Introduzione.
Alla fine del nostro percorso di ricerca, che parte dalla osservazione del comportamento
alieno verso la razza umana e termina con il tentativo di ottenere una metodologia che
faccia acquisire all’uomo stesso consapevolezza di sé, abbiamo percorso diverse tappe ed
raggiunto obiettivi differenti. All’inizio della ricerca, pensavamo che l’alieno fosse l’altro, il
nemico, quello che viene da fuori, il diverso. Siamo passati poi per una fase in cui l’alieno
ci appariva come né buono né cattivo ma semplicemente quello che faceva i propri
interessi in un mondo duale, in cui l’idea di dualità ancora esisteva ma era divenuta
relativa alla propria posizione. In altre parole, per noi, l’alieno era cattivo ma, per l’alieno,
eravamo noi i cattivi.
Una terza tappa del nostro cammino fu caratterizzata dall’idea che, non esistesse nessuna
separazione ma essa prendesse corpo solo in relazione alla consapevolezza che noi
stessi avessimo dell’idea di barriera. In altre parole, se io credo che il sistema in cui vivo
sia duale, esso si mostrerà a me come tale ma se io comprendo che non esistono le
barriere e le separazioni,, allora esse svaniranno.
Il sistema fisico in cui siamo calati infatti si manifesta a noi a seconda della conoscenza
che noi abbiamo del sistema stesso. Nella realtà virtuale non locale, espressa dalla fisica
quantistica di Bohm, noi siamo inseriti in un contesto totalmente virtuale, che noi stessi
creiamo; ma se noi stessi siamo i creatori di questo universo virtuale, è ovvio che esso ci
apparirà come noi crediamo di averlo fatto.
A questo punto della nostra ricerca, eravamo convinti che non ci fossero più barriere ed,
all’interno della virtualità, le barriere scomparivano davanti ai nostri occhi. L’alieno dunque
non era un altro ma era lo specchio di noi stessi.
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di chi è la foto?
RispondiEliminaNon saprei...
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