di Fabio Poloni
Rivolta
a Quinto: in fiamme letti e tv per i migranti. Aggredito un vigilante e
la consigliera comunale trevigiana Antonella Tocchetto
QUINTO (Treviso).
Botte, roghi nella notte, risse per bloccare la consegna dei pasti ai
profughi. La situazione non è più esplosiva: è esplosa. E il prefetto di
Treviso denuncia i residenti che hanno usato la violenza per la loro
rivolta, la prima di questa portata in Veneto. In via Legnago, al
confine tra Quinto e Paese, non è più una protesta: è la guerriglia
urbana di un quartiere che si ribella all’utilizzo di una trentina di
appartamenti in due palazzine adiacenti per dare ospitalità a centouno
profughi. Dopo un mercoledì teso, con l’arrivo dei migranti, la notte e
la mattinata di ieri hanno visto l’escalation di violenza, culminata in
serata con le aggressioni verbali al consigliere comunale di Treviso,
Antonella Tocchetto, che era arrivata in via Brondi ed è stata portata
via dalla polizia.
Pugni al portiere. La cooperativa Xenia di Grosseto che gestisce l’accoglienza ha attivato un servizio di “portierato non armato”, una sorta di vigilanza sull’attività. È finita malissimo: uno degli addetti a questo portierato, un trevigiano di 68 anni, è stato brutalmente aggredito e colpito da un pugno al volto da parte di una persona, già identificata: si tratta di un militante di Forza Nuova contro il quale partirà una denuncia per lesioni. Era da poco passata la mezzanotte di mercoledì. L’addetto al portierato ha riportato la rottura di due denti incisivi e contusioni alle gambe e alla schiena, oltre a una serie di pesanti danneggiamenti alla propria auto. «Quando è arrivato il presidente della coop è stato aggredito verbalmente», ha riferito l’addetto, sotto shock, «io mi sono solo avvicinato e ho messo la mano sulla spalla alla persona che poi mi ha colpito al volto e gettato a terra».
Il rogo. La coop che gestisce l’ospitalità aveva accatastato in un locale al piano terra reti a doghe, materassi, televisori e altro materiale da destinare agli appartamenti occupati dai profughi. Nella notte alcuni residenti hanno forzato il locale, portato all’esterno il materiale, lo hanno accatastato e in parte dato alle fiamme. Un rogo notturno carico d’odio, frustrazione: qui non li vogliamo, il messaggio inequivocabile. Il prefetto ha annunciato denunce.
Assalto ai pasti. Al mattino, sul piazzale antistante le palazzine, l’odore acre del rogo di televisori impesta ancora l’aria, carica di tensione e rancore. La zona ieri mattina è stata letteralmente militarizzata, con la presenza di almeno una trentina tra carabinieri e agenti della polizia di Stato - sarà presidio continuo, nelle prossime ore - ma non è bastato a evitare che la situazione degenerasse. Scintilla: il carrello con il pranzo per i profughi che l’addetto della coop stava per far entrare nella palazzina. La rivolta dei residenti, guidati in prima linea da militanti di Forza Nuova (uno di loro abita lì e ha fatto di collettore) esplode ancora. Sono le 13, e nonostante il caldo canicolare ci sono una trentina di persone - tra residenti e militanti di estrema destra - lì fuori. «Stanno portando i pasti!»: basta questa frase a scatenare la baraonda. Uno parte di corsa, invasato, scavalca una recinzione e blocca - frontalmente, fisicamente - l’addetto della coop che sta spingendo il carrello dei pasti. I carabinieri che presidiavano l’ingresso fanno pochi passi, lo accerchiano. Spintoni. Accorrono gli altri militanti di Forza Nuova e i residenti. È il caos totale, volano letteralmente i piatti. L’addetto della coop capisce che non è il caso di insistere: mentre i carabinieri bloccano l’esponente di Forza Nuova e la consegna dei pasti viene interrotta. «Portateli a Dolo, non a queste gente qui», urlano. E «gente» è un nostro eufemismo che copre altri termini irriferibili. La consegna dei pasti riprenderà solo un’ora dopo, in maniera discreta, e ad effettuarla sarà direttamente la polizia.
Altri 63 arrivi. In serata 5 profughi sono stati portati via dalla polizia, tra le urla festanti della gente che pensava fosse quello l’inizio dello sgombero. Ma niente pullman: gli immigrati sarebbero stati portati in una struttura poco distante, per far scemare l’ipotesi del sovraffollamento. E in provincia stanno per arrivare altri 63 profughi. Quelli ospitati negli appartamenti di Quinto «non possono che rimanere dove stanno, non c’è altra scelta», dicono fonti della prefettura. Nella Marca sarebbero in arrivo 18 migranti stamattina, altri nove alle 13, diciotto alle 17 e altri 18 sabato.
fonte
Pugni al portiere. La cooperativa Xenia di Grosseto che gestisce l’accoglienza ha attivato un servizio di “portierato non armato”, una sorta di vigilanza sull’attività. È finita malissimo: uno degli addetti a questo portierato, un trevigiano di 68 anni, è stato brutalmente aggredito e colpito da un pugno al volto da parte di una persona, già identificata: si tratta di un militante di Forza Nuova contro il quale partirà una denuncia per lesioni. Era da poco passata la mezzanotte di mercoledì. L’addetto al portierato ha riportato la rottura di due denti incisivi e contusioni alle gambe e alla schiena, oltre a una serie di pesanti danneggiamenti alla propria auto. «Quando è arrivato il presidente della coop è stato aggredito verbalmente», ha riferito l’addetto, sotto shock, «io mi sono solo avvicinato e ho messo la mano sulla spalla alla persona che poi mi ha colpito al volto e gettato a terra».
Il rogo. La coop che gestisce l’ospitalità aveva accatastato in un locale al piano terra reti a doghe, materassi, televisori e altro materiale da destinare agli appartamenti occupati dai profughi. Nella notte alcuni residenti hanno forzato il locale, portato all’esterno il materiale, lo hanno accatastato e in parte dato alle fiamme. Un rogo notturno carico d’odio, frustrazione: qui non li vogliamo, il messaggio inequivocabile. Il prefetto ha annunciato denunce.
Assalto ai pasti. Al mattino, sul piazzale antistante le palazzine, l’odore acre del rogo di televisori impesta ancora l’aria, carica di tensione e rancore. La zona ieri mattina è stata letteralmente militarizzata, con la presenza di almeno una trentina tra carabinieri e agenti della polizia di Stato - sarà presidio continuo, nelle prossime ore - ma non è bastato a evitare che la situazione degenerasse. Scintilla: il carrello con il pranzo per i profughi che l’addetto della coop stava per far entrare nella palazzina. La rivolta dei residenti, guidati in prima linea da militanti di Forza Nuova (uno di loro abita lì e ha fatto di collettore) esplode ancora. Sono le 13, e nonostante il caldo canicolare ci sono una trentina di persone - tra residenti e militanti di estrema destra - lì fuori. «Stanno portando i pasti!»: basta questa frase a scatenare la baraonda. Uno parte di corsa, invasato, scavalca una recinzione e blocca - frontalmente, fisicamente - l’addetto della coop che sta spingendo il carrello dei pasti. I carabinieri che presidiavano l’ingresso fanno pochi passi, lo accerchiano. Spintoni. Accorrono gli altri militanti di Forza Nuova e i residenti. È il caos totale, volano letteralmente i piatti. L’addetto della coop capisce che non è il caso di insistere: mentre i carabinieri bloccano l’esponente di Forza Nuova e la consegna dei pasti viene interrotta. «Portateli a Dolo, non a queste gente qui», urlano. E «gente» è un nostro eufemismo che copre altri termini irriferibili. La consegna dei pasti riprenderà solo un’ora dopo, in maniera discreta, e ad effettuarla sarà direttamente la polizia.
Altri 63 arrivi. In serata 5 profughi sono stati portati via dalla polizia, tra le urla festanti della gente che pensava fosse quello l’inizio dello sgombero. Ma niente pullman: gli immigrati sarebbero stati portati in una struttura poco distante, per far scemare l’ipotesi del sovraffollamento. E in provincia stanno per arrivare altri 63 profughi. Quelli ospitati negli appartamenti di Quinto «non possono che rimanere dove stanno, non c’è altra scelta», dicono fonti della prefettura. Nella Marca sarebbero in arrivo 18 migranti stamattina, altri nove alle 13, diciotto alle 17 e altri 18 sabato.
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