Una recente ricerca condotta da ricercatori del Weizmann Institute of Science a Rehovot, in Israele, del Bard College ad Annandale-on-Hudson e della Yale School of Forestry and Environmental Studies a New Haven, negli Stati Uniti, dimostrano l’insostenibilità in termini di risorse ambientali della produzione industriale del cibo animale.
I dati rilevati dai diversi studi
si focalizzano sulla produzione di carne bovina che se messa in
rapporto alla produzione di altri alimenti, sempre di origine animale,
si scopre molto più gravosa per l’ambiente e la generale sostenibilità
alimentare. Allo stesso modo la produzione di latticini, uova, altre
carni, risultano estremamente più impattanti e onerosi delle produzioni
vegetali.
La relazione tra costi di carne bovina e altri
alimenti di origine animale indica che la quantità di materia naturale e
altri elementi che occorrono per allevare bovini risultano:- 28 volte maggiore in termini di sfruttamento di terreno rispetto a tutte le altre produzioni animali.
- 11 volte maggiore in termini di spreco di acqua rispetto a tutte le altre produzioni animali.
- 6 volte maggiore in termini di impiego di fertilizzanti rispetto a tutte le altre produzioni animali.
- 5 volte maggiore è l’avvelenamento da gas serra rispetto a tutte le altre produzioni animali.
Per comprendere quanto sia impattante l’intera produzione animale basta rendersi conto che 3.7 milioni di km quadrati di terreno negli Stati Uniti (il 40% della nazione) sono attualmente destinati alla produzione di mangimi, il 27% di tutte le risorse idriche vengono impiegate per l’irrigazione dei campi, 6 milioni di kg di fertilizzanti all’anno vengono rilasciati nel terreno, l’intera produzione di gas serra prodotti dalla zootecnia è pari al 20% di quelle del settore dei trasporti e al 5% delle emissioni totali della nazione.
Il sistema americano inoltre non è il solo colpevole dello spreco economico e del disastro ambientale provocato dalle produzioni animali, infatti gli stessi ricercatori sostengono che:
“Anche se la nostra analisi si basa su dati degli Stati Uniti, e quindi riflette direttamente le attuali pratiche negli Stati Uniti, la rapida diffusione indotta dalla globalizzazione degli usi statunitensi, abitudini alimentari comprese, anche in economie grandi e fiorenti come quelle della Cina o dell’India, conferisce un significato globale alla nostra analisi.”
Lo studio di tutte queste ricerche suggerirebbero, sempre secondo gli scienziati, importanti riforme del settore zootecnico per fare fronte alle conseguenze ambientali provocate dalle politiche alimentari delle produzioni animali e sottolineano che – a orientare gli attuali modelli di consumo in direzione di altri tipi di alimenti, non sono solamente le abitudini culturali delle popolazioni ma anche nuove politiche in grado di sostenere i diversi settori dell’industria agroalimentare.–
Anche se probabilmente l’industria zootecnica in un futuro non molto lontano abbandonerà l’allevamento dei grandi animali come i bovini per concentrarsi su quello di polli e conigli, e lo farà perché costretta da una comprovata insostenibilità ambientale ed economica, è necessario continuare a denunciare la sofferenza e lo sfruttamento determinato dalle stesse industrie nei confronti di tutti questi animali.
Questo punto di vista è possibile comprenderlo e
renderlo realmente distinguibile solo e quando l’oggetto della
discussione da oggetto diviene soggetto e comincia ad essere inteso come
tale.
La scienza fino a questo momento ha dimostrato chiaramente come
l’ambiente sia sottoposto alla continua negligenza dell’uomo, ma ha
anche ampiamente dimostrato che gli esseri viventi, siano dotati di
sentimenti e provino sofferenza molto simili alle nostre. Infine è
sempre la scienza che afferma, e milioni di persone ne sono testimoni,
che gli esseri umani possono vivere in salute e felicità nutrendosi di
soli prodotti vegetali.
Dunque non esiste ragione etico-scientifica per non
considerare la condizione in cui si trovano oggi miliardi di animali.
Non esiste motivo per non fermarsi un attimo a riflettere e considerare
la posizione politica di abbandonare lo sfruttamento degli animali in
ogni suo settore produttivo.
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