Otto
ore di lavoro al giorno a testa, bambina a scuola fino alle quattro del
pomeriggio, babysitter… Per poi ritrovarsi a casa sfiniti a parlare di
mutuo e bollette, organizzando un’altra giornata di sopravvivenza. Un
modello pronto per affondarci, uno stile di vita che a nostra volta
stiamo trasmettendo a nostra figlia come verità. Ma se lasciassimo la
zona comfort del nostro appartamento del centro città per condividere i
tempi e gli spazi con chi ha un concetto diverso di famiglia? Come
vedremo la nostra vecchia vita al nostro ritorno? Saremo capaci di
ritornare alla nostra routine?
Questo è il pensiero che ha fatto partire il progetto Unlearning (“Che cos’è Unlearning“, “Diario di viaggio parte 1“, “Diario di viaggio parte 2“) una famiglia genovese che ha messo in stand-by la propria vita per viaggiare e mettersi in gioco a costo quasi zero, viaggiando con il baratto.
Oltre 5.000 Km percorsi con i i passaggi
di BlaBlaCar (evitando di emettere 1100 m2 di CO2), lavoro in cambio
di vitto e alloggio con Wwofing e workaway, banca del tempo di
Timerepublik, appartamento scambiato o affittato… Usando tutti i
servizi della sharing Economy Anna, Lucio e Gaia sono al 147° giorno di
viaggio ed hanno speso poco più di 500 Euro.
Il loro background cittadino si è
scontrato con ecovillaggi vegani, raduni rainbow, ospitalità in grotte o
in roulotte, scuole e comuni libertarie. Hanno pulito stalle, smontato
tendoni circensi, recuperato cibo scaduto dai container con la comunità
Freegan… In ogni tappa hanno incontrato bambini, nuovi modelli di famiglia, di educazione e di alimentazione. Tutti cercatori, verso una vita più a misura d’uomo ed a contatto con la natura.
Sulla loro pagina facebook molti
followers hanno posto le domande più disparate. Anziché rispondere qua e
là, Anna e Lucio hanno raccolto i quesiti e hanno postato qui su Era
Superba le loro risposte. Se anche voi avete dubbi, curiosità o
cattiverie visitate la pagina e scrivete, vi risponderanno.
Natalia chiede: come si inizia? lo si può fare anche da soli?
«Certo che si può fare da soli. Si
inizia… partendo. Noi inizialmente abbiamo pianificato ogni tappa, i
giorni esatti… Ecco questo non è un buon consiglio. Bisogna seguire gli
eventi, fidarsi degli altri e adattarsi. Per spostarsi con i passaggi di
blablacar bisogna un po’ “seguire” i driver
disponibili al momento. Può darsi che chi ci può portare è il giorno
successivo a quello pianificato, quindi è sempre meglio accordarsi per
un po’ di flessibilità con chi ci ospita. Per quanto riguarda il “couchsurfing” meglio non cercare all’ultimo minuto, ci vogliono in media 2-4 giorni per avere una risposta. Scambio lavoro: per wwofing e workaway meglio comunque accordarsi una ventina di giorni prima e tenersi sempre un piano B, perché ci si potrebbe anche trovare male».
Dan chiede: quali contatti? dove trovarli? quanti soldi servono?
«Prendi il calendario e decidi una data.
Desidera di partire. Non darti alternative e non ascoltare
nessuno. Internet è un ottimo alleato per trovare i contatti che ti
servono. Noi usiamo workaway.info e helpx.com. per trovare lavori nel sociale, lavori in ambito artistico etc. Puoi cercare su wwoofing se vuoi lavorare in fattoria, in Italia e all’estero. Noi,
in tre, abbiamo speso 500 euro in 5 mesi. Se hai una casa, trova un
amico che te la gestisce, usando airbnb.it puoi recuperarci un po’ di
soldi (noi ci stiamo pagando il mutuo) oppure, se preferisci, con
homelink puoi organizzare degli scambi casa».
Anna chiede: cosa volete dimostrare veramente con questa esperienza?
«Ci piace proporre un modello positivo, non il solito lamento. Perchè alla fine tutti abbiamo i nostri alibi. I nostri alibi per non viaggiare erano: abbiamo una bimba, non abbiamo soldi, non abbiamo tempo. Volevamo dimostrare il contrario».
Rosi chiede: spero che la vostra
esperienza tracci rotte diverse a chi crede che, condividendo, si cresce
e ci si evolva. Che dite è una scelta d’elitè o è fattibile pensarla
anche per chi deve necessariamente vivere con poco?
«Nella
nostra esperienza abbiamo visto di tutto, da chi ha deliberatamente
scelto di vivere in maniera diversa a chi è stato costretto.
Penso che noi siamo una generazione molto fortunata, che ha a
disposizione molte risorse che ci vengono lasciate dai nostri genitori.
Loro le hanno conquistate con un modello economico che non può più
continuare. Sta a noi trovare una nuova strada e se siamo “èlite” tanto
meglio, avremo più risorse da condividere».
Elle
chiede: al rientro da questa esperienza quali abitudini assolutamente
cambierete e cosa sicuramente terrete della vostra”vecchia” vita?
«Al
momento non ci vogliamo pensare, non sappiamo quanto “hardcore” sarà il
ritorno alla “zona comfort”. Al momento quello che terrei sono gli amici
e i dischi in vinile. (Lucio) Vorrei eliminare la parola “rimandare”. Per il resto non so. (Anna)»
Luca chiede: spesso
chi sceglie, per ideologia, di vivere in modo “alternativo” o da
nomade, ha le spalle ben coperte e non lo fa certo per reale necessità,
potendo, in caso di necessità, tornare da un momento all’altro alla vita
‘normale’. Quindi mi chiedevo, …avete avuto a che fare con famiglie
realmente povere economicamente?
«Abbiamo incontrato persone senza
lavoro… Per loro lo “scambio lavoro” era l’unica opzione possibile al
momento. Ma abbiamo conosciuto anche persone con le “spalle coperte”. Mi
sembra però un grosso pregiudizio l’idea che “se hai i soldi allora non
lo fai per reale necessità”. Ovvero: “se hai i soldi farti l’orto è un capriccio, se hai le spalle coperte fare baratto è radical chic“. Certo
ce ne sono persone così ma perché bisogna pensare per forza che chi
“sta bene” non può essere alternativo per reale necessità?»
Francesco
Lacchia chiede: nelle vostre incursioni in questi mondi paralleli, vi
siete fatti un’idea di come si fa a vivere praticando queste attività
legate al baratto ed allo scambio di mano d’opera in relazione a tutta
la burocrazia che strozza ogni iniziativa? Normative sulla sicurezza dei lavoratori, INAIL, contributi, agenzia delle entrate, studi di settore ecc.?
«Per ciò che riguarda lo scambio
lavoro/ospitalità wwoofing è legale, perché quando ti iscrivi hai una
tessera che attesta che tu sei “volontario” in quell’azienda ed
un’assicurazione (che paghi, ovviamente). Attenti invece a workaway, in
Italia (questo discorso non vale nelle altre nazioni) non c’è nulla che
attesta la vostra posizione e, se siete in un’azienda, potreste avere
problemi e passare per lavoro nero. A questo link tutto è spiegato molto bene. Quanto a scambiarsi tempo, senza il denaro, con www.timerepublik.com ho chiesto direttamente a Karkim, che ha fondato la piattaforma di cui stiamo parlando. Ecco la sua risposta:
“Per la verità non si tratta né di
baratto né di scambio di prestazione in natura (entrambe tipologie di
attività regolamentate e soggette a tassazione, iva, etc…). Si tratta
semplicemente di scambiarsi favore e cortesia, esattamente quello che
chiederesti o riceveresti da un amico in cambio di tempo. Tempo che può
essere impiegato per ottenere favori da altri utenti (per questo non è
un baratto: io do’ qualcosa a te e tu dai qualcosa a me): quello che
avviene all’interno delle Banche del Tempo non è un rapporto di
lavoro/vendita”.
Lo scopo finale non è ovviamente né
quello di accumulare tempo, né quello di creare valore aggiunto e
arricchirsi… (e come sarebbe possibile?). Lo scopo finale è
andare a ricreare un tessuto sociale, andatosi a disgregare lentamente
ma inesorabilmente a partire dal secondo dopo guerra. Lo scopo è tornare ad offrire e, soprattutto, chiedere aiuto in totale libertà. Senza l’imbarazzo dell’incontro economico».
Yumee chiede: qual è la prima cosa che vi viene in mente ad oggi, pensando alla vostra casa, al ritorno?
«Se troveremo le cose come le abbiamo
lasciate, dopo che più di 20 famiglie da tutto il mondo ci hanno vissuto
:) Questo perché durante la nostra assenza abbiamo fatto molti scambi casa con il sito Homelink e abbiamo usato anche Airbnb
per far sì che la casa si “auto-pagasse” il mutuo durante il nostro
periodo di assenza. Ci fidiamo del prossimo, ma siamo curiosi di sapere
se questa fiducia è stata ripagata».
Gin Ger chiede: per partire Anna ha chiesto aspettativa per motivi personali.. Ma è solo un anno…
«Infatti il progetto di Unlearning al
momento è legato a sei mesi di viaggio, poi ritorniamo a casa e torniamo
alla nostra vecchia vita. Anna riprende il lavoro a scuola, io torno
alla ricerca di clienti, Gaia entra alla prima elementare. Il nostro
“esperimento” prevede questo ovvero: “…E una volta tornati? Cosa
succederà varcata la porta di casa?” Al momento non sappiamo risponderti
a questa domanda. Torneremo in viaggio? Lasceremo il lavoro? Non lo
sappiamo, ma sicuramente vi aggiorneremo…»
Silvia chiede: esiste un sito che riunisce tutte le fattorie disposte ad ospitare in cambio di mano d’opera ?
«Se il vostro obiettivo è lavorare in fattoria, cercate wwoofing e lo Stato dove volete andare.Se
invece cercate altri tipi di lavoro (babysitter, lavori nel sociale,
scambi linguistici, lavori artistici etc.) trovate tutto su
workaway.info e helpx.com. A questo link comunque trovate un sacco di altri siti».
Barbara chiede: ci sono momenti in cui vorreste solo essere a casa vostra, spaparanzati sul divano?
«Sì specialmente quando ci muoviamo
troppo velocemente e dobbiamo “formattarci” per inserirci in un nuovo
contesto. Viaggiare come noi dà molte soddisfazioni ma è molto faticoso.
Un viaggio così, con oltre 30 destinazioni, sarebbe da fare in 2 anni,
non in sei mesi!»
Kate chiede: la vostra bambina non
va ancora a scuola, ma per una famiglia che ha dei figli in età scolare,
le cose si complicano. O no?
«Si complicano, forse, ma sono comunque fattibili. In Italia siamo fortunati ad avere la possibilità di fare homeschooling.
Ci si può accordare con la scuola e decidere che saremo noi ad
occuparci in prima persona dell’ istruzione dei nostri figli. Ottima
idea per chi vuole staccare e viaggiare. Gaia ad esempio ci ha detto “A settembre voglio andare a scuola, per rivedere i miei amici, poi l’anno prossimo voglio fare homeschooling“.
Vedremo. Credo che per un bimbo che fa scuola “staccare” per un periodo
e stare con la famiglia può essere un’esperienza illuminante. Per
quanto riguarda la parte legale di tutto questo vi rimando a questo sito.
Dilva chiede: io la domanda vorrei farla dopo il rientro a Genova. E cioè: come state? Ripartite?
«La cosa ci terrorizza. Non vogliamo pensarci ora».
Davide chiede: come avete fatto a trasformare il pollo a 4 zampe nel coraggio di intraprendere un’esperienza simile?
«Avevamo la forte esigenza di staccare e guardare la nostra vita da un altro punto di vista. Il coraggio lo abbiamo trovato perché non ci siamo dati alternative. Quotidianamente
troviamo tempo ed energie per il lavoro e per i mille problemi della
vita amministrativa. Finalmente abbiamo deciso di seguire una corrente
diversa. E, per rispondere alle domande pratiche: non abbiamo soldi per viaggiare? Scambio lavoro. Come
facciamo per la casa? Airbnb e homelink. Ci abbiamo messo molti mesi
per mettere tutto a registro e partire leggeri. Un piccolo miracolo di
condivisione».
Arianna chiede: posso unirmi a voi?
«Perché no? Quello che noi vorremo fare
con “Unlearning” è una guida per famiglie curiose, quindi anche una
sorta di manuale divertente per riuscire a fare esperienze simile alla
nostra: viaggiare con poco, fare esperienze famigliari di scambio
lavoro…»
Zara chiede: se pensate al momento prima di partire, cosa vi viene in mente?
«Ricorderò tutta la vita la faccia dei miei genitori nel momento “Partiremo per sei mesi utilizzando il baratto”».
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