"Per sapere chi sei, devi prima sapere chi non sei, prosciugherai così il mare dell'illusione e troverai la vera essenza del Sé nel vento, nessun desiderio e paura ma Amore incondizionato."
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sabato 30 novembre 2013
Una casa trasparente in mezzo al deserto
Dalla foto sembra una casa trasparente: ma è solo un effetto ottico.
A prima vista potrebbe ingannare un occhio poco attento. Nel bel mezzo del deserto, cosa ci fa una casa trasparente? Si tratta di un bizzarro progetto Lucid Stead del fotografo e artista Philip K Smith III. Esperimento che ha lasciato tutti di stucco. La location è il deserto del parco Joshua Tree, reso celebre da un album degli U2. Philip, che possiede un terreno nel deserto, dopo aver osservato a lungo i giochi del sole e i riflessi della sabbia ha deciso di realizzare questa installazione di pannelli solari a specchio che trasformano una capanna di legno in un incredibile effetto ottico.
What seems to be a see through shed with floating wooden planks, is actually a shed with mirrors all around it.
Philip K Smith III got inspired by the shed how it was in the original state as an old beat up shed, he wanted to reflect the desert in his project of transforming the old shed.
The new shed is a real piece of artwork which seems out of this world, Philip called this project the “Lucid Stead”.
The windows glow in the dark with build in LED lights giving it a remarkable look at night.
Philip K Smith III got inspired by the shed how it was in the original state as an old beat up shed, he wanted to reflect the desert in his project of transforming the old shed.
The new shed is a real piece of artwork which seems out of this world, Philip called this project the “Lucid Stead”.
The windows glow in the dark with build in LED lights giving it a remarkable look at night.
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Camminare per poi correre... ;)
Da quando ho imparato a camminare mi piace correre.
Friedrich Nietzsche
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venerdì 29 novembre 2013
Corrado Malanga presenta il libro COSCIENZA
Presentazione di Coscienza di Corrado Malanga. L'evento si è svolto pochi giorni fa a Roma a cura di Spazio Interiore
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giovedì 28 novembre 2013
Affrontare o soccombere
Come puoi apprezzare la felicità senza sapere cos'è la tristezza? Come puoi raggiungere la saggezza senza affrontare le tue paure?
Sergio Bambarén
L’Earthing
Da sempre l’uomo ha riscontrato benefici stando a piedi nudi sul terreno.
Come si sta bene al mare, quando si passeggia sul bagnasciuga… I benefici si sentono anche a distanza di ore e perfino di giorni. Se ci pensiamo il concetto è semplicissimo: ci siamo evoluti per milioni di anni camminando a piedi nudi, mentre le invenzioni della plastica e della gomma, che ormai vengono utilizzate per la costruzione delle suole delle scarpe, è assolutamente moderna. Tale invenzione è comoda per chi produce, ma per chi indossa poi le scarpe potrebbe rilevarsi veramente poco salutare.
La scienza da qualche anno sta indagando su questo fenomeno, e le cose che si scoprono potrebbero avere fondamentali risvolti per la salute umana. Il nostro ambiente (sia la casa che l’esterno) è inquinato da campi elettromagnetici creati dalla corrente industriale alternata, che serve per dare energia ai nostri elettrodomestici. Questi campi elettromagnetici influiscono sul nostro corpo, caricandolo con una differenza di potenziale.
Basta fare una prova con un comune voltmetro, che sia abbastanza sensibile anche a piccole differenze di potenziale. Per verificare la differenza di potenziale, basta mettere uno spinotto a Terra e l’altro stringerlo tra le dita di una mano. Al contempo gli elettrodomestici presenti nella stanza dovranno essere accesi (frigorifero, televisione, luci, sveglia ecc.). Si noterà che il voltaggio non sarà zero come potremmo attenderci. La prova potrà proseguire incominciando a spegnere, uno alla volta, gli elettrodomestici. Si noterà che il voltaggio tenderà a calare. La prova potrà continuare andando all’aperto e ripetendo il test con le scarpe e senza, stando a contatto diretto col suolo. Si noterà che la differenza di potenziale da scalzi sarà zero o poco più.
Gli studiosi del fenomeno si dividono in coloro che sostengono che l’inquinamento elettromagnetico possa influire negativamente sulla salute umana, ed altri che dicono che ciò non influisce. Fatto sta che alcuni soggetti risultano estremamente sensibili al fenomeno e manifestano alcune patologie come ad esempio l’emicrania. Tutto questo serve a farci capire che il corpo umano è un ottimo conduttore e che al suo interno possono circolare elettroni.
Il ricercatore dr. “James Oschman” iniziò ad indagare su questo fenomeno qualche anno or sono, su richiesta del chiropratico del famoso ciclista “Lance Armstrong”, il quale basava le proprie convinzioni solo sull’esperienza, ed aveva bisogno di conferme più solide e scientifiche. Oggi esistono ormai una dozzina di ricerche scientifiche eseguite da Oschman ed dal suo team, che confermano empiricamente quelle osservazioni e quelle esperienze dirette.
La maggioranza delle malattie nascono a causa di stati infiammatori cronici. L’earthing può aiutare a prevenire molte di queste malattie e a migliorare notevolmente gli stati infiammatori cronici. Quando siamo connessi alla Terra, oltre a scaricare le differenze di potenziale indotte dai campi elettromagnetici che ci circondano, c’è un trasferimento di elettroni dalla Terra al corpo. Questi elettroni sono dei potenti agenti antiossidanti, in grado di migliorare il ritmo cardiaco (il sangue diventa più fluido) ed abbassare i livelli d’infiammazione.
Ogni volta che abbiamo finanche un piccolo incidente, come per esempio un taglio di coltello, il nostro sistema immunitario reagisce producendo globuli bianchi che intervengono nel punto dell’infortunio. I globuli bianchi quindi producono radicali liberi, che servono per distruggere eventuali batteri che sono penetrati attraverso la ferita. Se ci sono cellule danneggiate, i radicali liberi le distruggono, facendo così spazio a cellule nuove. Questo fenomeno, che sopra si è semplificato, è detto “risposta immunitaria”.
Quello che la ricerca sta scoprendo è che l’infiammazione, che la medicina ufficiale considera un’ineludibile parte del processo di guarigione, sarebbe per così dire, un “artefatto”, dovuto proprio alla mancanza o alla carenza di elettroni nei tessuti.L’infiammazione dunque sarebbe dovuta alla distruzione, da parte dei radicali liberi, oltre che dei tessuti danneggiati, anche dei tessuti sani! Più siamo infiammati e più si producono radicali liberi e più ci ammaliamo! Un circolo vizioso. La ricerca scientifica sull’earthing, sta dimostrando che se siamo connessi alla terra, gli elettroni (caricati negativamente) che attraversano il corpo quando è in atto una malattia o siamo vittime di un infortunio, possono neutralizzare l’effetto dei radicali liberi sui tessuti sani!Infatti i radicali liberi hanno carica positiva. Quindi connettere il corpo alla Terra, può limitare quelli che, secondo quanto detto sopra, si possono chiamare “danni collaterali”. Come si vede, milioni di anni di evoluzione ci hanno resi esseri perfetti, capaci di sfruttare a nostro vantaggio tutto quello che la natura ci può offrire. Anche inconsapevolmente.
Earthing come strategia anti età:
Il declino dovuto all’età, è strettamente connesso allo sviluppo dei radicali liberi che si accumulano nei tessuti. I radicali liberi si producono quando ci procuriamo un infortunio, quando c’è infiammazione cronica, quando ingeriamo cibi… Quello a cui dobbiamo perciò puntare, è cercare di mantenere un equilibrio tra produzione di radicali liberi e loro smaltimento.
Ci sono delle caratteristiche principali nel fenomeno dell’invecchiamento, causato dai radicali liberi: il danneggiamento o mutazione del DNA e il danneggiamento o malfunzionamento dei mitocondri all’interno delle cellule. I mitocondri sono le centrali energetiche del corpo umano.
La teoria del “cross linking” o aggregazione, presuppone che l’accumulo di certe proteine, dette aggregate, danneggi cellule e tessuti. Questa teoria poggia sul concetto che le proteine glicosilate (dagli AGEs, Advanced Glycation End Products) aumentino con l’età, e siano caratterizzate da una ridotta funzione. La glicosilazione consiste in un legame non enzimatico di uno zucchero con una proteina. La glicosilazione del collagene aumenta con l’età, interferisce con la sua funzione e comporta un maggior numero di legami crociati (cross linking), riducendo così la mobilità e l’elasticità dei tessuti e determinando pelle raggrinzita, rughe, riduzione dell’efficienza degli enzimi…
Il corpo umano è una matrice vivente, che può trasferire elettroni dappertutto limitando l’eccesso di radicali liberi. Gli elettroni possiamo procurarceli stando a contatto con la Terra, ed anche accumularli nel tessuto connettivo ed utilizzarli all’occorrenza. Sono gratuiti e semplici da procurarsi.
L’earthing ed il sangue:
Il dr. Oschman ha scoperto che stando a contatto con la terra il sangue fluidifica in modo evidente. I globuli rossi si caricano di energia negativa e si respingono l’uno con l’altro, evitando di coagulare. Questa scoperta può avere effetti notevoli sulle malattie cardiocircolatorie. E’ stato utilizzato il metodo detto “potenziale zeta” per misurare la viscosità sanguigna. Il “potenziale zeta” si misura sui globuli rossi, e più è alto più il sangue risulta fluido, e più si sposta velocemente. Contemporaneamente si abbassano i battiti cardiaci e il cuore fatica meno.
Le superfici migliori per praticare l’earthing:
Le migliori superfici sulle quali praticare earthing, sono chiaramente quelle a maggiore conduttività elettrica. In primis la sabbia bagnata, ma ancora meglio è nuotare nel mare o nei laghi. Ottima è l’idea di passeggiare o correre sull’erba, magari umida di rugiada. Visto che molti di noi vivono in città, devo aggiungere che il cemento è un discreto conduttore, a meno che non sia stato sigillato da bitume.
L’asfalto è un pessimo conduttore:
Vivere in palazzi alti, per esempio al 20° piano, può essere ancora più pericoloso per la salute. Questo perché la superficie della Terra è carica elettricamente e spinge alcuni elettroni a passare comunque nel corpo. Ma se si vive in alto, questo processo diventa impossibile.
Quando si è costretti a vivere in palazzi molto alti, oltre che praticare l’earthing quando è possibile, è anche consigliabile acquistare dei prodotti specifici per connettersi elettricamente al suolo. Sono in commercio speciali coperture che si mettono sul lenzuolo, o perfino semplici braccialetti. Tutti questi prodotti vanno connessi ad una messa a terra della casa.
Conclusioni:
Provate a praticare l’earthing costantemente, ritagliando tutti i giorni alcuni minuti di tempo. Vedrete notevoli miglioramenti nella vostra vita. Si regolarizzeranno i ritmi circadiani, il sonno sarà ristoratore, e si reggerà meglio lo stress quotidiano. Si recupereranno meglio gli infortuni e le ferite si ripareranno più velocemente. Gli effetti a lungo termine sono ancora soggetti a studio, ma probabilmente saranno di notevole interesse. Gli effetti dell’earthing sulla salute, potrebbero persino determinare cambiamenti importanti a livello sociale.
http://portalemisteri.altervista.org/blog/learthing-stare-a-contatto-con-la-terra/
Rivisto da Fisicaquantistica.it
mercoledì 27 novembre 2013
Frank, il bambino del film "d'amore si vive" di Silvano Agosti
Sempre bello da rivedere e riascoltare! :-D
martedì 26 novembre 2013
Costruirsi una casa con 180 euri
Per costruire questa casa il 59enne ha speso solo 180 euro, e l'ha anche già affittata...
Un uomo ha costruito una casa spendendo solo 150 sterline, circa 180 euro, utilizzando una tecnica di costruzione antica e materiali che ha trovato nei cassonetti. Michael Buck, 59 anni, ha usato solo materiali naturali o cose buttate nella spazzatura per costruire la ‘cob house’ nel suo giardino nella campagna dell’Oxfordshire. L’ex insegnante di arte, oggi piccolo proprietario terriero nei pressi di Oxford, ha già iniziato ad affittare la proprietà e il suo attuale inquilino – un operaio in una fattoria vicina – paga l’affitto con il latte.
La Cob Huse è stata costruita in base a un metodo che risale alla preistoria dove veniva utilizza solo la terra, argilla e paglia.
Il calore è fornito da una stufa a legna – e grazie alle pareti in pannocchia e al tetto di paglia la casa è sorprendentemente ben isolata. Il cottage ha anche una propria dependance di paglia completa di servizi igienici. Buck, che ha trascorso due anni raccogliendo materiali e nella costruzione della casa, ha detto che ‘Non doveva costare nulla, ma alcune cose sono andate storte quindi abbiamo finito per spendere 150 sterline‘.
‘Un giorno scomparirà di nuovo nel paesaggio – spiega il suo costruttore – diventerebbe solo un tumulo di terra, se venisse abbandonata. Ci sono anche alcuni tocchi personali – i nomi di tutti coloro che hanno contribuito a costruire la casa sono scritti sul muro, come quelli di tre mucche – Marigold, Crystal e Mist – che hanno fornito sterco che ha contribuito a fare le pareti’.
George Clark conduce degli speciali sulle case più incredibili del mondo, cliccate qua se volete stupirvi e vedere il video dettagliato della Cob House!
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lunedì 25 novembre 2013
Piramidi in Italia
PIRAMIDI DI RUALIS - CIVIDALE DEL FRIULI
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Santa Agata del Goti
domenica 24 novembre 2013
9 dicembre 2013: appello alle forze dell'ordine
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sabato 23 novembre 2013
Veleno nei supermercati! Attenzione!
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venerdì 22 novembre 2013
Fukushima, silenzio dei media. Ma le fuoriuscite radioattive proseguono
L'emergenza non è archiviata. Una petizione chiede al Giappone di trattare con maggiore trasparenza la situazione. Intanto, nessuno sa dove siano finiti i "noccioli" di tre reattori e a Fukushima Daiichi, centrale in funzione da oltre 40 anni, ci sono circa undicimila barre di combustibile “spento”, un micidiale mix di uranio e plutonio
Ormai nessuno ne parla più. E non solo sui media italiani, notoriamente poco propensi a seguire con continuità eventi stranieri, aldilà dell’emergenza. Eppure a Fukushima l’emergenza è tutt’altro che archiviata. E se mantra, scongiuri e menzogne del governo sono riusciti a convincere il Cio ad affidare le Olimpiadi del 2020 a Tokyo, la realtà è quella che è e va, di tanto in tanto, ricordata. La situazione di Fukushima – dove proprio in questi giorni è iniziata una delle operazioni più delicate e pericolose (il trasferimento di migliaia di barre di uranio altamente radioattive dalla cosiddetta “piscina” del reattore n.4, l’unico a non avere subito il meltdown perché all’epoca era spento) non ha precedenti per quanto è successo, quanto sta succedendo e quanto potrebbe ancora succedere.
Un incubo che coinvolge non solo i poveracci che ci lavorano dentro e la popolazione locale, ma l’intero Giappone e l’intera comunità internazionale, come giustamente continuano a denunciare Greenpeace e altre organizzazioni internazionali composte non solo solo da attivisti antinucleari, ma da fior fiore di scienziati come Arnie Gundersen e Harvey Wasserman. Date un’occhiata aFairewinds.org e all’appassionata denuncia della situazione, con annessa petizione da firmare on line. La petizione è già sul tavolo di Ban Ki Mon, segretario generale dell’Onu e davvero non si capisce perchè l’Onu, a questo punto, non imponga al Giappone di trattare e gestire la questione con maggiore senso di responsabilità e trasparenza. In sintesi, possiamo dire che a Fukushima, a quasi tre anni dalla catastrofe, sussistono tre grandi problemi.
1 – Non si sa dove siano finiti i “noccioli” di tre reattori. Davvero. Non si sa.
2 – Continuano, senza sosta, le fuoriuscite, anche ingenti, di acqua contaminata. L’intera centrale, è un vero e proprio colabrodo. Non fanno a tempo a tappare (spesso in modo assolutamente precario) una perdita che se ne scoprono di nuove.
3 – A Fukushima Daiichi, centrale in funzione da oltre 40 anni, ci sono circa undicimila barre di combustibile “spento”, un micidiale mix di uranio e plutonio che qualcuno ha definito, giustamente, la cosa più pericolosa mai prodotta dall’uomo. Essendo Fukushima in piena emergenza, sono tutte a rischio. Circa 1500 (quelle che la Tepco ha cominciato a trasferire) sono ad altissimo rischio. Ciascuna di esse, se “maltrattata”, potrebbe provocare una nuova, tragica emergenza nucleare. Eppure, nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale e persino del governo giapponese, la Tepco ha deciso di procedere da sola, senza l’assistenza di “tecnici” stranieri. Questo non è eroismo, né orgoglio nazionale: è arroganza e profondo senso di irresponsabilità (qui potete vedere foto e video ufficiali).
2 – Continuano, senza sosta, le fuoriuscite, anche ingenti, di acqua contaminata. L’intera centrale, è un vero e proprio colabrodo. Non fanno a tempo a tappare (spesso in modo assolutamente precario) una perdita che se ne scoprono di nuove.
3 – A Fukushima Daiichi, centrale in funzione da oltre 40 anni, ci sono circa undicimila barre di combustibile “spento”, un micidiale mix di uranio e plutonio che qualcuno ha definito, giustamente, la cosa più pericolosa mai prodotta dall’uomo. Essendo Fukushima in piena emergenza, sono tutte a rischio. Circa 1500 (quelle che la Tepco ha cominciato a trasferire) sono ad altissimo rischio. Ciascuna di esse, se “maltrattata”, potrebbe provocare una nuova, tragica emergenza nucleare. Eppure, nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale e persino del governo giapponese, la Tepco ha deciso di procedere da sola, senza l’assistenza di “tecnici” stranieri. Questo non è eroismo, né orgoglio nazionale: è arroganza e profondo senso di irresponsabilità (qui potete vedere foto e video ufficiali).
Ciascuno dei problemi elencati è di per sé un’emergenza che dovrebbe essere gestita sotto i riflettori del mondo e non, come avviene a Fukushima, con visite guidate, comunicati stampa e dati inverificabili. Già il fatto che ci sia stato (e negato per oltre tre mesi) un triplo meltdown è un evento senza precedenti. Ma che nessuno sia ancora in grado di capire dove siano finiti i “noccioli” ha dell’inverosimile. La Tepco, che continua ogni tanto ad innaffiare i reattori, sostiene che sono ancora all’interno, che non hanno “bucato” la cosiddetta camicia esterna, in acciaio e cementoarmato. Ma nessuno lo sa con certezza. Nessun essere umano ha potuto sinora avvicinarsi ai tre reattori per verificarlo: nemmeno i supersofisticati “robot”. Appena entrano nel reattore, “friggono”, a causa delle radiazioni. C’è la concreta possibilità che almeno una parte dei “noccioli”, sotto forma di lava incandescente, abbia perforato il cemento e sia penetrata nelle falde acquifere. E’ una plausibile giustificazione dei numerosi “hot spots” che pullulano attorno alla centrale, anche oltre la cosiddetta “zona di sicurezza” di 20 km. Senza precedenti è anche la quantità di acqua contaminata che Tepco e governo giapponese – dopo averlo per lungo tempo negato – hanno ammesso di riversare quotidianamente in mare. E’ vero che l’Oms, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, ha affermato che non si tratta di quantitativi “pericolosi per l’uomo”. Ma c’è da fidarsi? Molti esperti dicono di no, che non c’è da fidarsi, che solo tra qualche anno ci renderemo conto delle reali dimensioni di questa catastrofe e dell’impatto ambientale che ha provocato.
Le stesse Nazioni Unite stanno preparando un dettagliato rapporto che – secondo alcune indiscrezioni – è destinato a contraddire quanto sostenuto dall’Oms. Il rilascio in mare non è certo l’unico problema delle acque contaminate. C’è, ed è forse più grave, quello dei serbatoi (in superfice ed interrati) che la Tepco continua a costruire per conservare l’acqua contaminata di “risulta”, dopo cioè che è stata usata per raffreddare i reattori. I serbatoi in superficie sono oramai più di un migliaio, più un imprecisato numero di interrati. Molti denunciano perdite, che vengono tamponate in modo francamente artigianale: abbiamo visto con I nostri occhi degli operai siliconare e posizionare sacchetti di sabbia intorno ai serbatoi. Ogni giorno, i dati sono della Tepco, 400 tonnellate di acqua vengono usate per raffreddare i reattori: nonostante gli enormi costi sostenuti sinora, il sofisticato sistema di decontaminazione gestito assieme alla società francese Areva non ha mai funzionato perfettamente.
Il risultato è che circa la metà dell’acqua deve essere immagazzinata nei serbatoi. Attualmente pare ce ne siano circa 400 mila, nel giro di due anni, a questi ritmi, saranno il doppio, 800 mila. I serbatoi sono stati costruiti in fretta e furia e come già detto hanno perdite dappertutto. Ma cosa succederebbe in caso di un terremoto serio? Se tutto va bene, e francamente ce lo auguriamo, per decommissionare definitivamente i reattori di Fukushima ci vorranno 30, forse 40 anni. Nel frattempo, fra sette anni, ci saranno le Olimpiadi. Forse la comunità internazionale dovrebbe puntare i piedi e far capire al Giappone che non può continuare a nascondere una realtà che può – letteralmente – esplodere in qualsiasi momento. Nel frattempo, sarebbe dovere dei media di tutto il mondo, visto che quelli nazionali sono ricattati dall’ancora potente lobby nucleare, mantenere gli occhi, anzi, i riflettori, aperti.
Internazionalismo 0.0
Troviamo in rete un notevole articolo a firma di Giulietto Chiesa, e ne constatiamo i toni sorprendentemente duri, al limite (anzi, oltre il limite) dell'insulto. "Schizzi di stupidità", "robaccia di scarto", "gramigna, spazzatura, rifiuti". Ecco gli epiteti che Chiesa riserva agli oppositori dell'Euro. Mai nessuno dei Marescialli del PUDE (che pure sappiamo essere usi alla menzogna, che è una forma di violenza) aveva finora adoperato un simile linguaggio.
Ma sorvoliamo (bontà nostra) sulla forma, e concentriamoci sulla sostanza. Chiesa dice di volere un'Europa democratica e solidale, giusta e pacifica. Grazie tante, chi non la vorrebbe. Dopodiché chiarisce che la vorrebbe anche abbastanza forte per contare nell'arena mondiale. "Nessuno dei nemici giurati dell'Europa e dell'euro dice queste cose" conclude Chiesa, probabilmente perché si tratta di nazionalisti xenofobi che vogliono "un'Europa fatta di staterelli più o meno grandi, che chiudono le frontiere interne, che cominciano a disputarsi territori contesi, che deportano gl'immigrati, che segregano le minoranze etniche e linguistiche al loro interno".
Ora, qui sono almeno tre cose che non vanno.
- Chiesa crede negli Stati Uniti d'Europa. Ciò lo pone in ritardo di almeno un secolo.Chi segue il percorso politico di Chiesa sa che lui vorrebbe un'Europa un po' più vicina a Putin, alla Cina e all'Iran, e un po' più lontana dagli USA e da Israele. Un progetto squisitamente geopolitico dunque, e in quanto tale destinato alle élite (a meno che non si creda che i lavoratori siano pronti a lottare per la costruzione di un nuovo polo geopolitico). Non si capisce però su quali élite una simile costruzione dovrebbe poggiare. Le classi dirigente europee sono tutte fortissimamente filo-USA, e tutto hanno in mente tranne cercare di costruire un nuovo ordine mondiale.
- Chiesa vuole cambiare i Trattati europei, così da costruire l'Europa "buona". Ma non indica la strada da seguire per arrivare a quel cambiamento. Eliminando a priori l'uscita dall'Euro, sottrae alla sua stessa piattaforma politica l'unico mezzo di pressione concretamente esercitabile, condannandosi alla demagogia.
- Chiesa si sbaglia. È vero che ci sono vari fascisti e altre schifezze che predicano l'uscita dall'Euro, anche in Italia. Tuttavia, il nostro sa benissimo che ci sono parecchi soggetti che si oppongono all'Euro da posizioni democratiche e progressiste. Lo stesso Bagnai, vero bersaglio di questo articolo, è europeista e per nulla xenofobo, come sa qualunque suo lettore. In quanto a noi, tutti i nostri lettori possono capire quanto sia assurdo assimilare le nostre posizioni a quelle della destra xenofob.
L'articolo ha ricevuto 19 (finora) commenti da 19 persone diverse. È un numero superiore alla media dei commenti di quel sito. Tra questi troviamo due apprezzamenti, una critica, e sedici sberleffi. Leggere per credere.
Un'accoglienza così rovinosa per un articolo è abbastanza insolita, tanto più sul sito curato direttamente dall'autore dell'articolo (ecco cosa si dice su altri siti). Il che pare autorizzare una conclusione: Chiesa sta perdendo, o ha già perso, il consenso del proprio pubblico.
Viene da chiedersi il perché. Avanzo un'ipotesi. Giulietto Chiesa, come molti altri, predica il cambiamento, la difesa dei diritti, la giustizia sociale, ecc ecc. I suoi lettori ne condividono la visione del mondo. Discorsi simili vengono fatti anche da personaggi come Stefano Rodotà, Maurizio Landini, Gustavo Zagrebelsky; in una parola gli organizzatori della manifestazione del 12 ottobre. Tuttavia, questi ultimi partivano dal presupposto che l'Euro non debba essere messo in discussione.Invece la principale organizzazione che ha contribuito alle manifestazione del 18-19 ottobre, il sindacato USB, parlava di rompere con l'Unione Europea.
Come siano andate le cose è noto. La manifestazione del 12 è scivolata nel nulla, come se non fosse mai avvenuta: non ha avuto alcun impatto politico percepibile. Quella del 18-19 ha occupato la scena dei media per giorni, e in molti ambienti la si descrive con un evento di svolta. Ciò è stato determinato dalle posizioni di alcuni organizzatori in tema di UE? Certo che no. Queste posizioni, e i diversi esiti delle due manifestazioni, sono due effetti della medesima causa: la coerenza imposta dalla radicalità. Quando si affermano certe cose con serietà, convinzione e la giusta dose di intransigenza, è naturale accogliere tutte le implicazioni logiche di quanto si dice.
Nello specifico, se si afferma di volere, senza compromessi, difendere i diritti e la giustizia sociale, e si riconosce (e tutti lo riconoscono!) che l'Euro le minaccia entrambe, allora segue logicamente che è necessario combattere l'Euro. As simple as that. Chi è radicale nella difesa di certi valore non ammette deviazioni dal percorso logico su descritto. La radicalità e la coerenza premiano chi le fa proprie, ed è abbastanza evidente che la manifestazione del 18-19 ottobre è stata percepita come molto più radicale e coerente di quella del 12.
La mancanza di radicalità e coerenza, sia in Chiesa sia in Rodotà e simili, si riflette dapprima sulle posizioni ambigue nei riguardi dell'Europa, e poi, quando "si viene al dunque", nella difesa sperticata dell'UE. Evidentemente la difesa dei diritti e della giustizia sociale non è il primo e irrinunciabile pensiero di Rodotà e Chiesa; nel caso di quest'ultimo, il primo pensiero è costruire la fantomatica "Europa dei popoli" in funzione anti-americana. Non si tratta, come è stato scritto qualcuno, di Internazionalismo 2.0. Questo è Internazionalismo 0.0. (C.M.)
http://il-main-stream.blogspot.it/2013/11/internazionalismo-00.html
giovedì 21 novembre 2013
mercoledì 20 novembre 2013
Come fare una Bug-out Bag 72h
Ecco come preparare una Bug-out Bag, lo zaino "prendi e scappa".
La Bug-out Bag
Esistono diversi approcci con il quale preparare uno zaino "prendi e scappa"; tutto parte dal motivo che ci spinge a prepararci. I motivi possono essere di due tipi:
- calamità naturali;
- emergenze sociali.
Nel primo caso - ovvero la preparazione a eventi naturali inaspettati quali terremoti, alluvioni, ecc - occorre avere uno zaino che ci permetta di affrontare le prime 72 ore dall'evento. Questo termine di tre giorni è il periodo medio che trascorre dal momento in cui si manifesta l'emergenza a quando arrivano i primi soccorsi.
In questo scenario, ciò di cui abbiamo bisogno si può riassumere in tre elementi: cibo, vestiti e riparo.
How to
Lo zaino, compatto e leggero (max 30 lt), deve contenere generi alimentari per circa tre giorni. Il mio personale consiglio è quello di inserire anche un piccolo fornello per poter cucinare. L'ideale sarebbe un modello piccolo e leggero, che non occupi troppo spazio, ma che permetta di preparare un pasto caldo. Quest'ultimo aspetto, il pasto caldo, non è un elemento da sottovalutare perchè il morale, l'atteggiamento mentale, è molto importante quando si affrontano momenti difficili: il cibo caldo contribuisce significativamente a mantenersi positivi.
In commercio troviamo gavette, fornelli di tutti i tipi, ma per noi è sufficiente un pentolino dove riporre una bombola di gas (per intenderci quelle per il campeggio), il fornello e magari qualche posata in plastica.
Cibo
L'argomento cibo è spinoso: i più esperti si affideranno sicuramente a razioni da sopravvivenza (MRE) o cibi tecnici (Mountain House) che offrono leggerezza, apporto calorico adeguato e praticità. Per tutti coloro che invece hanno un approccio meno tecnico, possiamo affidarci a zuppe e creme pronte, risotti istantanei, barrette energetiche e comune cibo a lunga conservazione. Fate attenzione a non esagerare, ricordatevi che comunque dovete resistere per 72h in linea di massima. Quando scegliete il cibo, considerate anche il fatto che non avete a disposizione il fornello di casa (leggi qui la recensione del fornello MSR Pocket Rocket) e decine di litri d'acqua; scegliete i cibi che necessitano di poca acqua e che si preparano in fretta.
Nel caso dei risotti, il tempo di cottura è 15 minuti; in questi casi è possibile ultimare la cottura, dimezzando il tempo, coprendo la gavetta e lasciando che il calore acquisito finisca di reidratare il cibo. Il risultato non sarà ottimale ma consentirà di risparmiare prezioso combustibile.
Alcune marche di riferimento sono Knorr, Star e Arnaboldi, ma di sicuro ne esistono molte altre.
Per quanto riguarda l'acqua, il fabbisogno giornaliero di un adulto medio è di 2 lt. Anche se è inverosimile portarsi dietro 6 lt d'acqua, portatene almento 2-3 lt. In commercio esistono molte soluzioni per purificare l'acqua, alcune più costose di altre (ad esempio Katadyn) ma spulciando il web è possibile trovare pastiglie, filtri e cannucce che rendono potabile l'acqua, come ad esempio Lifestraw.
Abbigliamento
Questo aspetto è molto importante ed anche molto variabile a seconda di dove abitiamo. l nostro corpo, quando è sotto stress, necessita di maggiore cura e attenzione. Ciò che non deve mai mancare è un cambio intimo, con particolare attenzione alle calze; mantenere i piedi asciutti e sani è fondamentale, quindi attenzione anche alle scarpe. Preparate anche qualche T-shirt e un paio di pantaloni di ricambio. Se siete in posti freddi o comunque con un elevato sbalzo termico, per esperienza, mettete nello zaino un pile; quelli della Quechua sono un buon compromesso tra leggerezza, ingombro e calore. Infine un K-way per proteggervi dalla pioggia.
Riparo
Molti possono pensare a tende, campi base, tarp e via dicendo. Io opterei come prima scelta la macchina. Inoltre, se non avete a disposizione un sacco a pelo, procuratevi delle coperte isotermiche (le coperte argentate di alluminio). Queste coperte hanno un ingombro e un peso praticamente irrilevante e isolano molto bene il corpo dal freddo (o dal caldo) dell'ambiente esterno. Tenetene un paio a portata di mano.
Optional
Detto questo, è opportuno avere anche qualche altro oggetto che sicuramente in situazioni di emergenza fa molto comodo. Sinteticamente li elenco di seguito:
- Torcia (eventualmente anche a dinamo);
- Coltellino svizzero;
- Radiolina portatile;
- Kit pronto-soccorso;
- Soldi contanti;
- Paracord o cordino in nylon;
- Cellulare di backup.
Per quanto riguarda le emergenze sociali, gli accorgimenti sono gli stessi, ma l'ideale sarebbe avere una c.d. Bug-out Location (un luogo sicuro che avete attrezzato in precedenza) poichè se i disordini perdurano, allontanarsi dalle zone calde sarebbe la cosa più logica da fare. In ogni caso la scelta più prudente è quella di restare in casa e barricarsi finchè le acque non si saranno calmate, ma questo argomento merita un articolo dedicato.
Spero di esser stato utile con questa piccola guida. Ricordate di mantenere la vostra BOB sempre in zone facilmente accessibili e di non esagerare con il peso. Per ulteriori aggiornamenti, seguite la pagina di PortaleSopravvivenza su Facebook.
Speriamo di non averne mai bisogno, ma non si sa mai!
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