Un abominio che non scalfisce l’indifferenza generale di una disumanità lobotomizzata dal consumo frenetico. Sul pianeta Terra circa 8 milioni di bambini sono spariti soltanto nel 2013; il 10 per cento delle sparizioni sono avvenute negli Stati Uniti d’America. Numeri invisibili, ma in concreto si tratta di bambini che fuggono dalla violenza, dai maltrattamenti, dallo sfruttamento. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’International Centre for Missing and Exploited Children. Tuttavia, quell che questa ricerca non dice, e che sempre più spesso i bambini diventano prede di pedofili altolocati a livelli istituzionali, sette sataniche, vivisezionatori in camice bianco a caccia di organi umani. In Europa si registra una sparizione di minori ogni due minuti, in cifre 250 mila minori.
Nella decima relazione del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, i minorenni inghiottiti nel nulla nel nostro paese dal 1974 al giugno 2013 sono 11.615, di sui 1.917 italiani (1.687 nel 2012) e 9.998 stranieri (8.907 nel 2012). http://www.icmec.org/en_X1/icmec_publications/ICMEC_mech.pdf
Messico. Contro la corruzione e il crimine organizzato, continua la mobilitazione per la sparizione dei 43 studenti
Ormai l’impressione di molti è
che nelle aree più violente del Messico si sia venuta a creare una vera
e propria continuità tra la classe politica e le organizzazioni
criminali. E’ diventato impossibile capire se sono i criminali a
lavorare per i politici o i politici a lavorare per i criminali, oppure
se, direttamente, i criminali si sono fatti eleggere in politica.
Un Paese, dove, al
momento del suo insediamento nel dicembre del 2012, il presidente
Enrique Peña Nieto ha riconosciuto che la “guerra alla droga” lanciata
dal predecessore Felipe Calderón aveva portato a gravi abusi da parte
delle forze di sicurezza. Nei primi mesi del 2013, l’amministrazione ha
detto che più di 26mila persone sono state segnalate scomparse o
mancanti dal 2007, un problema che ha definito una “crisi umanitaria”, e
promulgata un’ampia normativa volta a garantire i diritti delle
vittime.
“Eppure il governo ha fatto
pochi progressi nel perseguire omicidi diffusi, sparizioni forzate, e
torture commesse da soldati e poliziotti nel corso della lotta contro la
criminalità organizzata, anche durante il mandato di Peña Nieto. I
membri delle forze armate accusati di violazioni dei diritti umani
continuano ad essere perseguiti all’interno del sistema di giustizia
militare di parte, che assicura l’impunità”. A riferirlo è Human
Right Watch. Nel giugno 2013, la Commissione nazionale per i diritti
umani del Messico (Cndh) ha dichiarato che stava indagando su 2.443
sparizioni in cui aveva trovato le prove del coinvolgimento di agenti
statali.
In questo clima sono scesi in
piazza negli ultimi giorni migliaia di manifestanti che hanno tenuto
una marcia nella città messicana di Acapulco, per esigere il ritorno
sicuro dei 43 studenti che sono “spariti” nel mese di settembre. Venerdì
scorso, i manifestanti cantavano “Li hanno presi in vita, noi li
vogliamo indietro vivi”.
Studenti, insegnanti e contadini armati di machete, hanno chiesto le dimissioni del governatore dello Stato di Guerrero, Angel Aguirre, per la sua cattiva gestione del caso. “Siamo venuti a dire al governo che questa lotta non cesserà finché non troviamo la giustizia. La gente vuole giustizia”, ha dichiarato il leader dell’Unione Guerrero Marco Antonio Adame. “La gente non ne può più di tanta repressione, di tanto crimine commesso contro chi protesta. E chiediamo che i nostri diritti siano rispettati”.
Studenti, insegnanti e contadini armati di machete, hanno chiesto le dimissioni del governatore dello Stato di Guerrero, Angel Aguirre, per la sua cattiva gestione del caso. “Siamo venuti a dire al governo che questa lotta non cesserà finché non troviamo la giustizia. La gente vuole giustizia”, ha dichiarato il leader dell’Unione Guerrero Marco Antonio Adame. “La gente non ne può più di tanta repressione, di tanto crimine commesso contro chi protesta. E chiediamo che i nostri diritti siano rispettati”.
Gli studenti scomparsi
frequentavano l’università rurale di Ayotzinapa, una città vicina al
capoluogo dello Stato di Guerrero. Il 26 settembre erano partiti dalla
loro università per andare a manifestare ad Iguala. A quanto pare per
raggiungere la città avevano “sequestrato” due autobus privati. Si
tratta di una pratica piuttosto comune nella zona. L’università di
Ayotzinapa è frequentata soprattutto dai figli di famiglie contadine
della zona. Moltissimi sono di origine indios e hanno un redditto molto
basso. L’università di Ayotzinapa è un luogo molto radicale: le sue
pareti sono coperte di ritratti di Che Guevara e Lenin e l’ideologia
rivoluzionaria è ancora molto sentita, alimentata dalla povertà della
regione, dalla criminalità organizzata e dalla corruzione della classe
politica.
Vicino ad Iguala gli autobus
sono stati fermati dalla polizia. A quanto pare gli studenti sono scesi
dai mezzi e hanno cercato di rimuovere con la forza le auto della
polizia che bloccavano la strada. A quel punto è iniziata una
sparatoria. Gli agenti, con l’aiuto forse di alcune persone in abiti
civili, hanno sparato sugli studenti uccidendone almeno tre e ferendone
altre decine. In molti sono riusciti a fuggire sulle colline vicine,
mentre in 43 sono stati arrestati.
Da quel momento di loro non
si è avuta più notizia, almeno fino al ritrovamento delle fosse comuni
lo scorso 6 ottobre, quando la storia dei 43 studenti spariti si
complica ancora di più. Sembra tuttavia, dai primi esami, che il
Dna dei corpi trovati per il momento non coincida con quello degli
studenti; nel frattempo si è ucciso un importante leader criminale
accusato di essere coinvolto nelle sparizioni.
La situazione in diverse
città messicane, intanto, sta diventando sempre più incandescente:
lunedì, per esempio, un gruppo di manifestanti ha saccheggiato e
bruciato una parte della sede del governo nello Stato di Guerrero,
durante alcune proteste legate alla sparizione degli studenti. Le
autorità messicane affermano che oltre
1.200 uomini delle forze di sicurezza stanno cercando gli studenti in
tutto il paese di Iguala, dove sono stati visti l’ultima volta, e che
hanno arrestato il capo della banda responsabile della scomparsa degli
studenti e alcuni agenti responsabili.
Mentre il numero dei manifestanti cresce in un clima sempre più teso contro i narcos e la corruzione, arriva
la notizia del sequestro di una donna che denunciava le attività delle
organizzazione criminali attraverso Twitter e collaborava con un portale
web dedicato alla sicurezza cittadina nello Stato di Tamaulipas, nel
nord del Messico. La donna è
stata rapita, torturata e assassinata da presunti sicari dei narcos, che
hanno pubblicato una foto del suo cadavere sulla sua pagina del social
network. Si chiamava Maria del Rosario Fuentes ed era medico.
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