Lele (Emanuele Cerri),
Elena, Touch, Omar, Manu, Beppe, Claudio, Antonio e Bruno hanno dato
vita ad un intero villaggio costruendolo dal nulla; si sono rimboccati
le maniche e nell’ottica di una vita a contatto con la natura e in
comunità hanno dato il via ad un eco-villaggio autocostruito a 200 chilometri da Phuket: Gaarawé Khao Sok, e grazie
all’appoggio di una azienda di latticini appena nata, con ottimi
risultati sulla qualità del prodotto, sono da subito economicamente
sostenibili.
In una valle che si trova tra due parchi
naturali, attraversata da un fiume caratterizzato da piccoli isolotti, e
circondato da una foresta ancora vergine, gli otto ragazzi hanno
realizzato il loro sogno con una comunità “green” aperta a chiunque
voglia unirsi a loro o semplicemente visitare e conoscere un modo
diverso, e fantastico di vivere.
Nel villaggio non manca nulla dalle
abitazioni in bambù, al gazebo dove si trova un’officina con tutti i
servizi; per i turisti ci sono attrazioni agresti e i ragazzi
organizzano eventi ed escursioni nel bel mezzo della natura, facendo
conoscere foreste, fiumi e cascate a chiunque voglia vivere la magia di
un luogo incontaminato; quindi un ecovillaggio a vocazione turistica con
“via delle arti e mestieri“, “casa degli artisti” “eventi nella natura” e tutto ciò che i futuri soci e abitanti saranno in grado di realizzare.
Chiunque può unirsi alla comunità e apportare il proprio contributo, costruendo cose nuove e supportando quelle già attive.
“Il sogno di una comunità di esseri umani, in grado di convivere in simbiosi con la Natura, si è trasformato in realtà. Dopo un’estesa ricerca in tutta la Thailandia, abbiamo individuato le terre ideali per sviluppare questo progetto nella regione di Khao Sok (Phanga – Surat Thani). Una Comunità, aperta e tutta da inventare in un luogo ricco di risorse, che possa diventare di ispirazione per l’umanità”
Così lo descrivono i fondatori, un luogo ricco e aperto, loro sono:
• Lele: inventore e capo dei giocattoli, socio;
• Touch: madrina del luogo, socia;
• Elena: Architetto (di quelli che amano la terra);
• Omar: permacultura socio;
• Manu: fisico matematico, ricercatore per il CERN;
• Beppe: Botanico tutto Pugliese socio;
• Claudio: Super tutto fare dagli occhi verdi, artista;
• Antonio: Elettricista, esperto in metalli Socio;
• Bruno: socio.
• Touch: madrina del luogo, socia;
• Elena: Architetto (di quelli che amano la terra);
• Omar: permacultura socio;
• Manu: fisico matematico, ricercatore per il CERN;
• Beppe: Botanico tutto Pugliese socio;
• Claudio: Super tutto fare dagli occhi verdi, artista;
• Antonio: Elettricista, esperto in metalli Socio;
• Bruno: socio.
I bambini che cresceranno in questi luoghi saranno i Giudici del nostro futuro.
~ Lele & Co.
~ Lele & Co.
La permacultura, metodo
per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in
grado di soddisfare bisogni della popolazione
quali cibo, fibre ed energia e al contempo presentino la resilienza,
ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali, è la base, la linea guida,
su cui si fonda dell’eco-villaggio.
« Le strategie
“dal basso verso l’alto” più rilevanti partono dall’individuo e si
sviluppano attraverso l’esempio e l’emulazione fino a generare
cambiamenti di massa. La permacultura – per quanto complementare a molti
approcci “dall’alto verso il basso” all’interno del movimento
ambientalista – non ha come obiettivo principale quello di far pressione
su governo e istituzioni per cambiare la politica, ma quello di
permettere a individui, famiglie e comunità locali di accentuare la loro
autosufficienza e autoregolazione. […] Tale approccio si basa sulla
consapevolezza che una parte della società è pronta, disponibile e in
grado, sostanzialmente – questo è ancora più significativo – di cambiare
il proprio comportamento, se crede che ciò sia possibile e rilevante.
Questa minoranza socialmente ed ecologicamente motivata rappresenta la
chiave di volta di un cambiamento su larga scala. »
(David Holmgren, Permacultura, dallo sfruttamento all’integrazione. Progettare modelli di vita etici, stabili e sostenibili)
I ragazzi hanno finanziato da soli il
progetto, pianificando ogni dettaglio, e realizzandolo in modo che
divenisse autosufficiente. Se vuoi unirti a loro o visitare
l’eco-villaggio scrivi a consapevoledelnulla@gmail.com oppure visita il loro blog su Viverealtrimenti o la loro pagina Facebook: Gaarawé Khao Sok.
Un sogno che catturava certi giovani già negli anni Sessanta. Ci vuole molta forza di volontà per la sua realizzazione, perché poi possono emergere dinamiche di gruppo alquanto sgradevoli, che ti fanno pentire di aver scelto una vita comunitaria senza regole o quasi.
RispondiEliminaSono d'accordo su quasi tutto quello che dici, effettivamente ho sentito parlare di queste realtà partite bene, con idee sane, con entusiasmo, ma che poi sono sfociate appunto in casini vari (non entro nel merito alieno poichè sarebbe lunga). Con le "regole" non ci vado molto d'accordo... essere anarchici ed avere delle "regole" suona stonato, no? Se di regole possiamo parlare ne direi una soltanto del buon Silvano Agosti: il buon-senso, il buon senso del Vivere. Detta così potrebbe dir tutto o niente, è vero. Aggiungerei che questi ecovillaggi sono costituiti da individui, da persone, ogni persona è diversa da ogni altra.... e quello che ci differenzia è la consapevolezza di se stessi, intesa come misura "evolutiva" (anche se forse non è il termine adatto), di stare bene con se stessi, ecc... mi fermo qua altrimenti scriverei fino a giugno come minimo! ahah! Buona serata :)
EliminaStai diventando un...esperto, bravo Andrea! :-)
EliminaKonrad Lorenz, uno che di etologia e quindi di psicologia se ne intendeva, a proposito delle idiosincrasie che insorgono in un secondo momento fra persone che vivono in comunità, definiva questo fenomeno con il termine di "malattia della tenda", nel senso di tenda canadese.
Evidentemente, l'aveva sperimentata al campeggio.
Non conoscevo questo Konrad Lorenz, forse l'ho solo sentito solo nominare, grazie 100000 :D
EliminaBuon sabato, a presto :)