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venerdì 15 agosto 2014

Ritrovato lo scheletro di “Noè”, un uomo sopravvissuto ad un diluvio di 6500 anni fa

All'interno di un magazzino del Museo Penn, Philadelphia, i ricercatori hanno ritrovato lo scheletro di un uomo vissuto 6500 anni nella città sumera di Ur e sopravvissuto ad una immane inondazione. Tanto basta per battezzarlo “Noè”.
 
15 agosto 2014 | Sei in Categoria: Archeologia | Tags:
scheletro-noè-ur

Gli scienziati del Museo Penn di Philadelphia hanno (ri)scoperto un reperto raro e importante all’interno dei magazzini del museo: uno scheletro umano completo di un uomo vissuto nella città-stato di Ur.
L’uomo è stato battezzato “Noè”, dato che è stato originariamente fu ritrovato all’interno di profondo livello di limo, indicando che è vissuto dopo un diluvio epico.
La prima cronaca di una grande inondazione globale viene proprio dalla terra di Sumer, l’attuale Iraq meridionale, ed è generalmente considerata il precursore storico del racconto biblico del diluvio scritto millenni più tardi.
Lo scheletro è rimasto immagazzinato in una scatola per 85 anni e ogni traccia della documentazione cartacea sembrava perduta. Tuttavia, un recente progetto avviato per la digitalizzazione dei documenti archeologici ha permesso il ritrovamento della documentazione dello scheletro e la corretta identificazione.
Lo scheletro fu portato alla luce da un team di archeologici del Museo Penn, guidato da Sir Leonard Woolley, in uno scavo eseguito nell’antica città di Ur tra nel 1929, nei pressi della moderna Nassiriya.
Come riportato da Past Horizons, lo scheletro fu rinvenuto all’incredibile profondità di 15 metri, in uno strato di limo sotto il cimitero reale della città, antico di 4500 anni. I test hanno rivelato che lo strato è di 2 mila anni più vecchio del cimitero, collocabile al periodo Ubaid (5500 – 4000 a.C.).
Dopo aver scoperto il cimitero reale di Ur, Woolley individuò una profonda trincea che venne definita come “Il Livello Diluvio”, a circa 10 metri di profondità. Anche se gli strati culturali sembravano finiti, Wolley scavò ancora, trovando antichissime sepolture scavate nel limo e, infine, un ulteriore strato culturale al di sotto, raggiungendo una profondità inferiore al livello del mare.

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Woolley ipotizzò che il nucleo originale di Ur si trovasse su una piccola isola con una palude circostante. Poi, un grande diluvio coprì l’insediamento. Successivamente, la gente continuò a vivere e prosperare a Ur, ma il disastro ispirò quelle che poi divennero leggende e testi sacri.
La sepoltura di Noè fu fatta insieme a dieci vasi di ceramica in uno strato profondo di limo, pertanto, l’uomo visse dopo il diluvio e sepolto nei depositi di limo. Questa la ragione per cui gli è stato attribuito il nome dell’eroe biblico del diluvio. Tuttavia, come osservano i ricercatori, il nome Utnapishtim potrebbe essere più appropriato, dato che è il personaggio citato nell’Epopea di Gilgamesh come l’uomo sopravvissuto al diluvio universale.

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