sé.

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