È una discussione che non pare avere fine quella sui forni a microonde; ma cosa ancora più preoccupante, una questione sulla quale la scienza ha cercato ben poche risposte, se non quelle adatte a rassicurare i consumatori. Eppure ci sono parecchi elementi che dovrebbero indurre a capirne di più.
di Redazione - 20 Ottobre 2014
Chi ricorda lo scienziato svizzero Hans Hulrich Hertel? Questo ricercatore, recentemente scomparso, ha combattuto negli anni ’90 del secolo scorso una strenua battaglia giudiziaria per poter pubblicare i risultati dei suoi studi (1) sul forno a microonde. È stato costretto a ricorrere persino alla Corte europea per i diritti umani, ma alla fine l’ha spuntata. E quanto emerso era tutt’altro che rassicurante. Purtroppo quello studio è stato condotto su un numero molto piccolo di individui e avrebbe dovuto essere ripetuto, visti gli esiti allarmanti, con urgenza su numeri molto più ampi per avere ulteriori risposte. Invece la “scienza” si è fermata lì, studi simili non sono mai più stati condotti. Forse la questione è troppo spinosa, tocca troppi interessi, ha troppe implicazioni scomode…meglio lasciar perdere. Non prima però di avere cercato di screditare il lavoro di Hertel e lui stesso. È andata così e, se ci si pensa, è legittimo chiedersi cosa un simile atteggiamento abbia a che fare con la vera scienza.
Sulla questione è uscito di recente un libro che offre una panoramica del problema, “Forno a microonde? No grazie” (Macro Edizioni). Se anche il titolo lascia intuire la direzione intrapresa dall’autore Saverio Pipitone, è vero però che tutto è ampiamente documentato e permette di raccogliere le idee su una questione che sicuramente merita di essere approfondita.
Ma
cosa aveva scoperto Hertel? Per due mesi aveva studiato otto volontari
che seguivano una determinata dieta, analizzando il sangue prima e dopo
il consumo di otto tipi di alimenti, alcuni dei quali cotti o scongelati
nel microonde e altri crudi o cotti in modi convenzionali. Il risultato
fu che l’energia delle microonde assorbita dal cibo si trasferiva nel
sangue dei soggetti studiati, «fenomeno governato dalle leggi della
fisica e confermato in letteratura» si leggeva nel suo rapporto. Gli
effetti misurabili comprendevano «anche modifiche nel sangue
compatibili con lo stadio iniziale di un processo patologico simile a
quello che si osserva all’inizio di una condizione cancerosa».
La
rivista trimestrale svizzera Journal Franz Weber dedicò grande
attenzione a questo tema nel numero 19 del 1992, proponendo e sostenendo
la ricerca di Hertel e del suo collega Blanc. A scrivere un lungo
articolo che richiamava gli esiti dello studio, fu Renè d’Ombresson
dello staff editoriale della rivista. «Il cibo trattato con le microonde
ha causato modifiche significative nel sangue dei volontari (riduzione evidente dei livelli di emoglobina, aumento dell’ematocrito, dei leucociti e del colesterolo soprattutto HDL e LDL)»
scriveva D’Ombresson. E ancora: «Le radiazioni assorbite dal cibo cotto
con le microonde possono trasferirsi nell’organismo di chi consuma quel
cibo? Per rispondere a questa domanda cruciale, i ricercatori hanno
utilizzato un nuovo metodo di bioluminescenza batterica che permette di
individuare il livello di stimolazione o inibizione dei batteri nel
sangue. I risultati hanno mostrato con chiarezza che il cibo irradiato
irradia a sua volta e questo effetto prolungato sul sangue deve essere
preso in seria considerazione poiché ci si viene a trovare di fronte ad
una irradiazione diretta». D’Ombresson aveva poi aggiunto: «
Oltre agli effetti termici delle microonde, ci sono anche effetti non
termici, malgrado la scienza ufficiale vi presti scarsa attenzione.
Sotto questa doppia influenza, le molecole vengono frantumate, la loro struttura si deforma e le loro naturali funzioni risultano alterate».
In conclusione si leggeva: «Se perdura lo stress indotto dalle
microonde, i meccanismi riparatori saltano e le cellule, in cerca di
energia, passano alla respirazione anaerobica (senza ossigeno). Al posto
di H2O e CO2 (respirazione aerobica), si hanno elementi tossici, H2O2 e
CO, come si osserva nelle cellule cancerose. Come si può vedere, le
scoperte del professor Blanc e del dottor Hertel sono sufficientemente
allarmanti per indurre la rapida messa al bando dei forni a microonde,
lo stop alla produzione e alla vendita e la rottamazione di tutti quelli
in attività. Ne va della salute pubblica».
Il
numero della rivista riportava poi lo studio integrale di Blanc e
Hertel, dove si spiegava come «attraverso l’irradiazione del cibo la
struttura delle molecole viene sgretolata e deformata e si formano nuove
sostanze con effetti duraturi sulle quali la scienza sa ben poco»,
inoltre «sulla base di un ben noto processo elettromagnetico, quel cibo
diventerà fonte e vettore della radiazione». Veniva quindi illustrato
l’abbassamento della concentrazione di emoglobina e l’aumento
dell’ematocrito con consumo di vegetali cotti con questa tecnica,
segnali rispettivamente, sosteneva Hertel, di una tendenza all’anemia e
di un avvelenamento acuto. Hertel aveva poi registrato un aumento dei
leucociti e del colesterolo, soprattutto HDL e LDL, e una diminuzione
dei linfociti. Il quadro complessivo lo aveva indotto a concludere che
si trattava di modifiche compatibili con disturbi patogeni
e con una iniziale evoluzione cancerosa, problemi simili agli effetti
delle deformazioni osservate in cellule viventi sottoposte a
irradiazione con microonde. Inoltre la luminescenza dei batteri entrati
in contatto con il siero dei volontari che avevano mangiato cibo
irradiato era molto più alta di quella riscontrata nel sangue dei
volontari che avevano mangiato cibo cotto con altre tecniche, a
dimostrazione di un possibile trasferimento di energia radiante.
Con
la pubblicazione di quello studio Hertel si guadagnò gli strali di
enti, istituzioni e produttori di elettrodomestici. Ne seguì una
battaglia fatta di udienze e sentenze di vario grado, fino alla Corte
Europea.
Lo
studio di Hertel era all’epoca pressochè unico nel suo genere e tale è
rimasto. Sebbene condotto su un campione molto piccolo di soggetti e non
indicizzato dalla banda dati medica Med-Line, ha fornito elementi
interessanti. Eppure il mondo accademico non ha raccolto l’input, non
sono state eseguite ricerche su larga scala per verificare cosa accade
all’organismo dopo l’ingestione di cibo trattato con microonde. Si è
scelto di lasciarsi alle spalle il dubbio, di ignorare quegli elementi
di preoccupazione.
Ma sapete quanti forni a microonde si producono ogni anno? Ben 25 milioni. Sarebbe proprio il caso di andare a fondo.
Ad approfondire la tematica è proprio il libro di Pipitone, fresco di stampa. «Descrivo
la nascita, l’evoluzione e la diffusione del microonde nelle cucine del
mondo e riporto studi o pareri di esperti sulla sua pericolosità,
compresa la vicenda di Hertel» spiega l’autore.
Il
cibo in questi apparecchi viene cotto tramite microonde che si
diffondono all’interno, rimbalzano sulle pareti propagandosi in tutte le
direzioni e vengono quindi assorbite dagli alimenti. Le molecole di
acqua nei cibi vibrano quando assorbono l’energia delle microonde e la
frizione tra di esse genera il calore che cuoce l’alimento. Ma i grassi e
l’acqua si riscaldano in tempi diversi rispetto ai carboidrati e alle
proteine e questo crea disomogeneità con aree più fredde dove i batteri
possono sopravvivere. Siccome la cottura non risulta sempre uniforme,
molti produttori hanno inserito una piastra mobile che fa ruotare il
cibo in modo che venga colpito da più parti.
«Nel dopoguerra, i produttori dei primi forni a microonde dovettero precisare che si trattava di un Radarange,
da radar+range, per cuocere i cibi mediante radar che fino a quel
momento era conosciuto solo per faccende militari - prosegue Pipitone -
Nel 1949 la Raytheon Company, titolare del brevetto della cottura a
microonde e adesso azienda di difesa missilistica, noleggiò uno dei
primi forni per 5 dollari al giorno all’Hotel Roosevelt. Erano gli anni
in cui il mondo veniva diviso in due blocchi ideologici: da un lato i
comunisti dell’Unione Sovietica con la smania della ricerca scientifica
che incluse anche i radar militari per studiare eventuali sintomi
cancerogeni sull’uomo; dall’altro lato i capitalisti degli Stati Uniti
con la furia di un’economia di mercato che portò i radar in cucina per
sostenere nuovi stili di vita sempre più rapidi con la parallela
diffusione di cibi industrialmente modificati. Con la fine delle
ideologie, è rimasto solo il fast consumo che ha riunito il mondo in un grasso globo massificato modellandolo nell’aspetto di un “junk food and obesity” con un accelerazione tecnica, sociale ed umana che
si ripercuote sull’alimentazione provocando una destrutturazione nella
regolarità dei pasti, consumati in continuazione e spesso senza trarre
alcun piacere. Peraltro esistono già sistemi di cottura
tecnologicamente evoluti con contenitori o pentole in grado di scaldare i
cibi con onde elettromagnetiche di tipo wireless, delineando così un
futuro sempre più legato a un’energia che immergerà ed affogherà
l’essere umano in uno spettrale campo magnetico invisibile, inodore,
intoccabile e altamente nocivo».
1 Al documento viene dato il titolo: Vergleichende Untersuchungen über die Beeinflussung des Menschen durch konventionell und im Mikrowellenofen aufbereitete Nahrung (“Studio comparativo degli effetti sugli esseri umani del cibo preparato nei modi convenzionali o con il forno a microonde”)
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