Parliamo oggi di un argomento un po’ spinoso… L’ubbidienza. Utilizzerò le parole di maria Montessori perché sono di per sè esaustive e facilmente comprensibili. E dunque…
“Il pregiudizio più comune
nell’educazione ordinaria implica che tutto si possa ottenere con
l’insegnamento (ossia rivolgendosi all’udito del bimbo), o col portare
se stessi ad esempio per essere imitati; mentre la personalità può
essere sviluppata solo con l’esercizio proprio. Il bambino è comunemente
considerato come un essere ricettivo invece che come un individuo
attivo.
L’educazione abituale non solo
preclude alla volontà l’occasione di svilupparsi ma ostacola questo
sviluppo e direttamente ne inibisce l’espressione. Il maestro
nell’educazione tradizionale ragiona in modo che può sembrare abbastanza
logico. Egli pensa:”per potere educare io devo essere buono e perfetto.
So che cosa si deve fare e non fare: perciò basterà che i bambini mi
imitino e mi ubbidiscano.”
L’ubbidienza è la base segreta dell’insegnamento.
In tal modo il compito del maestro
diventa facile ed esaltante. Egli dice: ” Davanti a me sta un essere
vuoto, o pieno di errori: io lo trasformerò ricreandolo a mia immagine e
somiglianza”. Egli si attribuisce così i poteri espressi nelle parole
della Bibbia: ” e Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”.
La disciplina poggia su minacce e
paura. E si giunge così a concludere che il bimbo disubbidiente è
cattivo e quello ubbidiente è buono.
Quindi uno degli scopi principali
dell’educazione è tutt’ora quello di piegare la volontà del bambino e di
sostituirvi quella dell’adulto che pretende ubbidienza.
Ma l’ubbidienza può anche essere considerata una caratteristica della natura, infatti il suo sviluppo è come una specie di evoluzione e rappresenta il punto di arrivo di un lungo processo di perfezionamento” (Maria Montessori, “La mente del bambino”).
Esistono infatti tre gradi dell’ubbidienza:
1) “ Nel primo grado
il bambino ubbidisce solo occasionalmente, non sempre. Questo fatto,
che si potrebbe attribuire a comportamento capriccioso, deve essere
analizzato.
L’ubbidienza non è connessa soltanto con ciò che noi di solito chiamiamo “buona volontà”.
Tra un anno e i 6 l’ubbidienza
dipende da fatti di formazione. Una certa abilità e una certa misura di
maturità sono sempre necessarie per poter attuare l’azione comandata.
E’ necessario perciò stabilire prima
la possibilità materiale dell’ubbidienza in relazione allo sviluppo
raggiunto. Ed è per questo che un bambino prima dei tre anni non può
essere ubbidiente, se il comando ricevuto non corrisponde all’impulso
vitale.
A quest’età l’adulto potrà solo impedire, più o meno violentemente, le azioni del piccolo che egli riprova.
L’ubbidienza però non è soltanto
inibizione; essa consiste specialmente nell’agire conformemente alla
volontà di un’altra persona.
Anche il piccolo dopo i tre anni non
può tutto d’un tratto agire secondo la volontà di un altro individuo, nè
comprendere da un giorno all’altro la ragione e la logica di fare
quello che si vuole da lui. Certi progressi sono il risultato di una
formazione interiore che passa attraverso vari stadi. Finchè questo
periodo di formazione perdura, può avvenire che il bimbo ogni tanto
riesca a compiere un’azione comandata, ma questa corrisponderà a
un’acquisizione di maturità interiore appena fatta; solo quando
l’acquisizione è diventata salda e permanente, la volontà ne può
disporre” (Maria Montessori,“La mente del bambino” ).
Se pensiamo ai primi passi di un
bambino, comprendiamo come prima si arrischi a camminare essendo incerto
e barcollante e come in seguito all’esercizio instancabile egli diventi
stabile e forte nella sua facoltà che può ora porre a servizio della
volontà.
“La volontà dell’uomo fa parte di un potere universale (hormè), e che questa forza è la forza della vita in corso di evoluzione.
La volontà cosciente è un potere che si sviluppa con l’esercizio e il lavoro. La costruzione della volontà cosciente avviene nell’intimo.
Il costruttore non può dunque essere nè la madre, nè l’insegnante: essi
non sono gli architetti, ma possono solo aiutare l’opera di creazione
che procede dal bambino stesso.
Aiutare, questo
dovrebbe essere il loro compito e il loro scopo, ma esse hanno anche il
potere di distruggere e di spezzare con la repressione.
Ogni tentativo di resistenza da parte
del bambino è represso come una forma di ribellione: si direbbe che
l’educatore faccia tutto il possibile per distruggere la volontà
dell’allievo. E’ un errore fondamentale il credere che la
volontà dell’individuo debba essere distrutta affinchè egli possa
ubbidire, cioè accettare, ed eseguire ciò che un altro decide” (Maria Montessori,“La mente del bambino” ).
Se si crede nello spirito creativo che è nel bambino ci si troverà presto di fronte ad un altro grado di ubbidienza.
2) “Il secondo grado è
raggiunto quando il bimbo può ubbidire sempre (ossia quando non vi sono
più ostacoli dipendenti dal grado del suo sviluppo). Le sue abilità ben
consolidate possono ora venir dirette, non solo dalla sua volontà, ma
anche dalla volontà di un’altra persona” (Maria Montessori,“La mente del bambino” ).
Ma il bambino non si ferma qui, che
potrebbe essere la massima aspirazione per un adulto. No! Se lo si
lascia libero di manifestarsi Egli ci porterà ad uno stadio superiore.
3) “Nel terzo grado l’ubbidienza è diretta verso una personalità della quale egli sente la superiorità.
E’ come se il bimbo si rendesse conto
del fatto che l’insegnante è capace di fare cose superiori a quelle che
può fare lui: è come se dicesse a sè stesso : “questa persona,che sta
tanto al di sopra di me, può penetrare nella mia intelligenza, con un
suo speciale potere e farmi grande quanto lei. Agisce dentro di me!
Ottenere ubbidienza da individui
che hanno già sviluppato la loro volontà, ma che hanno liberamente
deciso di seguire la nostra, è molto differente. Questo tipo di
ubbidienza è un atto di omaggio, un riconoscimento di superiorità
dell’insegnante, che dovrebbe essergli di grande soddisfazione” (Maria Montessori, “La mente del bambino”).
L’insegnante o il genitore diventa un servitore dello spirito
del bambino, poichè aspira a questo tipo di obbedienza che non è
inibizione o repressione, ma manifestazione di volontà cosciente.
Vivere Montessori vi lascia alle vostre riflessioni, ricordandovi che servono due doti fondamentali per seguire il bambino: fiducia sul fatto che Egli si manifesterà attraverso il lavoro e pazienza.
A tal proposito vi riporto una canzoncina che amo cantare con le mie figlie:
Aspetta,aspetta,non avere troppa fretta… con un buffo ritornello aspettare sarà bello…
Con la pazienza maturano le mele, finisce il temporale, si gonfiano le vele..
Con la pazienza il passerotto vola, il ragno fa la tela, si impara una parola…
Con la pazienza!
Ricordiamoci noi genitori o insegnanti,
che ogni bambino è un mondo a sè, che ognuno rispetta i propri tempi di
creazione e che il nostro compito è predisporre l’ambiente fisico e
psichico (che siamo noi) adatto affinchè lo spirito creatore del bambino
possa manifestarsi. Non poniamoci come ostacolo fissando degli
obiettivi prima di conoscere chi è davvero quel bambino o quella bambina
che stringiamo fra le braccia.
Amiamo, viviamo di fede , e serenamente attendiamo!
Educatrice Manuela Griso
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