Abitando ai piedi delle Alpi, uno dei problemi fondamentali che mi trovo ad affrontare è il riscaldamento; in generale, una buona metà della popolazione italiana si trova a dover fronteggiare il problema del freddo.
Fortunatamente, abbondiamo di soluzioni che ci permettono di risolvere
facilmente il problema delle basse temperature: molti hanno i
termosifoni in casa, riscaldamento a gas, altri possiedono stufe a
pellet o a legna; tuttavia, è un dato di fatto che, la maggior parte di
noi ha scambiato l'indipendenza energetica a favore della comodità.
In questo articolo vorrei affrontare, quindi, il problema del riscaldamento per la nostra casa o Bug-out Location.
Per ovvie ragioni quasi nessuno, nelle città, accumula legna per
l'inverno o acquista il carbone per far mantenere vivo il focolare.
Questo problema non viene mai affrontato come si deve, poichè non è una
cosa che sin ora ci ha toccato da vicino, ma bisogna sapere che la
maggior parte del gas che utilizziamo per cucinare e riscaldarci
proviene dalla Russia.
Come avrete sicuramente sentito, in questo periodo tra Russia e Ucraina
non corre buon sangue e purtroppo questa destabilizzazione dei rapporti
internazionali può ripercuotersi sulla situazione energetica italiana.
L'Italia importa dalla Russia più del 25% di gas, dunque, una chiusura
dei rubinetti per motivi politici esterni potrebbe provocare un grave
problema per l'approvvigionamento della nostra penisola. Nel breve
termine, il nostro stato possiede delle scorte cuscinetto per poter
sopperire a cali di importazione, ma in uno scenario limite, il problema
esiste.
Alternative al gas
Per ovviare ai problemi, l'unica soluzione è diventare indipendenti dal
punto di vista energetico. Questo diventa difficile se non si innesca
anche un cambiamento di stile di vita (se installo dei pannelli
fotovoltaici dovrò ridurre l'uso di elettrodomestici e concentrarli nel
periodo di massima esposizione solare).
Concentrandoci sul problema "riscaldamento" (che si può estendere anche
alla produzione dei energia) abbiamo diverse alternative, due che
contemplano la combustione, e due che invece che sfruttano il sole: le
stufe a pellet e a legna; pannelli solari e fotovoltaici.
Metodi a combustione: stufa a pellet e a legna
La scelta tra stufa a pellet e a legna può sembrare semplice, ma non è
affatto così. La stufa a pellet necessita di un'avvio elettrico, serve
una pulizia settimanale ed integrando parti elettroniche è passibile di
guasto. Gli aspetti positivi sono l'estrema semplicità, l'autonomia (si
accende e si spegne da sola) e il basso costo del pellet. La stufa a
legna è decisamente più costosa in termini assoluti perchè bisogna
considerare che la legna bisogna "farla" e quest'azione porta via tempo e
fatica. Inoltre, il consumo giornaliero di legna è superiore rispetto
alla stufa a pellet. Gli aspetti positivi di questa tipologia, però,
sono considerevoli poichè funziona sempre (no parti elettroniche); è
possibile utilizzarla anche come forno, fornello o per arrostire e non
necessita di alcun tipo di manutenzione, salvo la pulizia della canna
fumaria ogni anno.
Metodi non a combustione: pannelli solari, fotovoltaici e fibra di carbonio
I metodi che non comportano combustione sono sicuramente più dispendiosi, ma evitano anche molta fatica.
L'installazione di pannelli solari assicura la produzione di acqua calda
sanitaria in abbondanza e, grazie a delle apposite cisterne isolate, è
possibile mantenere l'acqua calda anche per più giorni. Quest'acqua,
oltre ad essere utilizzata per igiene, è possibile convogliarla in un
sistema di riscaldamento a pavimento. Anche in questa soluzione è
previsto l'uso di energia elettrica per azionare il ricircolo
dell'acqua. Il costo di un sistema domestico di medie dimensioni si
aggira sui 5-7 mila euro.
Costo del tutto simile è per l'installazione di pannelli fotovoltaici
con una potenza di 3 kwh. Tuttavia, con questa tipologia di pannello è
consigliabile l'utilizzo di una tecnologia diversa, ovvero la fibra di
carbonio. Esistono dei materiali, in fibra di carbonio per l'appunto,
che producono calore grazie all'elettricità e possono essere integrati
sotto il pavimento, nei muri e anche nelle caldaie. Questo tipo di
materiale non genera onde elettromagnetiche e non necessita di alcun
tipo di manutenzione, arrivando anche a temperature superiori ai 60° C.
Questa soluzione, complessivamente, è quella più dispendiosa (circa
10mila euro) ma, a mio parere, quella che offre la maggior versatilità
se consideriamo che produrremmo energia elettrica, acqua calda e calore.
Certamente, tutto è subordinato alla presenza del sole, che non deve
essere data per scontato.
Se avete dubbi o curiosità, non esitate a postare qui sotto le vostre domande, oppure sulla pagina facebook.
Alla prossima.
AM
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