Ciò che in questi giorni sta attuando la Nato in Polonia, in Romania e nei Paesi Baltici è solo un inizio già scritto in questo documento, che aiuta a capire com’è stata programmata l’escalation militare contro la Russia.
Il documento affronta 3 aree di intervento: rafforzamento della Nato, azioni di deterrenza contro “ulteriori aggressioni russe in Europa”, difesa dell’Ucraina e di altri Stati europei ed euroasiatici.
Il rafforzamento della Nato si concentra soprattutto su due azioni:
- aumento “sostanziale” delle capacità militari di Polonia e repubbliche baltiche attraverso lo stanziamento “permanente” di forze Nato in questi paesi (quello che sta accadendo in questi giorni);
- completamento del programma BMD (Ballistic Missile Defence) attraverso la dislocazione nell’Europa orientale di sistemi missilistici.
La deterrenza prevede:
- intervento di Washington su Bruxelles, affinché sia velocizzato l’ingresso di Ucraina, Georgia e Moldavia nella Ue, al fine di “consolidare la loro democrazia”;
- impegno degli Usa a condizionare la partecipazione della Russia al G8 e alla Banca Mondiale, se Mosca non rispetterà “l’integrità territoriale dei suoi vicini e non accetterà di aderire agli standard delle società democratiche”;
- sanzioni da applicare non solo al governo russo ma anche a cittadini ed organizzazioni russe, compresi i familiari di funzionari responsabili di atti di illegalità contro l’Ucraina e i paesi aggrediti;
- finanziamenti a ong e organizzazioni umanitarie che dovranno agire per “migliorare la governance democratica nella Federazione Russa”; cioè la stessa strategia utilizzata in Ucraina per destabilizzare il governo.
- rifornimento diretto di armi su “richiesta” dei governi minacciati;
- riconoscimento di Ucraina, Georgia e Moldavia come “Alleati Maggiori Non-Nato (Major Non-Nato Ally)”, qualifica che consente di fatto di considerarli membri Nato anche se ancora la loro adesione non è stata ratificata;
- accordi bilaterali con Azerbaigian, Serbia, Montenegro, Bosnia, Kossovo e Montenegro per ampliare il supporto militare della Nato (e isolare Mosca);
- concessione dalla Banca Mondiale e dalla Banca Europea per la Ricostruzione di un’autorizzazione che permetta agli Usa di partecipare allo sviluppo di energia in Ucraina, Georgia e Moldavia per lo sfruttamento delle riserve di gas naturale e petrolio (cosa che, come abbiamo già visto, già sta avvenendo attraverso esponenti importanti dell’amministrazione Obama);
- finanziamento a The Voice of America, l’emittente radiotelevisiva del Governo degli Stati Uniti, affinché aumenti la produzione di trasmissioni in lingua russa nei paesi ex sovietici (comprese le repubbliche baltiche).
Il documento è importante perché redatto dalla parte repubblicana, e serve a fornire la copertura politica all’amministrazione Obama, che ha già iniziato a realizzare una parte di questa strategia.
Da notare che nel documento si dà per scontata un’aggressione russa all’Ucraina tutta da dimostrare e una volontà di aggressione ad altri paesi euroasiatici non dimostrata. Non ci sono documenti, dichiarazioni o azioni del governo russo che manifestino una volontà di attacco all’Europa.
Rimane il problema di capire perché gli Usa e i loro alleati abbiano deciso di aprire un fronte di tensione militare di questa portata con la Russia. L’espansione dell’integralismo islamico fin nel Mediterraneo, grazie soprattutto agli errori americani ed europei (dai finanziamenti all’Isis, ai disastri strategici in Libia e Siria) dovrebbe indirizzare l’Occidente a considerare Putin un alleato contro il jihadismo, più che un nemico contro l’Europa. Perché l’America ha bisogno di un altro inutile conflitto?
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