L’ultima apertura in via dei Giustiniani. Si usano banconote come
il Monopoli. Una sorta di “baratto”, che coinvolge dai fruttivendoli
agli avvocati
IL PORTAFOGLIO si può lasciare a casa. Nel nuovo negozio “Solo
Scec” gli euro non sono ammessi. Non è una questione di prezzo ma
l’ultima ricetta anticrisi. A prima vista sembrano le banconote del
Monopoli, biglietti stampati, grandi e colorati . «In realtà si tratta
di una “moneta alternativa” che fino a oggi serviva per pagare prodotti a
prezzo ridotto nei piccoli negozi di quartiere, una specie di buono
sconto– spiega Luana Ciambellini, presidente di Arcipelago Scec Liguria
mentre mostra le banconote multicolor- Ma ora permetterà di acquistare
generi alimentari e prestazioni senza sborsare un euro. E’ il primo
esperimento di questo tipo in tutta Italia».
Nelle vetrine del nuovo negozio in via dei Giustiniani ci sono
borse, caffettiere e orologi ma nei prossimi mesi in vendita si potranno
trovare anche frutta e verdura. «Un chilo di pomodori per uno Scec, due
per tre cestini di fragole, dal produttore al consumatore ma senza
tirar fuori il portafoglio – racconta Andrea Pescino, responsabile
dell’Asso- ciazione “Comitato4valli” che ha realizzato un orto
collettivo sopra l’Ikea di Bolzaneto, primo fornitore del negozio - Gli
Scec che otterremo dalla vendita li rimetteremo in circolo per nuovi
acquisti. E’ un circuito senza fine».
Non solo. Nel piccolo negozio del Centro storico c’è spazio anche
per la Banca delle Competenze: chi decide di mettere a disposizioni le
proprie abilità manuali, come riparare una lavatrice o cucire l’orlo dei
pantaloni, sarà pagato esclusivamente con le grandi banconote colorate.
E dove si trovano? Il meccanismo è semplice. Basta registrarsi al
sito o passare al punto Scec nello spazio coworking Common Lab per
ricevere gratuitamente 100 Scec (in pratica 100 euro, in versione
cartacea o virtuale, da spendere non solo al negozio ufficiale ma anche
negli altri centri convenzionati).
A Genova 125 negozi, tra librerie, bar e alimentari hanno già
aderito ad ”Arcipelago Scec”, l’associazione no profit nata nel 2008 che
si è diffusa a macchia d’olio in tutta Italia e oggi conta circa 4mila
attività. Una vera e propria rete commerciale per aumentare il potere di
acquisto, fidelizzare i clienti e provare a rimettere in moto il
mercato messo in ginocchio dalla crisi. Una parte si paga in euro, il
resto in Scec. «Siamo partiti dai piccoli commercianti di quartiere, che
non possono certo reggere la concorrenza della grande distribuzione ma
non sono destinati a sparire. Devono solo trovare formule nuove per
riportare i clienti in bottega - ricorda Luana Ciambellini – Poi, pian
piano, si sono aggiunti anche liberi professionisti: dentisti, avvocati e
commercialisti che accettano il pagamento in Scec per una parte delle
loro parcelle, di solito dal 10 al 30 per cento. Non è sicuramente la
soluzione alla crisi ma un aiuto concreto, un metodo alternativo a costo
zero». Un baratto del terzo millennio rivolto soprattutto ai giovani
che possono gestire il “conto Scec” direttamente dal pc ma che coinvolge
anche chi non utilizza il computer. Alcuni negozianti si sono
trasformati in “punti Scec” e i clienti più anziani si rivolgono
direttamente a loro per entrare nel circuito e mettere da parte dubbi e
perplessità iniziali. Per i commercianti i costi sono ridotti. Si paga
una quota associativa di 10 euro l’anno.
Oggi il nuovo negozio permette di fare un altro passo avanti. Non
solo acquisti esclusivamente in Scec ma si possono recuperare nuove
banconote mettendo in vendita oggetti che non si usano più o
condividendo le proprie competenze. «Stiamo cercando di coinvolgere i
genovesi con nuove iniziative – rilancia Andrea Pescina – Prendete
l’esperienza dell’orto collettivo. Abbiamo già ricevuto trecento
adesioni per venire a lavorare la terra. Chi partecipa entra
direttamente nel circuito Scec. Frutta e verdura saranno venduti con
questo sistema anche nella zona di Bolzaneto, ci stiamo attrezzando per
l'estate. Un punto di partenza per un progetto sulla carta ben più
ampio, speriamo che altre realtà seguano il nostro esempio. Le porte del
negozio sono aperte a tutti».
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