DI MICHELE RALLO
IMMIGRAZIONE:
CHI VUOLE DISTRUGGERE
GLI STATI NAZIONALI ?
Storicamente,
l’unica struttura statale – specie in àmbito europeo – che è
sopravvissuta nei secoli ed è uscita vincitrice dai conflitti con altre
strutture, è la “Nazione”: codificata con la Rivoluzione Francese e poi
soprattutto con il “Discorso alla Nazione Tedesca” di Fichte, ma in
realtà preesistente all’una e all’altro. La Nazione ha scompaginato gli
Imperi ma anche una più ampia struttura sovranazionale, cioè la Chiesa,
intesa non come fattore religioso, ma come fattore politico, come potere
temporale dei Papi o, meglio, come superpotere che imponeva il proprio
volere a regni ed imperi.
Orbene,
dovrebbe ormai essere chiaro a tutti – a questo punto della crisi
planetaria degli ultimi anni – che l’obiettivo finale della guerra di
conquista scatenata dai “poteri forti” sono proprio le Nazioni, anzi il
concetto stesso di “Stato Nazionale”. La guerra (e non sembri eccessivo
il termine) è stata ed è condotta con tutti i mezzi – leciti e illeciti –
e in tutti gli àmbiti: da quello finanziario, attraverso la
globalizzazione economica; a quello sociale, con la disoccupazione
generalizzata e con la macelleria sociale; a quello squisitamente
politico, con l’impulso dato ad una migrazione di massa di cui oggi
avvertiamo soltanto i primi segnali, anticipatori di una vera e propria
valanga con la quale si vuole sommergere (e snaturare) gli Stati
europei.
Ed
è proprio l’assalto migratorio che, in questa fase, viene privilegiato
come strumento dell’aggressione agli Stati Nazionali. Si punta tutto sul
“buonismo”, una sorta di nuova religione laica che accomuna le utopie
di una Sinistra priva di idee e le contorsioni dottrinarie di una Chiesa
Cattolica che sembra aver smarrito le certezze del passato. L’una e
l’altra, mosse dalle migliori intenzioni. L’una e l’altra, però,
divenute oggettivamente strumento di un disegno perverso, contrario agli
interessi sia dei ceti popolari, sia della stessa identità cristiana
dei popoli europei.
Si
lanciano messaggi sbagliati che, debitamente amplificati dagli
strumenti di comunicazione, si cerca di far diventare patrimonio
inconsapevole dell’opinione pubblica europea. Le analisi politiche
procedono come se le Nazioni non esistessero, come se i confini
nazionali non avessero una funzione, come se ogni essere vivente non
appartenesse per nascita ad una Nazione (dal latino natio, cioè appunto nascita) ma avesse viceversa il diritto
di scegliersi la patria per lui più conveniente, anche calpestando i
diritti degli abitanti di quella patria. Anzi, se qualche governo compie
il proprio dovere e difende la frontiera nazionale (per esempio,
costruendo una barriera a protezione dei confini), quel governo viene
condannato senza appello dagli organi d’informazione “europei”, che lo
qualificano come razzista e xenofobo. L’ultima vittima di questo
conformismo becero è l’Ungheria, per la decisione di proteggere la sua
frontiera con la Serbia; ma è già toccato alla Spagna, alla Grecia, alla
Svizzera (ricordate il referendum anti-immigrazione?), e la stessa
Francia viene in questi giorni criticata per il blocco alla frontiera di
Ventimiglia.
Quanto
all’Italia, la sua classe dirigente è in perfetta sintonia con tutti i
padrini dell’assalto migratorio: con i “mercati”, in primo luogo; ma
anche con il Vaticano, con una Sinistra che va tenuta buona con un osso
(quello appunto dell’immigrazione) e – ultimo non ultimo – con la Grande
Alleata che ha voluto l’eliminazione di Geddafi, forse anche per
togliere un ostacolo oggettivo allo scatenamento dell’assalto migratorio
contro le coste italiane; la stessa Grande Alleata – guarda caso – che
non muove un dito per impedire l’avanzata dell’ISIS in Libia.
Quello
dell’immigrazione – tra i tanti – è il più clamoroso dei fallimenti del
Pifferaio dell’Arno, che è riuscito a prendere pesci in faccia da tutti
con il sorriso sulle labbra, ad incassare le sconfitte più clamorose
scrivendo su Twitter che l’Italia era riuscita ad ottenere non so quali
eccezionali risultati in sede europea. La realtà è sotto gli occhi di
tutti. Adesso gli immigrati non li portano in Italia soltanto le nostre
navi; ma anche le navi degli altri Paesi europei (Inghilterra, Germania,
Spagna, eccetera), che li prelevano appena fuori dalle acque
territoriali libiche e li vengono sùbito a depositare nei nostri porti.
Bel risultato davvero!
Ma
il Vispo Tereso non fa una piega, anzi ha la faccia tosta di
insolentire chi stigmatizza il suo operato. Salvini, in particolare, è
accusato di “speculare sulla paura”. Come se gli italiani non avessero
motivo di aver paura! «La priorità – ripete come un disco rotto – è salvare vite umane.»
Altro messaggio moralmente apprezzabile, ma giuridicamente infondato.
La priorità per qualunque Stato è difendere i propri cittadini, la vita
dei propri cittadini, la sicurezza dei propri cittadini, gli interessi
dei propri cittadini. Dopo di che, difendere anche vita, sicurezza,
interessi degli altri. Ma in seconda istanza, e comunque in termini
realistici, rapportati alle proprie capacità, compatibilmente con le
proprie disponibilità (economiche, occupazionali, abitative, eccetera).
Non
esiste, non può esistere una solidarietà illimitata. Neanche il Paese
più ricco del mondo può permettersi di non chiudere la porta in faccia a
nessuno. Eppure, il buonismo di Stato (e di parrocchia) ci dice che
abbiamo l’obbligo (l’obbligo, non la facoltà) di accogliere tutti coloro
che vogliono venire da noi. E pazienza se accanto ai cristiani profughi
dall’ISIS ci sia qualche (?) musulmano che vede l’Europa come una terra
di conquista per l’Islam; pazienza se, accanto a chi fugge dalle
persecuzioni, ci sia chi soltanto voglia “una vita migliore”; pazienza
se, accanto a chi cerca un lavoro (che non c’è), ci siano dei
delinquenti, anche pericolosissimi. Poco importa, le Nazioni, i loro
confini, le loro regole sono piccoli ostacoli che la storia ci ha
gettato fra i piedi, per farci inciampare sulla strada imbecille di un
mondo senza frontiere e senza anima, pronto per essere guidato da quel
“governo unico mondiale” che è il sogno proibito della speculazione
finanziaria. Con gli applausi di una Sinistra succube, e con la
benedizione di una Chiesa miope.
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