Nel mirino San Carlo, Amica Chips, Pata e Ica Food: hanno mentito sulle caratteristiche nutrizionali e salutistiche del prodotto
La famosa della patatina con Rocco Siffredi, pornostar (frame da youtube)
Non
bastano Carlo Cracco e nemmeno Rocco Siffredi per evitare di finire
nella padella dell'Antitrust. Quattro big delle patatine fritte, tra le
quali alcune possono vantare questi due testimonial d'eccezione,
incappano nella pubblicità ingannevole e l'Autorità le sanziona con una
multa complessiva pari a un milione di euro.
A finire nel mirino sono la San Carlo, di cui è stato testimonial l'inflessibile giudice di Masterchef Carlo Cracco, con una multa di 350mila euro; Amica Chips, il cui spot pieno di doppi sensi a sfondo sessuale con la pornostar Rocco Siffredi è passato alla storia e che è stata sanzionata per 300mila euro; Pata, marchio molto diffuso soprattutto al Nord Italia, cui è stata inflitta una multa di 250mila euro; Ica Foods, che ha tra i suoi prodotti di punta le Crik Crok e le Puff e che viene sanzionata per 150mila euro.
A finire nel mirino sono la San Carlo, di cui è stato testimonial l'inflessibile giudice di Masterchef Carlo Cracco, con una multa di 350mila euro; Amica Chips, il cui spot pieno di doppi sensi a sfondo sessuale con la pornostar Rocco Siffredi è passato alla storia e che è stata sanzionata per 300mila euro; Pata, marchio molto diffuso soprattutto al Nord Italia, cui è stata inflitta una multa di 250mila euro; Ica Foods, che ha tra i suoi prodotti di punta le Crik Crok e le Puff e che viene sanzionata per 150mila euro.
Bugie "nutrizionali"
Tutte,
in un modo o nell'altro, hanno detto qualche "bugia" e così sono state
punite. «Attraverso diciture e immagini suggestive - spiega l'organismo
presieduto da Giovanni Pitruzzella -, venivano attribuiti a taluni
prodotti specifiche caratteristiche nutrizionali o salutistiche non
corrette oppure si fornivano informazioni, in merito alla composizione e
agli ingredienti o alle modalità di trasformazione o cottura,
attribuendo ai prodotti anche "vanti di artigianalità" nonostante la
loro natura industriale».
Guerra sui grassi
Tutte e quattro le imprese, per esempio, dichiaravano un ridotto contenuto di grassi, ma la percentuale di riduzione vantata era inferiore a quella consentita o non scritta con chiarezza. In tre casi, poi, i marchi hanno un po' esagerato con l'artigianalità, con diciture come «patate cotte a mano», «la patatina artigianale», «fatte a mano». Troppa enfasi anche sull'uso dell'olio d'oliva, in cui veniva omessa l'effettiva percentuale impiegata: il quantitativo veniva indicato solo sul retro delle buste e risultava assai più basso a quello di altri oli vegetali. Troppa ambiguità, inoltre, su alcuni prodotti presentati come "special" e nettamente diversi dalle patatine base o su proprietà salutistiche che «sono risultate ancora controverse nella comunità scientifica e comunque non autorizzate dalla Commissione europea». Le patatine, insomma, sono patatine e basta.fonte
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