Intervista all'artista creativo Enzo Comin

Chi è Enzo Comin?

Non sono una definizione fissa, né una serie di etichette. Spesso, quando rispondiamo alla domanda “chi sono?”, usiamo parole come artista, marito, uomo, il lavoro che si fa… Queste definizioni possono farci sentire sicuri, ma allo stesso tempo ci limitano, perché ci rinchiudono in confini rigidi. Dire “sono questo” significa anche “non sono altro”. Io ho scelto di liberarmi da queste etichette. Ho scoperto che la mia vera essenza è la creatività, ma anche questa parola può diventare un limite se la intendo come un ruolo fisso. Per questo ho scelto di abbracciare il “niente”: un concetto che mi aiuta ad aprirmi al cambiamento continuo, a superare i confini di ciò che ci descriviamo. Il mio percorso artistico è un viaggio di trasformazione dove scrittura e pittura sono strumenti per esplorare la libertà di questo “niente”.

 

Sei autore di due libri abbastanza diversi tra loro, anche di genere. Puoi parlarcene?

 

Ho scritto Vangelo pratico e Armonia delle resistenze con l’intenzione che potessero dialogare tra loro, così da offrire al lettore la stessa visione declinata in due modi diversi: uno teorico, l’altro narrativo. Vangelo pratico è un saggio che parte dal Vangelo per arrivare alla vita concreta, invitando a mettere in pratica gli insegnamenti spirituali nella quotidianità. Armonia delle resistenze, invece, è un romanzo che racconta le esperienze intrecciate di vari abitanti di una città italiana, mostrando come affrontano le difficoltà e le resistenze interiori che tutti incontriamo. Il collegamento tra i due testi sta nell’approfondimento delle dinamiche interiori e spirituali. In entrambi, la resistenza non è solo un ostacolo, ma un’opportunità di crescita. Nel saggio, questo viene esplorato attraverso la fede, la meditazione e l’azione concreta; nel romanzo, attraverso la narrazione delle sfide quotidiane e il modo in cui i personaggi armonizzano le proprie forze interne. Entrambi i libri, pur con strumenti diversi, puntano alla trasformazione interiore, alla capacità di affrontare le difficoltà e di vivere in modo più consapevole e autentico. Leggerli di seguito permette di cogliere la stessa visione sia dal punto di vista teorico sia attraverso una narrazione, offrendo un’esperienza completa che unisce riflessione e racconto. Se vi va di esplorare questi percorsi, questi libri possono essere un compagno discreto e stimolante lungo il cammino della propria ricerca interiore. Non affermo tutto ciò perché sappia più degli altri o perché abbia una speciale laurea, ma perché per scrivere questi libri ho utilizzato le esperienze fatte nel percorso di trasformazione e conoscenza di cui parlavo prima.

 

Sei le "cose" che crei nelle tue opere? Porta pure un esempio di un tuo quadro a cui tieni in modo particolare e svisceralo col tuo sentire.

 

Io non sono le “cose” che creo nelle mie opere; esse rappresentano piuttosto uno specchio e un prolungamento di un processo di esplorazione interiore e collettiva, un modo per mettere in dialogo resistenze, conflitti e possibilità condivise. Negli ultimi anni ho scelto la modalità action painting perché permette di esprimere l’interiorità attraverso il gesto stesso: ogni movimento e ogni pennellata diventano un atto corporeo e mentale, traducendo in forme e colori ciò che sentiamo dentro, senza mediazioni concettuali. Questo processo unisce corpo, emozione e riflessione, trasformando il gesto in un atto di rivelazione universale.

Un esempio significativo è il quadro che sto dipingendo attualmente, commissionato da una persona a me molto vicina. È proprio il legame di fiducia che mi consente di approfondire la mia esplorazione. In quest’opera lavoro sulla sovrapposizione di strati e trasparenze, cercando di rappresentare il conflitto tra ciò che emerge e ciò che resta nascosto in ciascuno di noi. Il gesto pittorico diventa quasi meditativo: ogni pennellata cerca di dare un’immagine alle resistenze interne, trasformandole in forme e colori in dialogo tra loro. Guardando il quadro, non percepisco qualcosa di personale, ma un’esperienza condivisa, un frammento della condizione umana con le sue pause, aperture e sospensioni. Il quadro non definisce me, ma offre uno spazio di osservazione e riflessione aperto a chi guarda. Ho iniziato quest’opera in primavera e oggi ho dato quella che credo non sia ancora l’ultima pennellata: ogni gesto può rivelare nuovi strati, tensioni o possibilità, in un processo sempre aperto e vivo.

Un altro esempio è la performance Autosciamano, realizzata con l’artista Manuel De Marco. In quell’azione rituale perdevo ogni definizione: non ero più un individuo con ruoli, nomi o identità, ma parte di tutto ciò che accadeva. La performance prosegue le sperimentazioni della pittura: un gesto che dissolve etichette, mette in discussione l’ego e apre a una dimensione universale dell’interiorità. Non sorprende che, tornando da quell’esperienza, mi abbiano rubato il portafogli: in modo concreto… la mia identità esteriore era stata sottratta. Questo episodio, pur drammatico, riflette quanto messo in pratica nella performance e richiama il tema della fluidità dell’identità e del superamento dei confini definiti, un filo conduttore che attraversa il mio lavoro come già spiegato.



Qual è per te il confine, se esiste, tra creatività e fantasia?

 

Non vedo un confine netto. La fantasia è libertà pura, immagina senza limiti. La creatività inizia quando questa immaginazione si trasforma in azione concreta, guidata dall’intuizione più che dalla ragione. Per me esplorare è fondamentale: forme, materiali, pensieri, ma anche spostarsi fisicamente e mentalmente in luoghi nuovi. Fantasia e creatività sono legate da questo filo esplorativo che trasforma l’esperienza in possibilità reali. Per esempio, sto lavorando a un progetto con un artista distante migliaia di chilometri, e solo lasciando andare il pensiero dei limiti potrò intuire cosa e come creeremo insieme.

 

In un mondo particolarmente materialista, l'essere artisti al giorno d'oggi non è proprio semplice. Conosco poche persone che vivono di sola arte, tu cosa ne pensi di questo? È necessario trovare un equilibrio per andare avanti tutti i giorni?

 

Essere artisti oggi in un mondo così materialista è sicuramente una sfida; la storia dell’arte ci mostra di periodi in cui, forse perché si ricercava maggiormente la scoperta interiore, l’artista aveva tutt’altro ruolo… ma allora era la materialità, il punto debole. Io, attualmente, lavoro nel settore turistico, che mi permette il muovermi che cerco, ma è una scelta fatta essenzialmente per garantirmi una stabilità economica. Malgrado ciò, se mi si chiede cosa faccio per vivere, io rispondo “arte”, dato che è quella che faccio per vivere… essendo la mia vita.

Al di là di ciò, non si tratta solo di vivere di arte, ma di riuscire a mantenere uno spazio interiore libero per creare, esplorare e mettersi in gioco. La tendenza materialista di cui mi dici, io la subisco innanzitutto nel confrontarmi con un pubblico che non mi capisce o che è disabituato alla fantasia e alla poesia. Per me, la questione non è tanto se sia possibile vivere di sola arte (nel senso di unica fonte di reddito), quanto come riuscire a conciliare l’essere considerato da chi mi sta attorno come divergente. Lo stesso sistema di cui un artista può beneficiare in riconoscimenti e guadagni, ti premia se ti adatti alle sue regole, cosa che io non riuscirei proprio per le scelte poetiche e artistiche che ho fatto. Ma non è un problema, come già ho fatto capire, trattandosi, queste scelte, di una trasformazione personale che volevo vivere. Altri artisti ci riescono per fortuna oppure per una capacità imprenditoriale che prevede comunque spesso una mente creativa per poter spiccare.

È inevitabile trovare un equilibrio, ma non come compromesso: piuttosto come un modo per sostenere il cammino quotidiano, per avere le condizioni necessarie a esplorare, sperimentare e lasciare che il gesto creativo e l’intuizione possano manifestarsi senza ostacoli. In fondo, andare avanti ogni giorno significa riuscire a integrare il pratico e il creativo, senza perdere la capacità di spostarsi nei propri territori interiori e trasformarli in opere.

Sono uno di quegli artisti che prende decisioni a seconda delle intuizioni da seguire, e quando ci riesco, quello è già creare. Anche se, viste da fuori, possono essere valutate come insensate o non convenienti.

 

Esiste l'amore e cosa intendi per amore?

 

Sì, l’amore esiste.
 Non lo intendo come un sentimento di possessione e di controllo, da possedere o da controllare, ma come un’esperienza che accade quando smettiamo di giudicare. Se parto da lì, dal non giudizio, allora ogni definizione che mi sono dato prima perde peso. I confini si allentano, le maschere cadono, come già detto. E in quello spazio nasce un’energia che non solo accompagna la vita, ma la genera, quindi non un non giudicare come un semplice essere sinceri con gli altri.

Andando oltre le definizioni, l’amore non è più solo una relazione tra due persone: è un principio creativo. È ciò che mette in moto la trasformazione, ciò che fa germogliare il seme e fa nascere le forme. A quel punto, amore e vita coincidono. Vivere significa essere innamorati, e viceversa.

Forse queste parole sembrano un eccesso di poesia, ma è anche quello che constato: facendo così, si può percepire amore indipendentemente dalle circostanze, anche senza avere un oggetto o soggetto preciso da amare. Una forza che non dipende da chi ho davanti. È indipendente.

 

Hai anche un bel progetto dal titolo "The Journey", c'è un secondo numero in uscita?

 

Sì, il secondo numero di The Journey, che è una fanzine autoprodotta, è ormai completato. Continua a esplorare la vita degli artisti e il “dietro le quinte” del loro lavoro, raccontando esperienze, processi creativi e percorsi di trasformazione. Ogni numero si propone come una piattaforma per dare voce agli artisti e mostrare la loro arte in una forma narrativa e visiva, offrendo al lettore un’esperienza immersiva nel loro mondo e senza giudizi.

Dopo aver dedicato il primo numero ad artisti ucraini, in questo secondo numero ho voluto dare spazio ad alcuni artisti russi, creando un dialogo internazionale e sottolineando la possibilità di connessione tra creatività ed esperienze umane, al di là dei confini politici e culturali. Nel frattempo, sto raccogliendo materiale per il terzo numero, continuando ad accogliere artisti che vogliano condividere il proprio percorso e le proprie visioni.

Finora, la fanzine mi ha permesso di entrare in contatto con tante realtà differenti, ricevendo riconoscimenti molto positivi per la qualità dei contenuti e per il modo in cui unisce testo e immagini in un racconto coerente e originale.

 

Progetti futuri come mostre, conferenze, incontri, presentazioni, ecc...?

 

È appena uscita una raccolta di racconti per la Gaspari Editore alla quale io ho partecipato con un testo dedicato all’hospitale di Majano. Infatti, il libro si intitola Atlante immaginario del Friuli – Venezia Giulia e condivide con narrazioni luoghi speciali della nostra regione. Gli altri scrittori sono altrettanti autori che fanno parte dell’associazione Scrittori FVG. Siamo stati a Pordenonelegge 2025 e la presentazione ufficiale sarà al teatro San Giorgio a Udine il 27 settembre, ore 18.30. Da qui, inizieremo un ciclo di presentazioni in svariate località friulane.

Io sarò impegnato in un nuovo tour per promuovere i miei libri a partire da novembre, fino alla primavera. Sempre che il mio “sfumare le definizioni” non mi porti imprevisti cambi di rotta con inaspettati fuoriprogramma.

Mi farebbe piacere cogliere l’occasione per invitare tutti al Monumento alla Pace a Cerje (Slovenia). Parteciperò alla mostra collettiva internazionale che sarà aperta dal 9 ottobre al 21 novembre 2025, precedentemente esposta alla Triennale di Setouchi (Giappone). L’evento è organizzato da Art Circle Slovenia.

 

Lascia tutti i link che vuoi sui tuoi contatti per essere aggiornati.

 

La mia presenza online è qui: https://linktr.ee/enzo.comin

Quella offline è dove mi invitate.

 

Grazie per aver condiviso le tue risposte alle domande, complimenti sinceri per tutto quello che hai fatto attraverso le tue molteplici opere artistiche, e a quelle future!

 

Ti ringrazio per l’opportunità che mi hai dato di esprimermi così liberamente. I complimenti sono infatti anche per te poiché non è così scontato poter incontrare una sincera curiosità.

 






 

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