Confermata dall’esperimento LHCb al CERN l’esistenza di una pesante
particella che potrebbe essere un tetraquark, ovvero composta da quattro
quark. Notevoli le implicazioni sulla struttura interna di oggetti
celesti superdensi, come le stelle di neutroni
Quasi non passa giorno dove non venga scovato un nuovo stato della materia. L’ultimo, in ordine di tempo, potrebbe essere il tetraquark, una particella composta da quattro quark. Il vastissimo gruppo di ricerca della collaborazione Large Hadron Collider beauty (LHCb, uno degli strumenti dell’acceleratore di particelle LHC al CERN di Ginevra), ha infatti recentemente presentato i risultati che confermano l’esistenza di un’esotica particella, un adrone poco romanticamente denominato Z(4430). Osservata per la prima volta nel 2008 dalla Belle Collaboration
con l’acceleratore KEKB a Tsukuba, in Giappone, la particella Z(4430)
era stata messa in dubbio da successive ricerche. Ora con l’esperimento
al CERN la sua esistenza è certa, con un minimo di cautela dovuta al
fatto che il relativo articolo scientifico è ancora in via di pubblicazione su una rivista peer-reviewed.
La nuova particella è circa quattro volte più massiccia di un protone, ha una carica negativa e, per la felicità dei fisici, non rientra nel tradizionale modello della struttura adronica.
Gli adroni sono particelle subatomiche soggette alla forza nucleare
forte, quella che tiene insieme il nucleo degli atomi. Sono composti da quark e antiquark: una coppia per i velocemente decadenti mesoni, un terzetto per i barioni come protoni e neutroni. I ricercatori sospettano da tempo che i quark si possano aggregare anche in quartetti, i tetraquark
appunto, ma non sono ancora riusciti a sviluppare un modello teorico
completo. Ora la particella Z(4430) sembra un candidato veramente
promettente come tetraquark, anche se molto lavoro rimane da fare per
poterlo affermare con certezza.
Nel frattempo, si possono già cogliere le implicazioni astrofisiche di questa scoperta, in particolare sulla struttura interna delle stelle di neutroni. Come ha fatto Brian Koberlein, professore di fisica al Rochester Institute of Technology, in un articolo su Universe Today.
I quark sono molto differenti dalle altre particelle – spiega Koberlein
– in quanto hanno una carica elettrica che corrisponde a 1/3 o 2/3 di
quella dell’elettrone o del protone. Possiedono anche un altro tipo di
“carica”, chiamata colore. Mentre le cariche elettriche sono due, positive e negative, esistono tre tipi di cariche di colore
(rosso, verde, blu) assieme ai loro opposti (anti-rosso, anti-verde,
anti-blu). Per ragioni legate al modo di agire della forza nucleare
forte, i quark non si osservano in maniera libera ma aggregati a formare
particelle di “colore” neutro. Oltre alle note composizioni neutre di
due o di tre quark (mesoni e barioni, rispettivamente), teoricamente si
potrebbero avere anche combinazioni di quattro, i tetraquark appunto, in
cui due quark avrebbero un particolare colore e gli altri due il
corrispondente anti-colore. Andando oltre, sono stati proposti anche i
pentaquark e gli esaquark. Ma fino a questo punto si trattava di
semplici illazioni su ipotetiche particelle che, sebbene neutre dal
punto di vista del colore, potrebbero essere instabili e semplicemente
decadere in barioni o mesoni.
Gli ultimi risultati dell’esperimento al CERN rappresentano la più
forte evidenza dell’effettiva esistenza di gruppi di 4 quark a formare
una particella di colore neutro. Questo significa che i quark si possono
combinare in modalità molto più complesse di quanti gli scienziati
s’aspettassero. Un fatto che ha ripercussioni, dal punto di vista
astrofisico, sul modo in cui si concepisce la struttura interna delle
stelle di neutroni.
In maniera estremamente semplificata, si può dire che il modello
tradizionale di stella di neutroni prevede che questo piccolo corpo
supermassiccio sia composto esclusivamente da neutroni. I neutroni sono
costituiti da tre quark (due down e uno up), ma si pensa
che l’interazione tra particelle all’interno della stella di neutroni
consista essenzialmente nell’interazione tra neutroni. Se invece si
postula l’esistenza dei tetraquark, diviene allora possibile ipotizzare
che i neutroni del nucleo interagiscano così intensamente da formare
tetraquark, o anche pentaquark ed esaquark. O addirittura che i quark
possano interagire individualmente, senza essere legati all’interno di
particelle di colore neutro, dando origine a un ipotetico oggetto
chiamato stella di quark (o anche stella strana, perché composta da materia “strana”), al confine tra stella di neutroni e buco nero.
Tutto ciò è ancora a livello di ipotesi ma – conclude Koberlein –
l’evidenza sperimentale dell’esistenza del tetraquark spingerà
necessariamente gli astrofisici a riconsiderare alcuni degli assunti
riguardo alla composizione interna delle stelle di neutroni.
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