Anche se dura solo cinque secondi, il filmato è davvero sorprendente: mostra la cometa C/2012 S1 ISON che si avvicina alla velocità di 77 mila chilometri all’ora.
Gli astronomi hanno realizzato questo eccezionale video comprimendo oltre mezz’ora di foto catturate dal telescopio spaziale Hubble. Il moto della cometa è ben visibile osservando le stelle fisse sullo sfondo. Nella breve durata del video, la cometa percorre oltre 55 mila chilometri nello spazio, quasi un settimo la distanza che ci separa dalla Luna.
Le riprese sono state effettuate l’otto maggio, quando la Ison si trovava tra l’orbita di Giove e quella di Marte (cioè distante seicento milioni di chilometri) ma rilasciate solo in questi giorni in occasione del 4 luglio, festa nazionale americana, (l’equivalente del nostro 2 giugno, 25 aprile, primo maggio e ferragosto tutt’insieme) che tradizione vuole si concluda con il cielo illuminato da fuochi d’artificio.
Ma è solo per omaggiare l’Independence Day che è stato creato questo video? Forse no. Acclamata dai media come "cometa del secolo" perché prevista brillare più della luna piena, la Ison potrebbe non far più parlare di sé. Infatti potrebbe addirittura non essere manco visibile ad occhio nudo durante il perielio (la fase di massimo avvicinamento al Sole), tra novembre e dicembre.
Non sarebbe neanche la prima volta che succede: nel 1973 la cometa Kohoutek, annunciata come spettacolarmente luminosa, si rivelò poi un flop, diventando l’antonomasia delle aspettative deluse in ambito astronomico. E più recentemente, nel 2011, è successo lo stesso con la Elenin, disintegratasi proprio al perielio. Secondo gli esperti, la grande luminosità della Ison rilevata alla sua scoperta (nel settembre dello scorso anno) e che ha subito suscitato previsioni di visibilità eccezionale, sarebbe stata causata dall’evaporazione degli elementi volatili che avvolgevano il suo strato più esterno. Una volta sparito del tutto questo involucro, la sua luminosità potrebbe risultare modesta quando si troverà nei nostri paraggi. Ma lo sapremo solo dopo il prossimo bollettino astronomico, previsto per agosto, grazie a nuove osservazioni.
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