In questo post concludo la descrizione delle proprietà dei campi
morfici di Sheldrake, assieme ad alcune positive verifiche sperimentali.
Come agiscono i campi morfici?
La ripetizione regola la probabilità.
Essi assomigliano ai campi quantistici, in cui vige il concetto di
probabilità. Uno dei punti più controversi è che sia la struttura dei
campi morfogenetici che la loro capacità di influire sulla naturale
indeterminatezza dei sistemi dipendono da ciò che è successo prima.
La natura tende ad essere abitudinaria. La forma che gli organismi
appena nati tenderanno ad avere con maggiore probabilità è quella che
nella popolazione o generazione precedente si è presentata più spesso.
La ripetizione rinforza il campo morfico; viceversa, la non
ripetizione ne determina la scomparsa. In questo la concezione dei campi
morfici si distingue da una prospettiva diciamo di tipo “platonico”. I
campi morfici non sono infatti come le Idee del filosofo ateniese, ossia
princìpi o archetipi immutabili ed eterni, ma risulterebbero secondo la
prospettiva del biologo inglese “costruiti causalmente da ciò che è successo prima” (appendice B in A New Science of Life, edizione del 2009: vedi foto a lato).
In altre parole “i conigli sono quello che sono a causa di ciò che
erano” (da un’intervista a Sheldrake per la trasmissione della BBC Thinking Allowed).
Trasmissione attraverso la risonanza. La
risonanza morfica, che per alcuni versi assomiglia alla risonanza in
fisica, mentre per altri se ne discosta, è da Sheldrake illustrata nel
cap. 5 (a pag. 100 della mia edizione, la seconda, del 1985) è il
processo con cui gli schemi di organizzazione della materia in
evoluzione (come i processi di cristallizzazione), ma anche gli schemi
comportamenti degli animali e così via, vengono trasferiti da un
individuo a uno simile, oppure con cui uno schema comportamentale di un
essere vivente può influenzare lo schema di un altro. La similarità è
infatti il criterio attraverso cui la risonanza agisce.
In altre parole: un topo acquisisce una forma che si stabilisce in
accordo con il campo morfogenetico che ha regolato lo sviluppo dei suoi
antenati, lungo le generazioni fino ai suoi genitori.
Attenzione: la risonanza agisce senza essere affetta né dallo
spazio (ossia dalle distanze) né dal tempo. Il campo morfico di un
coniglio può essere influenzato da quello di un altro esemplare della
stessa specie che vive in un altro continente, ma anche dai campi
morfici dei conigli di generazioni precedenti, anche se non più
presenti sulla Terra.
Questa è un importante differenza tra risonanza morfica e quella
fisica: pur essendo selettiva (avviene solo tra sistemi simili) e
coinvolgendo sistemi vibranti, prescinde dalle consuete categorie di
spazio e di tempo della causalità ordinaria.
A corroborare questo modello interpretativo, Noam Chomsky propone
che l’apprendimento del linguaggio da parte dei bambini, che avviene
spesso in tempi rapidissimi, non può essere spiegato solo in termini
di imitazione.
E’ noto da tempo l’effetto Flynn (dal nome dello
scopritore James Flynn): i punteggi dei test di IQ aumenta nel tempo
grazie alla risonanza morfica data dai compilatori precedenti.
Come si cambiano i campi morfici
Se ad un certo punto alcuni organismi di una determinata specie
presentano, a livello fisico, una caratteristica nuova, essa si potrà
manifestare nelle generazioni seguenti, per risonanza morfica, con un
certo grado di probabilità. E’ noto il caso del moscerino della frutta (Drosophila Melanogaster)
che, trattato con etere dietilica, sviluppa quatto ali anziché due. I
ricercatori hanno scoperto che, ripetendo il trattamento chimico
generazione dopo generazione, ecco comparire spontaneamente (senza
trattamento chimico) i primi individui con quattro ali!
Ogni organismo interagisce con un campo morfogenetico “subendone”
l’influenza, ma a sua volta potendone “riscrivere” alcune parti: vi è
così la possibilità di evoluzione della forma nel tempo.
“Non solo un campo morfogenetico influenza la forma di un dato
sistema, ma la forma del sistema stesso a sua volta influenza il campo
morfogenetico, e attraverso di esso diviene presente ai futuri sistemi
simili” (L’ipotesi della causalità formativa, Red edizioni, 1998, cap. 5.3, p. 101).
Ora andiamo sul pratico: Alcune considerazioni
Ma, in questa ipotesi in cui i campi formativi si rinforzano sempre più, che posto ha la novità l’innovazione, la creatività?
Che cosa serve per scrivere qualcosa di nuovo? Una quantità sufficiente di energia.
L’evoluzione, come le nostre vite, è un gioco interattivo tra abitudine e creatività. Ecco alcune riflessioni ed esempi.
a) Le teorie scientifiche sono regolate da campi morfici. in un campo è abbastanza difficile introdurre una forma nuova, in quanto occorre vincere la resistenza del “vecchio”.Come Sheldrake fa notare nella prefazione dell’edizione del 2009, uno dei precursori della moderna scienza, sir Francis Bacon, riteneva che le leggi di natura fossero eterne ed immutabili.
Ma, una volta che la nuova forma ha potuto giovare di una ripetizione costante di se stessa, ecco che il suo campo si rinforza, e questo aumenta la probabilità e la facilità con cui la forma si può ripresentare.
La ripetizione può avvenire, nel caso di organismi biologici, nel
corso di alcune generazioni; nel caso di una nuova idea, ad esempio, o di un nuovo paradigma,
è sufficiente che un certo numero di persone lo accetti inizialmente
anche solo come ipotesi e quindi lo interpreti approfondendolo, insomma
che lo faccia proprio… per vederlo imporsi sul vecchio.
Che piaccia o no agli scienziati scientisti, anche le
teorie scientifiche sono regolate da campi morfici che ne consolidano la
forma, e che, con la ripetizione abitudinaria, tendono a stabilizzare
il paradigma vigente. Questo fino al punto in cui le evidenze
sperimentali ma anche il progredire stesso della scienza, cominciano a
stabilire il mutamento dei campi morfici esistenti in direzione di nuovi
campi, ossia di ipotesi che poi, sperimentate e interpretate, danno
infine i natali a nuove e più allargate teorie.
b) Implicazioni della Causalità formativa sul Nuovo Paradigma.
Di nuovo, anche in questo caso, siamo arrivati per via scientifica,
come nel caso delle transcoordinate di Heim (vi ricordate? Cliccate qui per approfondire, leggete in particolare il paragrafo La fisica di Heim e i mondi cabalistici),
a prendere in considerazione sistemi invisibili (o, meglio, non
materali) in grado di influenzare l’ organizzazione della materia fisica
(animata e non).
Vorrei lasciarmi andare a considerazioni ancora più concrete,
parlando della possibile applicazione dei campi morfici per spiegare il
perpetuarsi dei sistemi di organizzazione sociale e le ragioni dei loro
mutamenti, con particolare riferimento al cambiamento attuale dello
stato di coscienza collettivo a cui stiamo assistendo, di cui anche
altri autori si occupano (es. David Hawkins: clicca qui per saperne di più).
Ma forse uscirei dall’ambito strettamente scientifico di cui si
occupa la sezione Evidenze sperimentali a cui questo post appartiene,
quindi ne riparlerò più avanti sempre nel blog, in sede opportuna.
Prossimamente… i poteri del DNA
Prossimamente cercherò di parlarvi del potere che il DNA ha di travalicare i limiti dello spazio e del tempo.
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