Mercoledì 8 Aprile 2015, 10:14
Gnomi, fate, elfi, orchi e streghe. Personaggi che popolano fiabe e
leggende della tradizione, ma anche i boschi di una zona ben precisa del
nostro Paese. Fantasia o realtà?
L'Adnkronos ha scovato un
fascicolo, custodito dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato e
aperto quasi 15 anni fa, che reca la dicitura «Gnomi e fate dei boschi».
Una cartellina verde del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali -
Corpo Forestale dello Stato che contiene informazioni, segnalazioni,
materiale fotografico che riguarda esattamente quello che il suo titolo
evoca: avvistamenti stranamente concentrati in un'area ben precisa,
l'Appennino tosco-romagnolo, con alcuni suoi comuni, come San Piero in
Bagno e Bagno di Romagna. Abbiamo guardato dentro quel fascicolo.
Il suo contenuto? In alcuni casi fa sorridere, in altri no. Inquieta la
fotografia scattata da G.F., banchiere di Cesena, in viaggio di notte
con la moglie per raggiungere la sua baita all'interno della Foresta
della Lama, nell'Appennino forlivese. Costretto a fermare l'auto e a
scendere dalla vettura per montare le catene da neve ha visto
«qualcosa», un essere dalla sembianze umane, carponi e intento a
mangiare neve.
La sua fotografia, nel fascicolo della Forestale è classificata come
«elfo» per via delle orecchie allungate che si intravedono. La foto è
sfocata, il negativo mai consegnato, ma secondo alcune fonti «il
testimone sarebbe una persona seria e attendibile». Che poi quello sia
proprio un elfo, tutto da dimostrare. C'è chi invece è convinto che si
tratti di un poltergeist, lo spirito di un ragazzino morto anni prima
ucciso da un mugnaio e che si aggira senza pace nella zona.
Fa sorridere, invece, il verbale di dichiarazioni spontanee datato
2 agosto 2001, raccolte nel Comando Stazione Bagno di Romagna da
ufficiali e agenti del Cfs che hanno ascoltato e messo nero su bianco il
racconto del signor Pierluigi Ricci il quale, all'interno del Parco
dell'Armina, mentre si apprestava a bere alla fonte, avvistava «un
essere alto circa 25 centimetri che ritengo essere uno 'gnomo' dei
boschi».
E ne fornisce una descrizione «da manuale», anche troppo: sembianze
umane e abbigliato con casacca azzurra, pantaloni marroni, stivali di
pelo beige, cappello rosso e barba bianca. Il tradizionale gnomo,
insomma, proprio come quello che nell'area ha dato un volto al Sentiero
degli Gnomi e al Bosco di Gnomo Mentino, che attirano ogni anno migliaia
di visitatori. Perché sulla scia della moda dello gnomo è nato tutto un
turismo, con pacchetti dedicati e con i suoi gadget, sul modello del
turismo magico o di fantasia tipico dei paesi nordici. Gli gnomi, però,
in questa zona popolano i racconti e, in alcuni casi, i ricordi di tante
persone, anche degli anziani che non si interessano di marketing e di
turismo e per i quali gli Appennini sono pieni di mostri, draghi, fate,
orchi e santi.
Avvistamenti ce ne sono sempre stati e racconti di «fenomeni
strani» nei boschi, che si tatti di presenze, misteriose combustioni di
alberi o di luci, perché lo gnomo «potrebbe essere la rappresentazione
sensibile dello spirito del bosco - spiega all'Adnkronos Stefano Cazora,
capo ufficio stampa del Corpo Forestale dello Stato e autore di un
libro, »Luoghi della meraviglia«, dedicato agli itinerari del fantastico
in Italia - se il bosco ha una sua forma di intelligenza, stando ad
alcuni studi scientifici, a questa potrebbe corrispondere una forma di
spiritualità semplice di cui lo gnomo è rappresentazione». Ma perché in
caso di avvistamento si va alla Forestale? «Alla Forestale arrivano
segnalazioni di tutti i generi, in questo caso allo gnomo si associa un
guardiano della natura così come al Cfs si riconosce il ruolo di tutela
ambientale», aggiunge Cazora.
Gnomi dell'Appennino, fate nel casentino, streghe al centro e al sud:
per chi volesse tentare l'incontro, questa è la geografia da tenere
presente. Meno chiaro il metodo, che potrebbe variare da persona a
persona, ma una regola di base c'è: secondo gli esperti bisogna imparare
a guardare verso il basso, immedesimarsi negli elementi naturali,
liberarsi della sovrastrutture culturali. Perché - sempre secondo gli
esperti - gli gnomi ci sono, siamo noi che non li vediamo.
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