Grazie ai satelliti Iridium, un gruppo di scienziati ha studiato
le correnti elettriche generate dall’interazione tra vento solare e
campo magnetico, alla base delle aurore polari, scoprendo che si formano
in due fasi. Un fatto che può essere utile per limitare i danni di una
tempesta geomagnetica
Esempio
di grafico da dati AMPERE delle perturbazioni magnetiche e della
densità radiale di corrente per l’emisfero settentrionale nell’arco di
un’ora e mezza. Crediti: immagine concessa dall’editore Wiley
Si capisce, dunque, l’interesse di misurare con precisione e in maniera continua le correnti di Birkeland. Cosa che gli scienziati ora riescono a fare con uno strumento davvero particolare, lo Active Magnetosphere and Planetary Electrodynamics Response Experiment (o, in breve, AMPERE), basato sulla costellazione di 66 satelliti Iridium, il noto servizio di telecomunicazione satellitare globale. Analizzando i dati raccolti da AMPERE per capire come la Terra “risponda” all’insorgenza del vento solare, un gruppo di ricercatori statunitensi e australiani ha scoperto che questa risposta il nostro pianeta la fornisce in due fasi distinte.
In uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters, gli scienziati spiegano che le correnti prima compaiono nelle regioni polari dell’emisfero diurno, dove rimangono costanti per circa mezz’ora. Poi inizia la seconda fase, quando forti correnti insorgono nell’emisfero notturno, correnti che alla fine si uniscono a quelle iniziali nel lato verso il Sole. Un fatto particolarmente rilevante è che la maggior parte dell’energia del vento solare è depositata nell’atmosfera polare da processi avviati nella seconda fase. Gli autori concludono il loro studio domandandosi come la discontinuità di questo paso doble – il ritardo tra la prima e la seconda fase – possa costituire un efficace sistema di allerta a breve termine sul verificarsi di imminenti sconvolgimenti meteorologici spaziali. Sarebbe un altro contributo per prepararsi alla super tempesta solare che, un giorno o l’altro, potrebbe mettere alla prova le nervature elettriche ed elettroniche sulla Terra.
Referenze:
Development of large-scale Birkeland currents determined from the Active Magnetosphere and Planetary Electrodynamics Response Experiment, di B. J. Anderson1, H. Korth, C. L. Waters, D. L. Green, V. G. Merkin, R. J. Barnes e L. P. Dyrud, Geophysical Research Letters
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