E, secondo il numero uno del comitato, la situazione finanziaria sta già facendo sentire i suoi effetti sulle prestazioni erogate dall’istituto presieduto da Tito Boeri: “C’è un arretramento nell’erogazione dei servizi da parte dell’Inps che lascia perplessi e indica un campanello d’allarme per ciò che riguarda le funzioni stesse dell’istituto”. Quadro che senza interventi non potrà che peggiorare: “Penso che se si continua in questa maniera l’Inps, nell’arco di una decina di anni, avrà serie difficoltà ad essere efficiente nella misura in cui lo è in questo periodo o, quanto meno, avrà una inadeguata funzionalità“, ha spiegato Iocca. Previsioni che arrivano proprio mentre il governo, con la legge di Stabilità, rinvia di altri due anni il ritorno alla completa indicizzazione delle pensioni all’inflazione. Mentre, come sottolineato da Boeri, non affronta in modo organico il problema della flessibilità dell’età di uscita dal lavoro limitandosi a “interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento”.
Il presidente del Civ ha fatto riferimento alle “somme importanti” trasferite al bilancio dello Stato negli ultimi anni, che incidono sia sulla chiusura delle sedi periferiche sia sul personale, che nel 2014 è diminuito del 3,5% rispetto al 2013 scendendo a 30.837 unità. In più i dipendenti Inps “hanno una età media superiore a quella di altri enti pubblici, vicina ai 54 anni. Che succederà tra 6-8 anni? È bene che si cominci a vedere questo fenomeno a meno che non si voglia esternalizzare le funzioni. Il Civ, invece, ha proposto documenti che vanno in senso opposto, cioè di reinternalizzare i servizi Inps”.
Sono necessari interventi anche sul patrimonio immobiliare dell’Inps, che non solo non frutta nulla ma addirittura costa circa 250 milioni all’anno perché gli affitti non coprono le spese di gestione. “Ha bisogno di una rendicontazione”, cioè “avrebbe bisogno di essere quantificato”, ha spiegato Iocca, soprattutto alla luce dell’unificazione degli enti previdenziali. “Si dovrebbe avere un quadro sintetico ma veriterio del patrimonio rappresentato dall’ente unico. Bisognerebbe avere contezza della consistenza anche del patrimonio artistico-culturale dell’ex Inpdap, che conta circa 6mila opere d’arte, alcune di grandissimo valore, che potrebbero essere impiegate in mostre” ricavandone “benefici economici”. Si tratta “di valorizzare il patrimonio artistico e non di svolgere funzioni commerciali”.
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