martedì 9 giugno 2015
Vaticash, clero e ricchezza: ecco i cardinali milionari
Appartamenti, edifici, terreni: in un libro, le fortune di tutti i cardinali, dati aggiornati ad aprile 2014.
“San Pietro non aveva conto in banca” ha detto papa Francesco di
recente, il cui nome certo esprime un’intenzione quanto meno a
ispirarsi alla povertà, a quella “chiesa dei poveri” tanto cara al
fondatore dell’ordine mendicante per eccellenza.
Un
conto in banca sembrano averlo però molti sotto la mano di Santa romana
Chiesa. E anche bello cospicuo, senza contare le proprietà e i beni.
Precisiamo, moltissimi ottenuti in modo assolutamente lecito, per
eredità familiari o lasciti testamentari, molti dei quali raccontati dal
giornalista Mario Guarino, su Vaticash, il suo nuovo libro di inchiesta edito da edizioni Koinè.
Condensati
in queste pagine vi sono mesi di ricerche catastali, sui patrimoni
personali di oltre cento alti prelati, dati aggiornati all’aprile 2014,
tutti dichiarati regolarmente al fisco. Insomma, nessuno scandalo
giudiziario, nessun libro denuncia, ma una riflessione su ricchezza e
povertà religiosa, con frequenti rimandi ai vangeli e citazioni di
Bergoglio.
Tra i nomi che compaiono nel libro, molto ricco e ben documentato, compare anche Monsignor Liberio Andreatta,
il responsabile dell’Opera Romana Pellegrinaggi, con 38 fogli di visure
immobiliari al catasto, terreni coltivati tra la Maremma e le campagne
di Treviso, un edificio di 1432 metri quadrati e tre immobili in
usufrutto e una serie di fabbricati rurali tra Fibbianello e
Semproniano. Oppure l’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo,
con 8 appartamenti e sei monolocali monolocali, 22 vani abitativi,
edifici residenziali, terreni coltivati, tra cui un vastissimo agrumeto.
L’arcivescovo ciellino Ettore Balestrero,
classe ’66, pur ricoprendo il ruolo di nunzio apostolico in Colombia.,
conserva numerose proprietà in Italia, tra cui una residenza di dieci
vani a Roma, in via Lucio Afranio, altre quattro unità immobiliari a
Genova e un appartamento in nuda proprietà a Stazzano,
nell’Alessandrino, dove risulta anche possessore di molti terreni
agricoli e boschi da taglio.
Passando per il vescovo Giorgio Corbellini,
comproprietario di circa 500 ettari di boschi, due fabbricati e altre
centinaia di ettari di pascoli e terreni seminativi sulle colline di
Bettola (Piacenza).
Il cardinale Domenico Calcagno presidente
dell’Apsa, intestatario di un appartamento di 6,5 vani in via della
Stazione di San Pietro e altri quattro edifici residenziali nel suo
paese natale.Inoltre, insieme a due parenti, è comproprietario di oltre
70 ettari di campi e vigneti in Piemonte.
E ancora gli appartamenti di Camillo Ruini, di Carlo Maria Viganò e, per terminare in bellezza, un caso a dir poco “singolare”: quello di don Agostino Coppola, ex parroco di Carini, arrestato e condannato perché complice del clan mafioso dei corleonesi. Fu lo stesso che sposò in segretoTotò Riina quando
era in latitanza. Smessi i panni da uomo di Chiesa, a don Coppola
vennero sequestrati tutti i beni scoperti dai giudici di Palermo.
Eppure, ad oggi, misteriosamente l’ex prete risulta proprietario di 83
ettari di uliveti e 14 di agrumeti a Carini. A nome del defunto e dei
suoi familiari è registrato pure il possesso perpetuo (con l’antico
sistema dell’enfiteusi) di altri 49 ettari di campagne e due fabbricati a
Partinico.
Un viaggio attraverso nomi più o meno noti, che di certo riserverà non poche sorprese.
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