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sabato 12 luglio 2014

S’indebolisce il campo magnetico terrestre: quali le conseguenze?



SCOPERTE – Il campo magnetico terrestre della Terra si sta indebolendo. Lo rivelano geofisici dall’Agenzia spaziale europea (ESA), grazie alle misure effettuate nel corso degli ultimi sei mesi dai tre satelliti che compongono Swarm (‘sciame’, in inglese).
Il campo magnetico terrestre, un prezioso scudo che ci protegge dai raggi cosmici e dal vento solare, si sta indebolendo. È il risultato principale cui sono giunti i ricercatori che hanno analizzato i dati raccolti dai tre satelliti di Swarm, lanciati nel novembre del 2013 dall’ESA al fine di studiare il magnetismo terrestre.
Secondo gli scienziati, il campo magnetico terrestre starebbe diminuendo in modo particolarmente evidente al di sopra dell’emisfero occidentale. Tuttavia, all’interno di questa tendenza globale, l’ESA ha individuato anche una tendenza al rafforzamento del campo in alcune zone del pianeta, come sulla regione meridionale dell’Oceano Indiano. Le misure di Swarm confermano anche che il polo nord magnetico si starebbe spostando verso la Siberia.
Quali potrebbero essere le conseguenze dell’indebolimento? La quantità di radiazioni provenienti dallo spazio aumenterebbe, causando, tra l’altro, un numero maggiore di malfunzionamenti nei dispositivi elettronici spaziali e terrestri. Quanto all’uomo, al momento è troppo presto per ipotizzare danni alla salute: tuttavia, perché questo fenomeno possa danneggiare gli esseri umani, bisognerebbe che la riduzione del campo fosse molto più sensibile di quella misurata da Swarm.
Se per il momento i ricercatori non hanno una risposta precisa al perché il campo stia diminuendo d’intensità, si riaffaccia una vecchia ipotesi. Secondo alcuni geofisici, infatti, l’indebolimento rilevato da Swarm potrebbe essere un segnale di una prossima inversione del campo magnetico terrestre. Un fenomeno,questo, che accade in media ogni 250.000 anni, e che è avvenuto per l’ultima volta 780.000 anni fa (cioè un periodo molto maggiore dell’intervallo medio tra due inversioni). L’eventuale inversione durerebbe alcune migliaia di anni: a quel punto, i poli magnetici si sposterebbero su tutta la superficie del globo, causando i problemi elettronici menzionati, ma senza privare la Terra del suo scudo magnetico necessario alla vita durante questo periodo.
Al momento, comunque, i ricercatori restano prudenti, e aspettano di saperne di più nel corso dei prossimi mesi prima di formulare ipotesi. L’impossibilità attuale di fornire una risposta all’indebolimento è da attribuire alla pluralità di agenti coinvolti nel fenomeno stesso, che rendono complicato individuare i contributi individuali. Di fatto, se il contributo principale al campo proviene dalla rotazione del nucleo del pianeta, influiscono anche fattori come il campo crostale (causato dalle rocce magnetizzate situate nella crosta terrestre), o le interazioni magnetiche tra Terra e Sole.
“Questi risultati iniziali dimostrano che Swarm sta funzionando in modo eccellente”, ha affermato Rune Floberghagen, direttore della Missione Swarm all’ESA. “I dati – ha aggiunto l’ingegnere norvegese – mostrano anche la capacità di Swarm di mappare nel dettaglio le caratteristiche del campo magnetico, a una risoluzione mai raggiunta finora”. I risultati sono stati presentati il 19 giugno al ‘Terzo incontro scientifico Swarm’, tenutosi a Copenaghen.
Crediti immagine: NASA/GSFC/SOHO/ESA

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