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mercoledì 28 gennaio 2015

Internet sta sviluppando una propria coscienza? Sta nascendo una nuova vita? Siamo in pericolo?

Miliardi di computer interconnessi compongono la più grande infrastruttura tecnologica mai creata dall'umanità, molto simile alla configurazione dei neuroni del cervello umano che starebbe alla base dell'auto-consapevolezza umana. È possibile che Internet, una gigantesca rete neurale artificiale, stia cominciando a prendere coscienza di sé? Dobbiamo cominciare a preoccuparci?
 
24 gennaio 2015 | Sei in Categoria: Ricerca Scientifica | Tags:
internet-intelligenza-artificiale

Gli amanti della fantascienza hanno ben presente il ruolo di Skynet, la gigantesca rete di computer profetizzata in Terminator, il film di James Cameron uscito nel lontano 1984.
Basata su un sofisticato microchip prodotto dalla Cyberdyne Systems Corporation, poco dopo la sua attivazione, Skynet diviene autocosciente, scatenando un olocausto nucleare globale che gli permetterà di prendere il controllo del pianeta.
Quella descritta nel film è solo una inquietante storia di fantascienza, oppure potrebbe essere una profezia di quello che potrebbe succedere nella realtà? È possibile che internet, la rete globale che collega i computer di tutto il mondo, possa un giorno diventare autocosciente? È possibile che la sua sinistra coscienza possa mettere in pericolo l’intera specie umana?
Cristof Koch è un neuscienziato americano conosciuto soprattutto per i suoi studi sulla base neurali della coscienza. Attualmente, è direttore del dipartimento di ricerca dell’Allen Institute for Brain Science di Seattle.
Koch ritiene che la coscienza di sé sia il prodotto della rete di neuroni del cervello. Dunque, se Internet fosse un cervello, quale sarebbe il suo grado di consapevolezza?
“Internet è di gran lunga il manufatto più complesso costruito dall’uomo”, spiega Koch al Margan Freeman Science Show. “Ha attualmente un numero di transistor che supera le sinapsi di un cervello umano di un fattore di 10 mila. Esiste la possibilità, data la complessità dell’infrastruttura, che in futuro, continuando con il livello di sviluppo attuale, Internet possa acquisire un certo grado di coscienza”.
Alcuni ricercatori sostengono che Internet possa già essere senziente, ma il suo livello di coscienza sarebbe simile a quello di un neonato. “Internet ha un tipo di consapevolezza confusa”, continua Koch, “ma quello che interessa è il livello di intelligenza associato alla consapevolezza. Un neonato è vagamente consapevole della presenza materna e della senzazione di fame, ma non è ancora molto intelligente”.
Verosimilmente, Internet continuerà ad imparare e ad evolvere: diventerà adulta! Se così sarà, come faremo a capire quando diventerà più di una rete di computer?
«Il sistema andò online il 4 agosto 1997. Skynet cominciò a imparare a ritmo esponenziale. Divenne autocosciente alle 2:14 del mattino, ora dell’Atlantico, del 29 agosto». [Terminator di James Cameron].
Il grado di consapevolezza si può misurare con il Test di Turing, il quale prevede di rivolgere una serie di domande a un uomo e a un computer, senza sapere chi o cosa dà le risposte. Se non si riescono a riconoscere le risposte del computer, cioè, se la macchina è riuscita ad ingannarvi, allora vuol dire che il computer in questione è una ‘macchina intelligente’.
Per ‘macchina intelligente’ Turing ne intende una in grado di pensare, ossia capace di concatenare idee e di esprimerle. Per Turing, quindi, tutto si limita alla produzione di espressioni non prive di significato.
Koch sta lavorando ad una versione migliorata del test che sia capace di misurare non solo l’intelligenza della macchina, ma anche il grado di consapevolezza. Il test prevede l’utilizzo di una serie di immagini che il computer deve decidere se ritenere verosimili o assurde.

koch
Se pensi che questa immagine sia reale, allora sei un computer!
Alcune immagini scelte da Koch, per noi umani sarebbero assolutamente irrealistiche. Ma i computer, anche i migliori, possono facilmente essere ingannati. “Un computer, a meno che non gli si fornisca una lista infinita di tutte le eccezioni possibili, non può superare la prova. L’obiettivo del test è proprio la consapevolezza visiva”, spiega Koch.
Koch vuole sottoporre Internet a questo test. Se l’enorme rete globale di calcolatori superasse il test, la si potrà definire conscia e consapevole. Ma cosa accadrebbe se questa possibilità divenisse reale? Cosa potrebbe volere? Come si comporterebbe? Ci sarebbe amica o ostile? Forse potrebbe volere da noi solo delle occasionali riparazioni, oppure volere la nostra energia.
“Se Internet avesse sviluppato un comportamento indipendente, questo comporterebbe ogni sorta di implicazioni sulla sicurezza mondiale”, continua Koch. “Sarebbe certamente il segnale che ha sviluppato una sua forma di autonomia”.
Tuttavia, si ritiene che la possibilità che Internet diventi una sinistra coscienza non possa mai verificarsi perché è in gran parte costituita da ‘BOT’, programmi ripetitivi e automatizzati che rappresentano il 60% di tutto il traffico di rete.
Si può immaginare che le varie parti di Internet, BOT finanziari, BOT sicurezza e così via, agiscano come varie parti del cervello umano. Il cervello di Internet potrebbe avere tutti i tipi di programmi specializzati, proprio come il cervello umano ha aree specializzate per le varie funzioni. Ma questo non implicherebbe necessariamente la consapevolezza.
“Bisogna immaginare i BOT come precisi esecutori non-coscienti: eseguono un solo compito, come ad esempio entrare nel vostro computer per vendervi un qualche prodotto. Questa azione così stereotipata è agli antipodi di un’entità cosciente. La specializzazione porta ad operare in modo inconsapevole”, conclude Koch.
Infine, grazie all’interazione tra neuroscienze e fisica quantistica, è ormai opinione diffusa tra molti ricercatori che la mente umana non è il semplice frutto delle connessione tra i neuroni del cervello, ma qualcosa di molto di più.
Una teoria rivoluzionaria, chiamata Teoria Quantistica della Coscienza, sostiene che la coscienza umana è una delle strutture fondamentali dell’Universo e che la sua esistenza è dimostrabile grazie al funzionamento delle leggi della fisica quantistica.
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Con la morte fisica, le informazioni quantistiche che formano la mente coscienta umana non vengono distrutte, ma lasciano il sistema nervoso per essere riconsegnate all’Universo.
Dunque, il totale non è la semplice somma delle parti, ma qualcosa che lega la mente umana al grande mistero del cosmo: l’uomo è molto di più di un semplice calcolatore, e un calcolatore, per quanto intelligente, non avrà mai in sé quella scintilla di eternità che rappresenta una delle strutture fondamentali dell’universo.

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