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venerdì 22 dicembre 2017

Rivelazioni di fuoco sulla vergognosa e criminale montatura AIDS

LETTERA
HO UNA STORIA ESTREMAMENTE IMPORTANTE DA RACCONTARE
Egregio dr Vaccaro. È da molto tempo che volevo scriverle ma ho atteso un po’ per motivi che spiegherò a breve. Mi scuso in anticipo con Lei e i Suoi lettori se la mia storia risulterà lunga. E a tratti, ne sono conscia, incredibile.
SONO FIGLIA DI MAGISTRATO BELGA E DI DOTTORESSA ONCOLOGA ITALIANA
Ma alla luce del dramma da me vissuto e di quello che so sta capitando in Italia, mio paese di origine anche se non ci vivo più, è necessario che spieghi alcune cose, perché le ho vissute sulla mia pelle e perché sono figlia un magistrato belga e di una madre medico italiana. È inutile negare che il loro lavoro e le loro conoscenze sono state decisive per il lieto fine della mia terribile storia.
VISITA DI ROUTINE E DIAGNOSI DI SIEROPOSITIVITÀ HIV
7 anni fa da un controllo di routine durante una donazione di sangue (sono donatrice da sempre) mi viene chiesto di ripresentarmi immediatamente per “problemi con gli esami” che necessitavano di verifiche. Spaventata mi reco subito sul posto col mio compagno (e per fortuna attuale marito). Senza mezzi termini mi dicono “hiv positiva, deve andare immediatamente in tale ospedale infettivologico per controlli approfonditi”. Non sono ancora in grado di descrivere come mi sono sentita in quel momento, le parole non rendono l’idea.
MAI ASSUNTO DROGHE E MAI TRADITO IL MIO UOMO
Sanissima, sportiva, fidanzata da 8 anni con un uomo stupendo (ovviamente gli hanno fatto i test hiv molte volte: sempre negativo, che virus strano). Mai toccata una droga, mai tradito il mio uomo. E nemmeno lui, ne sono certa. Sconvolta ma dentro di me certa di un errore, arrivo quindi nell’ospedale specializzato.
UN OSPEDALE DA INCUBO
Un incubo, un film dell’orrore surreale. Non viene fatta nessuna domanda sulla mia storia, non viene raccolta un’anamnesi (obbligatoria per legge nella cartella clinica), non vengo visitata, non vengo ascoltata. Altri prelievi, altri esami e ci rivediamo tra qualche giorno. Torno, nel mentre comincio a non mangiare, non dormire, temo che la mia famiglia, i miei amici e soprattutto mia madre medico e il mio fidanzato mi abbandonino.
TERRORISMO A TUTTO SPIANO E NESSUNA FORMA DI DIALOGO
Mi viene confermata la positività. Mi dicono “ha la carica virale a 7 milioni”. Gli dico decine di volte che non è possibile. Niente da fare: continuavano ad insistere. Più volte gli dissi che il mio partner era negativo, che io non avevo avuto comportamenti a rischio di alcun tipo. La loro risposta era come una preghiera ripetuta ad oltranza: “Non si chieda come l’ha preso signorina, ce l’ha e basta”. Pensavo di morire..................

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